Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, oggi completiamo lo studio delle proposizioni causali iniziato un paio di settimane fa.
Buona lettura!
Prof. Anna
ELEMENTI CHE INTRODUCONO LE CAUSALI
Gli elementi che introducono le proposizioni causali sono numerosi. Qualche settimana fa ne abbiamo visti alcuni: https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2018/11/29/la-frase-complessa-le-proposizioni-causali-prima-parte/, oggi ne vediamo altri:
• siccome (=così come) è sempre più frequente nell’uso comune, ha origine comparativa, come a mettere in evidenza che quello che avviene nella proposizione dipendente e nella sua reggente sono consequenzialmente proporzionali. Di solito la causale così introdotta è anteriore alla reggente: siccome non l’ho visto, non l’ho salutato;
• che (anche accentato ché) è (insieme a perché) il funzionale causale più ricorrente nel parlato e nello scritto; presenta la causa come una semplice spiegazione che segue la reggente: fate presto che (ché) perdiamo il treno;
• in quanto (che), inquantoché presentano la causa come proporzionale al suo effetto: non ti hanno promosso, in quanto non hai studiato;
• tanto più che serve a rafforzare il contenuto della reggente (con un significato esplicativo del tipo anche perché); il costrutto di solito segue la reggente: non ho voglia di venire, tanto più che ho anche mal di testa;
• per il fatto che, per la ragione che, per il motivo che, per via che, grazie al fatto che introducono una proposizione causale di preferenza posposta alla reggente: mi è venuto il raffreddore per il fatto che l’altra sera ho preso freddo;
• quando può introdurre una proposizione temporale con funzione causale col significato di visto che, giacché, dal momento che: quando ti dico che non lo so, non lo so davvero!;
• come interposto: il costrutto predicativo formato da aggettivo o sostantivo o avverbio o participio passato + come + verbo ha un valore causale: pauroso com’è (=poiché è pauroso) non ci andrà;
• un altro costrutto causale è quello formato da: da + predicativo (spesso rafforzato da quello) + che + essere: Marco, da quel furbacchione che è ( =poiché è un furbacchione), riesce sempre a cavarsela.
PRECISAZIONI SUI MODI VERBALI
• Il gerundio passato è tipico di questo costrutto quando è implicito: non avendolo visto, pensammo che non sarebbe venuto.
• L’infinito presente preceduto da per tende più al valore finale che a quello causale, occorre fare attenzione al significato generale del costrutto: Per i valori causali è più usato l’infinito passato preceduto da per:
– infinito presente causale: per essere tuo padre, ho il dovere di consigliarti (=poiché sono tuo padre… );
– infinito presente finale: sono qui per parlare con te (sono qui con il fine, con l’intenzione di parlare con te);
– infinito passato causale: sono soddisfatto per avergli finalmente detto la verità.
• causa reale e causa non reale: quando sono presenti due cause oggettivamente possibili e chi parla ritiene una reale (perché) e l’altra non reale (non perché) , quest’ultima ha il verbo al congiuntivo: ti sto ascoltando non perché io non abbia di meglio da fare, ma perché mi interessa quello che dici; è possibile anche usare il condizionale se c’è una sfumatura eventuale-ipotetica: non ci vado, non perché non mi piacerebbe, ma perché non ho tempo.
Ho difficoltà ad accettare la giusta risposta della terza causale corretta. Nella giusta causale secondo me c’è un ‘non’ di troppo. Ora mi spiego. A me sembra che:
– Luca studia perché é utile…
– Luca non studia perché gli piace.
Dunque corretto mi sembra essere: Luca studia non perché gli piace, ma perché sia utile.
Toglietemi questa tortura. Ditemi le giuste cose per capire e accettare, per favore. Grazie di tutto cuore.
Cara Anna Maria, hai ragione, c’è un “non” di troppo, la frase corretta però è: “Luca studia non perché gli piaccia, ma perché è utile”.
Grazie per la segnalazione.
A presto
Prof. Anna
Forse esercizi troppo semplici.
8/10.
2,9 errate.
Non male Rino!
Un saluto
Prof. Anna
Ottimo per noi somari Grazie.
Grazie.
Buona notte Prof. Anna
Molto interessante.
L’o ha fatto bene
Saluto
Ana
Molto bene Ana!
A presto
Prof. Anna
Da parecchio tempo non ricevo le lezioni? Cosa succede? Attendo risposta. Grazie.
Caro Nicolino, da quanto tempo non le ricevi?
Più informazione abbiamo meglio riusciremo a risolvere il problema.
A presto
Prof. Anna
“Non perché” congiunzione:
1) Al presente: “Lo compro non perché (causa non reale) sia conveniente, ma perché (causa reale) mi piace”
2) Al passato: “L’ho comprato non perché (causa non reale) fosse conveniente, ma perché (causa reale) mi piaceva”
In primo luogo “Non perché”, come congiunzione, introduce una proposizione causale (subordinata che indica la causa o il motivo di quanto viene espresso nella proposizione reggente la quale può essere anche una principale) con il verbo al congiuntivo, in cui si esprime una causa possibile che viene però negata; spesso dopo la causa negata si esprime la causa vera con “ma perché” (altra congiunzione introducente un’altra proposizione causale) seguito dal verbo all’indicativo. In secondo luogo, per quanto riguarda la concordanza dei tempi (e cioè l’insieme di regole che stabiliscono l’uso dei tempi e dei modi della frase principale e della frase subordinata o più subordinate), ci comportiamo seguendo le regole classiche: quindi nella frase numero uno “Lo compro” è la principale; “non perché sia conveniente” è una subordinata causale di primo grado; “ma perché mi piace” è una subordinata causale (con valore avversativo) di secondo grado. Nella frase numero due “L’ho comprato” è la principale; “non perché fosse conveniente” è una subordinata causale di primo grado; “ma perché mi piaceva” è una subordinata causale (con valore avversativo) di secondo grado. In terzo luogo, è vero che le subordinate di secondo grado (“ma perché mi piace” e “ma perché mi piaceva”) sono rette da quelle di primo grado (“non perché sia conveniente” e “non perché fosse conveniente”), ma le stesse subordinate (sia di primo che di secondo grado), non avendo un’autonomia sintattica se considerate da sole, dipendono logicamente e grammaticalmente dal tempo verbale delle principali (“Lo compro” e “L’ho comprato”). Di conseguenza, ritornando alla concordanza dei tempi, se, in altre parole, nella principale il verbo è all’indicativo presente (“Lo compro”), nelle subordinate, per esprimere ad esempio contemporaneità (se volessimo esprimere “anteriorità” o “posteriorità” chiaramente i tempi delle subordinate cambierebbero, ma sempre in riferimento al tempo della principale e seguendo quindi gli schemi delle regole classiche della concordanza), troveremo il congiuntivo presente “sia” (che potrebbe equivalere ad “è”) in quella di primo grado e l’indicativo presente “piace” in quella di secondo grado: e cioè “(Adesso) Lo compro, non perché (sempre adesso) sia conveniente, ma perché (sempre adesso) mi piace”. Come si può notare se il verbo della frase principale è al presente (indicativo presente, imperativo, indicativo futuro, condizionale, ecc) le forme verbali delle subordinate si riferiranno al momento indicato dalla principale, venendo cosi adattate. Per chiarire meglio, la subordinazione (quindi relativamente ad una o più subordinate) si ha quando le proposizioni sono collegate tra di loro in modo tale che ci sia una proposizione principale (detta anche reggente o indipendente) che ha un significato autonomo e compiuto, da cui dipende una (o più di una) proposizione secondaria (detta anche subordinata o dipendente), come negli esempi (ma questo discorso vale in generale). Ovviamente lo stesso discorso vale per il passato e relativamente al grado temporale (anteriorità, posteriorità e contemporaneità) che vogliamo esprimere. Esempio di contemporaneità al passato: “(In passato) L’ho comprato non perché (sempre ieri) fosse conveniente, ma perché (sempre ieri) mi piaceva”. Anche qui, come si può notare, il verbo della frase principale è al passato (passato prossimo) e quindi le forme verbali della subordinata si riferiscono al momento indicato dalla principale e vengono quindi adattate, seguendo gli schemi delle regole classiche della concordanza.
Penso sia corretto, professoressa!
Caro Filippo Maria, è tutto corretto.
Un altro esempio di proposizione causale (sempre al congiuntivo in quanto introdotta da “non perché”) al passato ma con il secondo “perchè” (quello della causa reale) omesso o sottointeso”: “Ti avrei fatto passare avanti non perché (causa non reale) tu fossi una donna, ma per un atto di cortesia (qui il secondo “perchè” è omesso ma è come se dicessimo “… ma perché volevo essere cortese”); e al presente: “Ti faccio passare non perché tu sia una donna, ma perché (il “perché” in questo caso è espresso) sono cortese”. Per il resto, l’ordine delle cause (non reali e reali) introdotte da “non perché” e “ma perché” può essere invertito: invece di dire, ordine classico, “Ti avrei fatto passare avanti non perché (causa non reale) tu fossi una donna, ma perché (causa reale) volevo essere cortese (o, come abbiamo visto, “…per un atto di cortesia”) possiamo dire “Ti avrei fatto passare avanti perché (causa reale) volevo essere cortese (o “per un atto di cortesia”, quindi con il “perché” omesso), e non perché (causa non reale) tu fossi una donna”. Stesso discorso per la stessa frase al presente.
Penso sia tutto corretto
Caro Filippo Maria, è corretto.