Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, vediamo insieme cosa esprime e come si forma il complemento partitivo.
Buona lettura!
Prof. Anna
Alcuni di voi forse lo conoscono già e anche quelli tra voi che non lo conoscono lo avranno sicuramente già incontrato perché è un complemento molto comune e molto utilizzato. Vediamo questi esempi:
- delle mie amiche solo due sono sposate;
- Lucia è la più giovane tra le sue sorelle;
- un bicchiere di vino, per favore.
Il complemento partitivo specifica un tutto (nelle frasi precedenti: delle mie amiche; tra le sue sorelle; di vino) di cui si indica una parte (nelle frasi precedenti: due; Lucia; un bicchiere). È introdotto per lo più dalla preposizione di e non di rado anche da fra (tra).
Può dipendere da vari elementi:
- da un sostantivo o un avverbio che indica una quantità: un chilo di arance; vorrei un po’ di pace;
- da un pronome indefinito: alcuni di noi non verranno;
- da un pronome numerale: dieci tra i migliori studenti;
- da un aggettivo al grado superlativo relativo: il più bravo di tutti.
Alcune precisazioni:
- non si deve confondere il complemento partitivo con il soggetto o il complemento oggetto di una frase introdotti da un articolo partitivo: per fare la torta mi serve della farina (= soggetto); ho preparato degli spaghetti (=complemento oggetto, detto anche complemento oggetto partitivo). Per ripassare gli articoli partitivi: https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2014/10/02/larticolo-indeterminativo-e-partitivo/;
- la particella ne può essere usata con funzione partitiva e non richiede nessun elemento introduttivo: ho comprato questo libro ieri e ne (= di esso) ho già lette cento pagine. In presenza della particella ne di solito il participio passato del verbo concorda nel genere e nel numero con la parte presa in considerazione: ho comprato dieci caramelle e ne ho mangiata una ( e ne ho mangiate due). Per ripassare ne: https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2011/02/10/la-particella-ne/;
- la particella ne può rafforzare un complemento partitivo premesso al verbo: lui di amici, ne ha tanti; in questi casi nel parlato può accadere che la preposizione di venga omessa: (di) amici ne ha tanti. Per ripassare questo tipo di costruzione: https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2015/05/07/la-frase-con-enfasi/;
- quando abbiamo un soggetto formato da un nome collettivo (un centinaio, la maggioranza, un gruppo, una percentuale ecc.) seguito da un complemento partitivo possiamo avere due tipi diversi di accordo: l’accordo grammaticale con il verbo al singolare che concorda con il soggetto della frase (la maggioranza delle persone vota) e l’accordo a senso con il verbo al plurale che si accorda con il complemento partitivo, che ha maggior peso semantico rispetto al nome collettivo (la maggioranza delle persone votano). Per ripassare questo fenomeno: https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2018/05/03/problemi-di-accordo-concordanza-a-senso/.
“Non c’è una volta che mi vada bene”
“Non c’è una volta in cui mi vada bene”
Credo siano entrambe corrette
Caro Mattias, sono corrette.
“non so se ci siano dei luoghi in cui tu debba/devi pagare”
…Credo sia corretto il congiuntivo (ma non escluderei comunque l indicativo che normalmente si trova nelle proposizioni relative), in quanto “dei” come articolo partitivo (che indica una parte indeterminata di un insieme, una quantità imprecisata, quindi simile all articolo indeterminativo, importante nella scelta tra l indicativo e il congiuntivo nelle relative) indica una parte, una quantità indeterminata di qualcosa (“alcuni luoghi”). Tuttavia entrambe le soluzioni (indicativo o congiuntivo nella relativa) credo siano corrette.
Che ne dice?
Caro Marco, le tue considerazioni sono corrette.
In questa invece ci vuole il congiuntivo “Quelle ragazze cercano degli uomini che siano intelligenti e maturi, non solo belli”; in primis per il fatto, suddetto, degli articoli partitivi, e poi perché, in questo caso, col congiuntivo esprimiamo un valore limitativo, che esprime un requisito o una limitazione relativamente all’oggetto desiderato.
Caro Marco, è esatto.
Quale funziona nella frase
svolge ?
sarebbe complemento partitivo?
[Tu] vuoi un po’ [di essa].
sarebbe complemento oggetto?
Eh, si è cancellato il testo. La frase era:
[Ne vuoi un po’?]
io penso che [ne] sarebbe complemento partitivo
pero non so che funzione svolge [un po’]
Quello che ho pensato, che sarebbe complemento oggetto, visto che risponde alla domanda che cosa.
Caro Ivan, – un po’- è un complemento oggetto, mentre “ne” (di questa cosa) è il complemento partitivo.
A presto
“Abitare”:
Il verbo abitare è intransitivo con significato di ‘vivere, risiedere, alloggiare in un luogo o con qualcuno’ quindi seguito da complemento introdotto da preposizione: “Abito in Torresina (quartiere di Roma); ma anche “Abito a Torresina”. Al passato: “Ho abitato in Torresina”; ma anche “Ho abitato a Torresina per anni”. Lo stesso verbo può reggere un complemento diretto e quindi essere transitivo nell’accezione di ‘avere un luogo come propria sede o dimora’: “Abito la casa dei miei genitori”.
Esatto?
Caro Stefano, è esatto.
Con l’ausiliare avere se l’oggetto precede il verbo ed è costituito da un pronome atono diverso da quelli del punto precedente il participio può concordare o rimanere invariato (in-o, sia al maschile sia al femminile):
Marta dice a Laura: “Ti ho cercata dappertutto”;
…ma possiamo scrivere anche, sempre quando una donna si rivolge ad un’altra donna, e quindi Marta dice a Laura: “Ti ho cercato dappertutto”.
Corretto?
Caro Filippo, è corretto.
Con l’ausiliare avere se l’oggetto precede il verbo ed è costituito da un pronome atono diverso da quelli del punto precedente il participio può concordare o rimanere invariato: quindi possiamo scrivere, riferendoci ad una donna, sia “Ti ho cercato dappertutto (invariato)”, sia “Ti ho cercata dappertutto (accordo al femminile)”.
Giusto?
Caro Christian, è giusto.
1)”Quel poco di luce che andato via” ma anche “Quel poco di luce che è andata via”
…in quanto si definisce concordanza a senso quella in cui ci si allontana dalle norme grammaticali che regolano la concordanza tra le parti variabili del discorso, privilegiando elementi che si rifanno al significato (al senso, appunto) della frase. Infatti, come negli esempi, quando c’è un complemento partitivo (“di luce”) che regge una proposizione relativa (“che”), il verbo, invece di concordare con il partitivo, concorda con il soggetto logico (anche rispetto al genere, maschile o femminile): perciò possiamo sia scrivere “Quel poco di luce che andato via” (“andato via” concorda con “Quel poco”, quindi abbiamo una concordanza a senso e al maschile rispetto a “Quel poco”; infatti “quel”, forma tronca di “quello”, è maschile) ma anche “Quel poco di luce che è andata via” (“andata via” concorda con “di luce”, quindi abbiamo una concordanza grammaticale e al femminile rispetto a “di luce”; “luce” è femminile).
Penso sia giusto.
Caro Filippo Maria, è corretto (ma: “Quel poco di luce che è andato via”).
Errore di battitura, ho dimenticato il verbo “essere”; comunque per il resto tutto corretto, giusto?
Giusto.
ciao molto interessante questo test alcune sbagliate ma la maggior parte giusta
Ciao Alexandru, benvenuto! Se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
A presto
1)”Ormai è passato…”
In questa frase c’è l’ellissi del soggetto, in quanto l’ellissi, in questo caso, sarebbe l’omissione di quell’elemento, e quindi il soggetto, che resterebbe comunque sottinteso in una frase e risultrebbe periciò ricavabile dal contesto. Nel nostro esempio, ad esempio, il soggetto sottinteso potrebbe essere “quel periodo”, e cioè è come se dicessimo “Ormai [quel periodo] è passato”. Quindi l’ellissi grammaticale (nel nostro esempio “del soggetto”) è, in linguistica, il fenomeno per cui un elemento viene omesso o perché noto o perché facilmente desumibile dal contesto o, ancora, perché ipotizzabile in una versione completa della frase o dell’enunciato. Riprendendo l’esempio, possiamo estenderlo perché capire meglio l’essere desumibile del soggetto: “Che periodo meraviglioso che è stato!”-“Sì, ma ormai è passato” (sottointeso “quel periodo”, “il periodo”, soggetto).
2)”Non è detto che io debba fare quello che voi dite (meno comune “diciate”)
…Anche in questa il discorso è simile: nella relativa introdotta da “che” è corretto l’indicativo “dite” perché il fatto è presentato come reale; se avessimo usato il congiuntivo “diciate”, sarebbe stato meno indicato ma altrettanto corretto perché la relativa avrebbe espresso incertezza: e cioè è come se pensassimo di dire “non è sicuro che qualcosa da dire, da parte di qualcuno, ci sia effettivamente, ma qualora ci sia qualcosa da dire, non è detto che io debba farla, ecc.” In finale, entrambe corrette, ma la prima (all’ indicativo) è più comune e quindi più corretta da scegliere.
Penso sia giusto
Caro Claudio, è giusto.