Ci vuole l’indicativo o il congiuntivo? Quante volte abbiamo avuto questo dubbio!
Nel prossimo esercizio scegliete il modo verbale più adatto tra questi due, il tempo è generalmente il presente a meno che non ci siano indicatori temporali o verbi reggenti che richiedano il passato. Per un ripasso prima di affrontare il testo, potete leggere questo articolo: https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2014/07/03/la-frase-complessa-le-proposizioni-oggettive-indicativo-o-congiuntivo/
Completa il testo inserendo le parole mancanti negli spazi vuoti. Al termine premi il pulsante "Correggi esercizio" per controllare se hai risposto correttamente.
Cara Professoressa Anna!
Come stai questi giorni?
Grazie per l’esercizio.L’ho fatto quasi senza errori, tranne quella in frase 14 🙁 e un’altra in frase 7,in cui ho scritto: :sarebe stato” .
Kdela, la tua
sempre pronta e disposta ad aiutarti con qualsiasi lingua ( ;
Cara Kdela, io sto bene, grazie, anche se devo ammettere che sono giorni molto particolari e non facili.
E tu come stai?
A presto
Prof. Anna
Anche io sto bene;Come hai detto(scritto) non e’ un tempo facile;c’e’ il timore per tutti, prima i vicini e poi per gli altri;siamo qui in Israelenadoriamo il nostro sistema di sanita’, ma le notizie dall’Italia ci fanno essere molto triste.Ci teniamo a voi. Come sempre.
*Sarei grata di essere corretta nella Grammatica
Grazie come sempre e ti amo.
Cara Kdela, alcune correzioni: “non è un periodo facile”, “le notizia dall’Italia ci rendono molto tristi”. Generalmente il verbo “amare”, usato in modo diretto (ti amo), si usa per esprimere un affetto molto forte e profondo, ad esempio al proprio partner, in questo contesto è meglio usare “ti voglio bene” (si vuole bene a un amico) oppure “con affetto”.
Un abbraccio
Prof. Anna
Grazie Mille;
tristi- mi sono accorta di non usare bene(ma qui non si puo’ correggere…)
ma Grazie per gli altre correzioni;
lo so l’uso di “ti amo”, ma lo dico con un occhiolino,certamente la mia intenzione e’ “con affetto”.
Allora , con affetto
Kdela ( ;
C’è un errore nella terzultima frase “non sembra che tu mi (conoscere) …”
La soluzione dice “mi conosca” ma il “mi” è già prima del gap
Caro Witold, grazie per la segnalazione.
A presto
Prof. Anna
La risposta alla domanda n° 13 è errata; il “mi” era già incluso nella domanda.
Caro Lucio, grazie per la segnalazione, l’errore è stato corretto.
A presto
Prof. Anna
15/15.
Tutto bene?
mi auguro di sì, un caro saluto.
Ciao Rino, tutto bene, grazie.
E tu?
A presto
Prof. Anna
Anche per me Bene, grazie!
È corretto dire
1) gli ha fatto una dichiarazione amorosa/d’amore
2) alle 6 il primo ministro farà una dichiarazione sulle misure di sicurezza
3) scrive poesie amorose/d’amore/erotiche
4) questo odore mi stuzzica/stimola l’appetito
5) ma perché hai comprato questo aggeggio? Hai sprecato i tuoi soldi
6) è un affare che non ti riguarda
7) bada ai tuoi affare
8) l’hanno catturato e l’hanno rinchiuso nella cella
9) è fautore del centrodestra/del centrosinistra
10) ho cambiato l’antenna della radio perché non ha preso e non riuscivo ad ascoltare niente
11) quando arriverai telefonami in modo che io scenda sotto casa. Grazie
Caro Giorgio, una correzione: 10) ho cambiato l’antenna della radio perché prendeva e non riuscivo ad ascoltare niente.
Un saluto
Prof. Anna
Cara professoressa Anna,
nella frase che segue il verbo scatenare va usato all’indicativo o al congiuntivo, oppure i due tempi verbali sono interscambiabili con sfumatura di significato?
“Qualunque sia il motivo che le scateni/scatena, le guerre sono una sconfitta per il genere umano”
Grazie mille!
Doxos
Caro Doxos, il verbo va all’indicativo.
A presto
Salute, con l espressioni “non mi interessa che”, “non mi importa che” etc… Dopo il che ci vuole il congiuntivo o l indicativo? Ho letto in molte frasi il congiuntivo, in altre (di meno) l indicativo; lei cosa ne pensa?
Caro Giorgio, è necessario il congiuntivo.
Un saluto
anche in forma affermativa si usa il congiuntivo? ”interessa che diciate la verità”, ”importa che facciate la scelta giusta”?
Caro Giorgio, è corretto.
“Chi l avrebbe mai detto (in passato) che io (sempre nel passato, ma in un momento successivo rispetto all’azione espressa nella reggente) avrei lavorato al supermercato (quando nella reggente il verbo è al condizionale passato, per esprimere posteriorità possiamo usare il condizionale passato).
Corretta?
Cara Luana, è corretto.
Giorno, “È che” vuole l indicativo, vero? mentre “Non è che” il congiuntivo…
È che sei un bugiardo (il verbo essere esprime realtà, oggettività etc)
Non è che tu sia un bugiardo (la negazione davanti al verbo essere esprime incertezza)
Caro Rudy, anche quando la frase è negativa è possibile usare l’indicativo.
Ok, ma il congiuntivo non sarebbe scorretto?
No, non sarebbe scorretto.
Salute, anche in questa “Non è che non si sappiano prendere in giro” credo che il congiuntivo sia corretto come lo è l indicativo “sanno”.
Esatto?
Caro Rudy, è esatto.
1. Non è la prima volta che vengono in macchina
2. È la prima volta che succede
…prof, entrambe richiedono l indicativo in quanto, negazione o meno, l espressione “la prima volta” indica comunque qualcosa che è o appena successa (appunto “è la prima volta che succede”[ma prima non era mai capitato]) oppure che è già accaduta in passato (appunto “Non è la prima volta che vengono in macchina” [ma è già capitato che in passato venissero in macchina]).
P.s l espressione “È capitato che” può reggere il congiuntivo, in quanto è un verbo (intanto impersonale, e solitamente richiedono il congiuntivo) che introduce sì un fatto, ma la cui frequenza e collocazione temporale non sono note, e quindi incerte. Però allo stesso tempo, anche nelle frasi impersonali che esprimono un evento (accade, CAPITA, avviene, succede), si usa il congiuntivo se ci si riferisce ad eventi possibili, e l indicativo ad un evento preciso: “È capitato che ieri ho cambiato idea (certezza, è accaduto realmente, concretamente)”; “Capita spesso che la gente cambi idea (possibilità, incertezza, “la gente può cambiare idea, ma non si come e quando”).
Corretto?
Cara Clara, è corretto.
Di nuovo, prof.
“Credo che sia la prima volta che dite (e non “diciate”) una cosa del genere”.
In primis credo sia corretto l indicativo “dite” e non il congiuntivo “diciate” nella subordinata di secondo grado, in quanto “che sia la prima volta”, come subordinata di primo grado, regge nella subordinata di secondo grado l indicativo (l espressione “è la prima volta” indica comunque qualcosa che è o appena successa oppure che è già accaduta in passato).
Poi vorrei analizzare l intero periodo: “credo”, principale; “che sia la prima volta”, subordinata oggettiva esplicita al congiuntivo; “che dite una cosa del genere”, subordinata soggettiva di secondo grado esplicita, retta dalla subordinata reggente di primo grado “che sia la prima volta” (dico “soggettiva”, in quanto “che sia la prima volta”, come espressione temporale impersonale, regge la subordinata soggettiva esplicita di secondo grado ma all indicativo).
Cara Clara, è tutto corretto tranne l’analisi della subordinata di secondo grado che è una relativa.
Prof, non capisco perché la subordinata di secondo grado sia una relativa… Forse perché “la prima volta che” equivale a “la prima volta in cui (ecco “cui” relativo); quindi è una subordinata relativa di secondo grado?
Esatto.
è bello che tu sia qui
non è bello che dica le bugie
…entrambe le forme richiedono il congiuntivo, vero?
Caro Giulio, esatto.
“è mai possibile che siate sempre così volgari (“è mai possibile che ” regge il congiuntivo)?”
“mi stupisco che diciate certe cose (anche qui ci vuole il congiuntivo, perché “stupire” indica uno stato d animo)”.
Corretto?
Cara Martina, tutto corretto.
Salute, professoressa; ho letto che l’espressione “Non è che”, in quanto espressione impersonale, regge obbligatoriamente il congiuntivo nella soggettiva dipendente (subordinata). Quindi credo siano corrette le seguenti frasi:
“non è che il congiuntivo vada evitato”
“non è che tu ti sia alzato una mattina e abbia detto (sempre tu chiaramente) di volerti candidare al senato, anzi sei stato proposto, il che è diverso!”.
Tutto corretto?
Caro Pierluigi, tutto corretto.
…e poi ho letto che tra “Non è che” e “Non che” non c’è differenza; nel senso che rappresentano la stessa cosa: solamente che in “Non che” il verbo essere è sottointeso: “Non (è) che il congiuntivo vada evitato, anzi…”
Penso sia corretto
Caro Pierluigi, è corretto.
Gent.ma Prof.ssa Anna,
prima di tutto Grazie per il suo prezioso aiuto e le tantissime risposte che ci ha sempre inviato.
anche oggi ho una domanda
è giusto scrivere così? :
Ho scritto a un mio dirigente:
volevo capire che tipo di documento fosse
grazie mille
Cara Fulvia, quello che hai scritto è corretto.
“Mi pare/sembra che”:
“Mi pare di capire che” e “Mi sembra di capire che” reggono il congiuntivo determinato, in questi casi, dai verbi “sembrare” e “parere”. D’altronde “Mi sembra” e “Mi pare”, a dispetto del verbo “capire” (il quale regge il “che”, e quindi la subordinata), introducono chiaramente un’opinione:
“Mi pare/sembra di capire che siate stranieri”.
…Diversamente, a seconda che si esprima una certezza o un’ipotesi, o il congiuntivo o l’indicativo: “Mi sembra di capire che non abbia voglia di farlo (non sono sicuro, magari non mi hai sentito)”; “Mi sembra di capire che non hai voglia di farlo (sono ragionevolmente sicuro che mi hai sentito ed hai scelto di ignorare la mia richiesta)”.
“È il caso che” e “Non è il caso che”:
“È il caso che” e “Non è il caso che” (con il significato di “È opportuno che”, “è il momento giusto che”, “Non è opportuno che”, “non è il momento giusto che”) reggono il congiuntivo: “È il caso (è opportuno, impersonale) che diciate il vero”, “Non è il caso (non è opportuno, impersonale) che vi comportiate in questo modo”.
Va bene?
Caro Luca, è corretto.
Anche questo bello ma un po’ più difficile grazie.
Anche questo bello ma un po’ più difficile grazie.
mi è servito
Trovo molto utile il vostro corso. Mi piacerebbe seguire
Caro Seah, benvenuto su Intercultura blog! Puoi iscriverti alla newsletter inserendo il tuo indirizzo mail nel riquadro in basso a sinistra della homepage del blog, riceverai una notifica quando viene pubblicato un nuovo articolo. Se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
A presto
Trovo molto utile il vostro corso.
Gentile Prof.ssa Anna,
nella frase seguente si deve usare il congiuntivo o no?
“Lo consiglio a chiunque conosca” oppure “Lo consiglio a chiunque conosco”
Grazie mille.
Un saluto,
Steffy
Cara Steffy, in presenza del pronome indefinito “chiunque” è necessario il congiuntivo.
A presto
“Non mi sono spaventato che tu venissi o meno a Roma”.
…il congiuntivo è un modo verbale, usato soprattutto in frasi dipendenti, per esprimere possibilità, desiderio, timore, dubbio, opinione soggettiva, sentimento o sensazione (infatti il verbo “spaventare”, con negazione o meno, esprime un sentimento, una sensazione, e quindi ammette il congiuntivo). Ah, la subordinata è un’oggettiva che esprime contemporaneità al passato rispetto alla verbo della principale, che è al passato prossimo (il verbo è “spaventarsi”).
Corretto?
Caro Filippo, la frase così come l’hai scritta non mi sembra funzionare bene, il verbo “spaventarsi” regge più che altro di o per: “non mi sono spaventato per il fatto che sei venuto a Roma”.
Più che altro volevo intendere che è stato un fatto che poi non si è realizzato. Nel senso che “se tu fossi venuta a Roma, io comunque non mi sarei sapeventato”. Ciononostante, le volevo chiedere se il verbo “spaventare” (e al limite “spaventarsi”, qualora utilizzassi la congiunzione “che”, anche se non sarebbe proprio a suo agio con questo verbo pronominale ) regga il congiuntivo o meno… Io penso di sì, perché è un verbo che esprime un sentimento, una sensazione.
Caro Filippo, non è possibile usare la congiunzione “che” quindi la domanda non ha senso.
Capito. Però il verbo “spaventare” regge il congiuntivo?
No, non regge il congiuntivo.
Congiuntivo esortativo:
1) “Chi vuole venire, (che) venga pure!”
…il congiuntivo esortativo esprime un’esortazione,un consiglio,un’invito. Puo inoltre esprime un comando…
Corretto?
Esatto Lino.
Il verbo “sognare” può reggere sia l’indicativo sia il congiuntivo; Con il senso di “Vedere, immaginare in sogno” usiamo l’indicativo (+ che e ind. o + di e inf): ho sognato che scoppiava la guerra” e “Sogno di volare”. Con il senso di “Immaginare che qualcosa possa accadere, spec. con riferimento a qcs. di piacevole e inaspettato” o “Desiderare qlco. e sperare di ottenerlo” il congiuntivo: “non avrei mai sognato che la vita mi riservasse tutto questo” e “sogna che sua figlia possa fare l’attrice”.
Penso sia ok.
Sì, è esatto.
1)”Aveva paura che loro gli rubassero l’idea”
…”Aveva paura”, principale; “che loro gli rubassero l’idea”, subordinata oggettiva al congiuntivo imperfetto che esprime contemporaneità al passato.
Mi sembra corretto
Caro Graziano, è giusto.
“Non è vero che”, congiuntivo o indicativo?
…”Non è vero che”, come la sua forma positiva “È vero che”, e da come ho letto in un suo intervento, di base regge l’indicativo: “Non è vero che nessuno ha mai trattato quelle tematiche” e “È vero che hanno contenuti sorprendenti”. Quindi tali espressioni reggono l’indicativo, ma, ad onor del vero, la scelta del modo dipende da cosa vogliamo esprimere, e, a volte, dal registro (formale o informale) che adottiamo. D’altro canto, scrivono i linguisti Giuseppe Patota e Valeria Della Valle in Viva il congiuntivo! (Sperling & Kupfer, Milano 2011) che «Si ha l’indicativo dopo verbi, nomi o aggettivi che esprimono certezza e obiettività». Pertanto scriveremo “È vero che ricevono poche attenzioni al momento”. Tuttavia, aggiungono gli autori che «Se questi stessi nomi e aggettivi si trovano in frasi negative (e quindi esprimono non certezza ma, al contrario, dubbio e incertezza), allora richiedono che + il congiuntivo». Pertanto scriveremo “Non è vero che ricevano poche attenzioni al momento”. A riprova di ciò, in una intervista, Pertini (ex presidente della repubblica) disse: “Non è vero che avessi la rivoltella in mano, tutte storie che hanno raccontato”. In sintesi, con l’espressione “Non è vero che” (con “È vero che” è ammesso solo l’indicativo perché esprime certezza) sono corretti l’uno e l’altro modo (congiuntivo/indicativo, il quale è però preferibile e più comune), ma con degli accorgimenti: useremo l’indicativo se la caratteristica dell’assunto (insomma “di ciò che argomentiamo”, “…della frase”, “…del periodo”) esprime certezza e obiettività, e se la negazione può essere riferita al blocco logico-semantico (di significato quindi) costituito dalla frase seguente e non soltanto alla modalità di presentazione e impiego del verbo (ricevono/ricevano; avessi/avevo). Si veda l’esempio “Non è vero che sono stato io ad offendere l’insegnante”: in questa frase usiamo l’indicativo passato prossimo (sono stato) perché il soggetto (“io”) della subordinata (che risulta essere “soggettiva”) è certo di quel che dice (è una sua certezza soggettiva, ma magari non di altri…), e probabilmente era presente al momento del fatto di cui non è il colpevole, l’artefice. Al contrario, useremo il congiuntivo se la caratteristica dell’assunto (insomma “di ciò che argomentiamo”, “…della frase”, “…del periodo”) esprime non certezza ma, al contrario, dubbio, incertezza, e magari assenza al momento di un determinato evento. Esempio: “Non è vero che il condottiero Stefano Colonna sia stato ferito all’inguine”: in questa frase chi parla, e chi probabilmente ascolta, non è certo di quel determinato avvenimento, e conseguentemente ne prende le distanze; allora in questo caso è, in aggiunta, stilisticamente più appropriato l’uso del congiuntivo passato (sia stato). Tuttavia, l’indicativo con “non è vero che” (e soprattutto con “è vero che”) resta la scelta migliore.
Penso sia corretto
Caro Filippo Maria, è corretto.
mi è piaciuto molto
“Essere sicuro/certo che” congiuntivo o indicativo?
Con verbi che esprimono certezza, sicurezza, convinzione (se pur soggettiva: io sono sicuro che…) l’indicativo è corretto e normale e ben rappresentato nella tradizione letteraria antica e moderna. Va detto, però, che in situazioni come queste, nella scelta tra indicativo e congiuntivo, l’elemento della soggettività del parlante/scrivente può giustificare l’alternativa a quanto è ritenuto più logico, tradizionale, diffuso. Quindi dopo un verbo che esprime certezza, se chi parla presenta un fatto come se per lui fosse definitivamente certo e reale, allora il modo indicativo è la soluzione naturale; se invece si vuole comunque sottolineare l’elemento della soggettività, anche nell’ambito di una cosa data per certa (come dire: non è sicuro per tutti, non è una realtà scientifica e oggettiva, è una certezza mia, della mia mente), allora può essere anche stilisticamente più raffinato scegliere il congiuntivo, che è il tipico modo della soggettività, oltre che dell’incertezza e del dubbio; infatti dopo “essere sicuro, certo che” non è obbligatorio utilizzare l’indicativo, dipende dal contesto, da ciò che vuoi conferire all’interlocutore: in “Siamo sicuri/certi che sia onesto quello che fai?” utilizziamo il congiuntivo perché metti in dubbio una certa condotta, quindi non è sicuro. Tuttavia, dire “Siamo sicuri/certi che è onesto quello che fai?” è comunque corretto perché l’indicativo è comune e corretto con espressioni che indicano appunto certezza. Mentre in “Sono sicuro che ci siano” usiamo il congiuntivo perché si vuole esprimere l’elemento della soggettività, anche nell’ambito di una cosa data per certa (come dire: non è sicuro per tutti, non è una realtà scientifica e oggettiva, è una certezza mia, della mia mente); certamente possiamo scrivere anche “Sono sicuro che ci sono” perché l’indicativo è comune e corretto con espressioni che indicano anche qui certezza.
Penso sia giusto
Caro Federico, è giusto.