Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, oggi continuiamo il nostro approfondimento sui verbi transitivi e intransitivi. Ci sono alcuni verbi che possono essere usati sia transitivamente sia intransitivamente a seconda del significato e del contesto in cui vengono utilizzati. Vediamo insieme quali sono e come si comportano .
Buona lettura!
Prof. Anna
• abitare:
→ uso transitivo: (ausiliare: avere) questo verbo quando è usato transitivamente significa “avere come dimora, avere un luogo come propria sede”: le popolazioni che abitavano questa regione si chiamavano Etruschi;
→ uso intransitivo: (ausiliare: avere) ha il significato di “vivere in un luogo, risiedere stabilmente in un luogo”, in questo caso il verbo è seguito da un complemento introdotto da preposizione: abitare in campagna, abitare vicino al mare;
• avanzare:
→ uso transitivo: (ausiliare: avere) ha il significato di “spostare in avanti” ma anche “presentare”: avanzare una domanda, una proposta;
→ uso intransitivo: (ausiliare: essere) ha il significato di “andare avanti, procedere”: l’esercito avanza faticosamente; anche col significato di “essere in più, in sovrabbondanza”: è avanzato del pane.
• combattere:
→ uso transitivo: (ausilare: avere) è transitivo quando ha il significato di “affrontare qualcuno in battaglia, contrastare qualcosa”: combattere una guerra, ma anche combattere una malattia;
→ uso intransitivo: (ausiliare: avere) in questo caso ha il significato di “prendere parte a un combattimento”, può essere usato in modo assoluto l’esercito combatte valorosamente, spesso è invece accompagnato da complementi introdotti o dalla preposizione per con il significato di “lottare con impegno per il raggiungimento di uno scopo”: combattere per la libertà, o dalla preposizione contro con il significato di “opporsi, contrastare”: combattere contro le difficoltà;
• crescere:
→ uso transitivo: (ausiliare: avere) col significato di “allevare, educare”: crescere un figlio;
→ uso intransitivo: (ausiliare: essere) in questo caso assume il significato di “diventare grande, essere allevato, migliorare, evolversi”: i figli crescono, ma anche i capelli crescono;
• dominare:
→ uso transitivo: (ausiliare: avere) col significato di “soggiogare, tenere soggette persone o cose alla propria autorità”: dominare il popolo, ma anche col significato di “conoscere bene qualcosa”: dominare una lingua, oppure detto di costruzione alte, monti o colline, può avere il significato di “sovrastare”: il castello domina la città;
→ uso intransitivo: (ausiliare: avere) in questo caso significa: “esercitare il propio potere su qualcuno o qualcosa, essere padrone assoluto” seguito dalle preposizioni su o in: dominare sulla nazione, dominare in casa propria;
• lavorare:
→ usato transitivamente: (ausiliare: avere) significa “manipolare un dato materiale, agire su una materia”: lavorare il ferro;
→ usato intransitivamente: (ausiliare: avere) col significato di “esercitare un mestiere, una professione, un’attività”, è solitamente seguito da un complemento che specifica il luogo di lavoro o la durata del lavoro: lavorare in banca, lavorare da molti anni;
• mirare:
→ uso transitivo: (ausiliare: avere) col significato di “guardare attentamente, con interesse” è usato soprattutto nell’italiano letterario: mirare la bellezza di un quadro;
→ uso intransitivo: (ausiliare: avere) in questo caso significa “puntare (un’arma) verso un determinato bersaglio, prendere la mira, tendere a un obbiettivo”: mirare alle gambe, mirare al successo;
• pensare: un discorso più approfondito deve essere fatto per questo verbo, in particolare per quanto riguarda l’uso dei pronomi atoni:
→ uso transitivo: (ausiliare: avere) in questo caso significa “esaminare col pensiero, raffigurare con la mente”: “come puoi pensare queste cose, le pensi spesso?”;
→ uso intransitivo: (ausiliare: avere) nella forma intransitiva significa “avere il pensiero rivolto a qualcuno o qualcosa” ed è seguito da un complemento retto dalla preposizione a che però non è un complemento di termine, ma un complemento che indica il luogo, reale o figurato, verso cui è rivolto il pensiero, quindi se vogliamo trasfomare la forma “penso a lei” in una forma atona dobbiamo usare la particella ci anche quando l’oggetto del pensiero è una persona, proprio perché si tratta di un complemento di luogo: “penso spesso a lei” → “ci penso spesso”;
• servire:
→ uso transitivo: (ausiliare: avere) detto di negozianti o commercianti significa “fornire ciò che occorre al cliente”: vi servo subito, oppure col significato di “presentare il cibo in tavola”: non ci hanno ancora servito il dolce;
→ uso intransitivo: (ausiliare: essere) “essere necessario, occorrere”: mi serve questo libro (= questo libro serve a me).
Grazie Cara Prof. Anna per l’approfondimento su quest’argomento.
E’ molto utile, almeno per me ( :
Vorrei chiederLa- se e’ possibile fare l’approfondimento sull’argomento che e’ un po’ vicino a questo:
l’uso delle parole- “lo, la, La, li ,le”- invece delle :”gli, le,Le, gli,gli ”
La ringrazio (in ogni caso).
Dopo faro’ l’esercizio per vedere se potro’ fare con un voto alto ( :
(ho fatto l’esercizio della prima parte abbastanza bene, come pure lo scorso esercizio- con il tempo).
Spero d’incontrarci presto ( ;
kdela
Cara Kdela, ci sono già articoli sui pronomi diretti e indiretti, per esempio questi: https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2010/03/11/i-pronomi-personali-diretti/; https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2010/03/25/pronomi-personali-indiretti/.
Se fai una ricerca in “Argomenti” a sinistra nella pagina del blog, all’interno della categoria “pronomi” potrai trovare altri articoli ed esercizi sui pronomi personali diretti e indiretti.
La forma corretta è: “spero di incontrarla presto” oppure “spero che ci incontreremo presto”.
Un saluto
Prof. Anna
Grazie La Prof.
io so che c’e’ un elenco dei(degli?) argomenti a sinistra, ma per me – e’ piu’ comodo di vederlo secondo i mesi. Vedro’ i link- che ha segnalato.
Spero di incontrarla presto oppure che ci incontreremo ( anche) presto.
Un saluto
kdela
Cara Kdela, è corretto “degli argomenti”.
A presto
Prof. Anna
Grazieeee☺
la parola corretta e’ :spero d’incontriamoci presto,
ciao per ora
kdela
Grazieeee☺
Cara Prof.Anna
per il mio sbaglio ho mandato la mia Grazie 2 volte.
Io La ringrazio piu’ di due volte
ma per pubblicare e’piu’addato,penso,di scrivere una volta.
A presto
☺
kdela
Pero ‘adesso quando e’pubblicato si puo’ stare cosi’
Grazie ancora
Cara Prof. Mi piace tanto la lingua italiana, ma la grammatica la trovo molto difficile.
Sono contenta che sia la possibilità impararla meglio con un sito come questo!
Grazie, Jeranne
Cara Jeranne, benvenuta su Intercultura blog!
Se hai dubbio domande non esitare a scrivermi.
Un saluto e a presto
Prof. Anna
salve prof avrei un dubbio, nell’utilizzo del verbo andare o venire, è giusto dire: il medico è andato da te? oppure il medico e venuto da te?
Cara Chiara, è corretto dire “il medico è venuto da te”, per approfondire questo argomento ti consiglio questo articolo: https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2009/10/22/andare-e-venire/.
A presto
Prof. Anna
Con moltissimo rispetto e ammirazione ho bisogno di domandare una cosa: perché alcuni verbi come “abitare”, “pensare”, ecc che possono essere sia transitivi che intransitivi, prendono l’ausiliare avere in entrambi casi? Questa distinzione servirebbe per l’uso o no delle preposizioni?
Grazie
Cara Maria, si tratta di un gruppo di verbi che si comportano in questo modo, cioè hanno in entrambi i casi l’ausiliare “avere” e assumono sfumature diverse di significato a seconda che siano transitivi o intransitivi. Non capisco cosa vuoi dire rispetto all’uso delle preposizioni legato all’ausiliare, puoi farmi esempio per chiarire.
Un saluto e a presto
Prof. Anna
Prof Anna,
è possibile trasformare un verbo transitivo in uno intransitivo? Io ho provato, ma non ho ottenuto buoni risultati.
Dovrei convertire queste 8 frasi:
Abbiamo corso il rischio di perdere il treno.
Pensa qualcosa, vedrai che si realizzerà.
Ho bruciato la frittata.
Il successo e la ricchezza trasformano molti uomini.
I leoni abitano la savana.
Carlo ha ceduto al fratello il suo biglietto per il concerto.
Il lanciatore del giavellotto ha migliorato il suo record personale.
Bisogna fuggire le tentazioni.
La ringrazio e mi scuso ma io non sono capace.
Cara Camilla, un verbo è intransitivo quando non ammette un complemento diretto, ma è seguito da un complemento indiretto oppure quando è usato in modo assoluto: “io mangio un panino” (transitivo), “io mangio alle otto” (intransitivo). Ecco qualche esempio poi puoi provare da sola, ti consiglio di utilizzare il vocabolario. “pensa qualcosa, vedrai che si realizzerà” (“pensare” transitivo), “pensa a qualcosa, vedrai che si realizzerà” (“pensare” intransitivo), “i leoni abitano la savana” (“abitare” transitivo), “i leoni abitano nella savana” (“abitare” intransitivo), “ho bruciato la frittata” (“bruciare” transitivo), “si è bruciata la frittata” (“bruciare” intransitivo pronominale).
Un saluto
Prof. Anna
Mi piacciono motto le lesion. Grazie.
Cara Mary, benvenuta su Intercultura blog, se hai dubbi o domande sulle lezioni, non esitare a scrivermi.
A presto
Prof. Anna
8/10
Asino studia!
Caro Rino, mi sembra un buon risultato, ma si può sempre migliorare!
Un saluto
Prof. Anna
Il verbo “Correre”:
Il verbo “Correre” è uno dei pochi verbi che può essere coniugato sia con l’ausiliare “avere” che con l’ausiliare “essere”. Si usa “essere” per dare risalto all’urgenza dell’azione svolta: “Sono subito corso a casa dopo aver ricevuto la telefonata di mia moglie”. L’ausiliare “avere” si usa invece per dare risalto allo sforzo, alla lunghezza dell’azione svolta: “Ho corso tutto il pomeriggio, mi sto allenando per la maratona”. In aggiunta, l’ausiliare “essere” si usa con i verbi intransitivi, in questo caso il verbo “Correre”, se indicano un movimento verso una meta: “Sono corso a casa” = “Sono corso verso casa (la meta era arrivare a casa)”; L’ambulanza è corsa in ospedale”. L’ausiliare “avere” si usa per indicare solo il movimento/l’azione espresso dal verbo: “Ho corso tutto il giorno”; “Oggi cosa hai fatto? ho corso (ho compiuto l’azione di correre)”. “Per arrivare in tempo ho corso (per arrivare in tempo ho compiuto l’azione di correre)”.
Caro Gregorio, si può anche dire che ha come ausiliare “essere” quando si esprime o sottintende una meta, ha come ausiliare “avere” quando si esprime l’azione in sé e nel significato di “partecipare a una corsa”.
Vediamo se ho capito:
…Usiamo l ausiliare “essere” per dire “andare velocemente con urgenza in direzione di un luogo o di una persona (una “meta” quindi):
1 Sono corso in ospedale (la meta è l ospedale)
2 Quando ho visto il Signor Rossi, sono corso a salutarlo (la meta è il Signor Rossi).
…Usiamo l ausiliare “avere” per indicare o l attività fisica, o quando l’azione, come lei dice, è considerata in sé, o se c’è un complemento oggetto:
1 Ho corso per un’ora nel parco (ho fatto attività fisica, una corsa).
2 Ho corso per 20km (si usa “avere” perché non c’è una meta e si fa riferimento a l’aver fatto una corsa in sé)
3 Elena ha corso i cento metri (complmento oggetto).
Caro Gregorio, è esatto.
Buongiorno, nella frase “Tizio si è fatto una giocata (nel gergo per “giocata” s’intende “scommessa sportiva”)”, il verbo “farsi” è pronominale transitivo (la particella pronominale funge da complemento di termine “a se stesso, per se stesso”), con valore intensivo (“compiere, eseguire”: farsi una mangiata, una camminata, una dormita, ecc… Come si legge nel dizionario De Mauro)”. Quindi sarebbe “Tizio ha fatto una giocata, una scommessa sportiva a se stesso, per se stesso”.
Esatto?
Caro Giorgio, è esatto.
Di nuovo, per quanto riguarda l’accordo col participio passato, se c’è un verbo riflessivo apparente, detto anche “transitivo pronominale” (“farsi”) e la costruzione è personale (“Tizio”) il participio può concordare in genere e in numero sia (più spesso) con il soggetto: “Tizio si è fatto una giocata”, sia con l’oggetto diretto “Tizio si è fatta una giocata”. Stesso discorso per questa: “(“io” sottinteso, quindi costruzione personale, ed è un maschio che parla) mi sono fatto una dormita”, ma anche, trovando l’accordo con l’oggetto diretto, quindi al femminile, “Mi sono fatta una dormita”.
Penso sia completo
Caro Giorgio, è corretto.
Le subordinate oggettive sono le frasi che fanno da oggetto alla reggente; e i verbi che reggono questo tipo di frase sono, fra i tanti, e ad esempio, anche i verbi che indicano un’attività dei sensi: e cioè “ascoltare, vedere, sentire, percepire”:
“L’ho visto che faceva quello che voleva”. “L’ho visto”, principale; “che faceva quello”, subordinata oggettiva di primo grado; “che voleva”, subordinata relativa di secondo grado.
Corretto?
Caro Marco, è corretto.
“Scendere” e “salire” vogliono l’ausiliare “essere” o “avere”?
…Ho fatto il seguente ragionamento:
Premettiamo che in italiano i verbi transitivi formano sempre i tempi composti con l’ausiliare avere (ho mangiato una mela, abbiamo visto il mare); i verbi intransitivi invece possono formare i tempi composti con l’ausiliare essere (sono caduto, siete piaciuti) o avere (ha funzionato, abbiamo pattinato) oppure entrambi (sono inciampato, ho inciampato).
Tornando al quesito iniziale, i verbi “salire” e “scendere” possono essere sia transitivi che intransitivi, ma seguendo certe regole: negli usi transitivi, usano “avere” come ausiliare (“Ho salito le scale” e “Ho sceso le scale”); usano invece “essere” o “avere” o entrambi negli usi intransitivi (in particolare l’ausiliare di “salire” e “scendere” negli usi intransitivi è “essere”: “Sono salito sulle scale”; “Sono sceso dalle scale”).
Usati come transitivi (quindi con l’ausiliare “avere”), “scendere” e “salire” valgono come “percorrere”: “Ho sceso/salito le scale”: e cioè “Ho percorso in discesa le scale” e “Ho percorso in salita le scale”. Nella forma intransitiva (quindi in particolare l’ausiliare “essere”), al contrario, “scendere” e “salire” valgono come “muoversi, procedere dall’alto verso il basso o dal basso verso l’alto”: “Sono sceso/salito da te”: e cioè “Mi sono mosso da te dall’alto verso il basso (scendere)”; “Mi sono mosso da te dal basso verso l’alto (salire)”. Altri esempi con l’ausiliare “essere”: “Sono salito su per le scale”, “Sono sceso giù per le scale”.
Corretto?
Caro Mattia, il tuo ragionamento è corretto.
Anche con il gerundio: “Scendendo (e cioè “mentre scendevo”) le scale, mi sono accorto che…” e “Scendendo (e cioè “mentre scendevo”) per le scale (ma anche “dalle scale”), mi sono accorto che…”. La differenza fra le due frasi sta nell’uso: nella prima “scendere” è transitivo e ammette il complemento oggetto (“Mentre scendevo che cosa? le scale”, complemento oggetto). Nella seconda è intransitivo (“Mentre scendevo per dove [o “da dove?”]? per le scale/dalle scale”, complemento indiretto introdotto da “per” o “dalle”).
Penso sia corretto
Caro Mattia, è corretto.
“Ho resistito” o “Sono resistito”?
…Ho letto in tutti i vocabolari che l’ausiliare “avere” è l’unico esatto con il verbo intransitivo “resistere”.
È corretto?
Caro Francesco, esatto: l’ausiliare è “avere”.
“Salire”:
Usato transitivamente:
1)”Ha salito le scale”.
Usato intransitivamente:
2)”È salito per le Scale”.
Mi sembra giusto…
Caro Filippo Maria, è giusto.
il verbo “ritrarre”, con il significato di “Riprodurre l’immagine di qualcuno o di qualcosa con la pittura, la scultura e sim.” è transitivo, quindi ammette il complemento oggetto: “Non sento l’esigenza di chiederti una fotografia che ritragga il tuo viso” e “Non sento l’esigenza di chiederti una fotografia ti ritragga”. Nella prima il complemento oggetto è “il tuo viso”, nella seconda è “ti” (cioè “te”). Ah, il congiuntivo in entrambe le relative ha valore probabilmente consecutivo.
Penso sia tutto ok…
Cara Mary, è esatto.
Verbo diffidare:
…Diffidare significa non fidarsi, dubitare, sospettare e si costruisce, come i predetti verbi, con la preposizione di: diffidate delle imitazioni (non dalle, come quasi sempre si sente o si legge). Intransitivamente, “Non fidarsi, non aver fiducia in qualcuno o in qualche cosa”: è così sospettoso che diffida di tutto e di tutti; diffido delle sue parole, delle sue promesse; diffidate delle imitazioni!; ho sempre diffidato delle persone che non guardano in faccia; devi d. di coloro che non vogliono conoscere il loro passato. Transitivamente, “Invitare qualcuno ad astenersi da un determinato comportamento o a compiere una determinata attività, sia oralmente, sia, in senso proprio, mediante esplicita diffida scritta”, si fa seguire dalla preposizione a (raramente da): vi diffidiamo dal mettere (oppure, con altra costruzione, “a non mettere”) in vendita i vostri prodotti in confezioni uguali alle nostre.
Penso sia corretto…
Caro Filippo Maria, quando “diffidare” è transitivo e significa “intimare a qualcuno una diffida; est. ingiungere a qualcuno di non fare qualcosa è seguito dalla preposizione “da” + infinito e raramente da “a”: “l’ho diffidato dal frequentare quella gente”.
Ho capito, allora… transitivamente sta per intimare di fare o no una cosa e si fa seguire dalla preposizione “da” (dal) + infinito: “Ho diffidato il segretario dal prendere iniziative”. Raramente, come dice Il Gabrielli invece indica “a”: “E adesso che il circolo l’aveva diffidata a frequentare le sale, come un punto d’onore,…”. Ancora più raro è l’esempio piú antico di Baldini che usa “di”: “La stessa forza… che diffidava i combattenti di farsi vedere a braccetto delle belle ragazze, che proibiva di sedersi al caffè dalle due alle sei”. In questo significato, dunque, visto che i dizionari piú attendibili riportano il costrutto diffidare qualcuno dal fare qualcosa, direi che oggi è corretta la preposizione ‘da’ articolata, accanto al costrutto tradizionale (dato anche dal Tommaseo-Bellini) diffidare qualcuno a fare qualcosa. Per quanto riguarda “diffidare” con il significato di “non fidarsi, dubitare, sospettare”, si costruisce con la preposizione “di”: diffidate delle imitazioni.
Ora penso sia giusto
Caro Filippo Maria, è giusto.
1)”Fuoriuscire”:
…Con uso intransitivo può significare “Uscire fuori da qualcosa, traboccare (anche +da e con l’ausiliare essere)”: “Lo spumante è fuoriuscito dalla bottiglia”.
2)”Traboccare”:
…Con uso intransitivo può significare “Di liquido, uscire dai bordi di un recipiente troppo colmo (anche +da e con l’ausiliare essere)”: “L’acqua è traboccata dal vaso”, ma anche “Lo spumante è traboccato dalla bottiglia”.
3)”Precipitare”:
…. Con uso intransitivo può significare “Cadere a capofitto, piombare giù con violenza (con l’ausiliare essere)”: “È precipitato (giù) dalle scale”.
4)”Equivalersi”
… Come riflessivo reciproco può essere significare “Avere l’uno lo stesso valore dell’altro, essere pari”: “I due eserciti si equivalgono”, “Le due cose, i due concetti si equivalgono”, “I due ragazzi si equivalgono”.
5)”Turlupinare”:
…Transitivamente può significare “Imbrogliare qlcu. in modo sottile, facendo leva sulla sua ingenuità, raggirare”: “Mi hai turlupinato” (“me” è il complemento oggetto), “Attento a non farti turlupinare da quell’imbroglione!”: in questo secondo esempio l’infinito “Turlupinare”, che rimane sempre transitivo, è però accompagnato dal verbo “farsi” che, seguito da un infinito (es. “Turlupinare”), assume un valore causativo (i verbi causativi sono verbi che esprimono un’azione non compiuta dal soggetto, bensì fatta compiere ad altri, e nel significato di “lasciare, permettere a qlcu. o a qlco. di agire su se stessi”). Ergo, nella frase “Attento a non farti turlupinare da quell’imbroglione!”, il complemento oggetto
è comunque “ti” e significa “te” perché è come se dicessimo: “Attento a non far turlupinare (raggirare quindi) te (“ti”) da quell’imbroglione!”.
Penso sia tutto corretto
Caro Filippo Maria, è tutto corretto.
Differenza tra verbo transitivo attivo, verbo transitivo passivo e verbo intransitivo attivo:
Un verbo si dice transitivo attivo quando il soggetto compie l’azione e quando è presente un complemento oggetto (“Marta alza la mano”= verbo transitivo attivo); al contrario un verbo si dice transitivo passivo quando il soggetto subisce l’azione e il complemento oggetto diventa il soggetto della frase ( La mano è alzata da Marta): cioè trasformando una frase dall’attivo al passivo, il soggetto della frase attiva (“Marta”) diventa il complemento d’agente o di causa efficiente introdotto dalla preposizione da (“da Marta”) della frase passiva; e il complemento oggetto (“la mano”) della frase attiva diventa il soggetto della frase passiva = “La mano (soggetto) è alzata (verbo transitivo passivo) da Marta (complemento d’agente)”. Invece un verbo si dice intransitivo attivo quando l’azione non passa direttamente dal soggetto all’oggetto, ma si esaurisce nel soggetto che la compie o passa a un altro elemento della frase, costituito da un complemento indiretto, pertanto non esiste il complemento oggetto (“Marta va a scuola” = verbo intransitivo attivo). Ovviamente, non esiste il verbo intransitivo passivo in quanto i verbi intransitivi non hanno la forma passiva, infatti questa è propria dei verbi transitivi attivi.
Penso sia ok
Esempi pratici:
Forma attiva: “Marta (soggetto) alza (verbo transitivo attivo) la mano (complemento oggetto)” = Forma passiva “La mano (soggetto) è alzata (verbo transitivo passivo) da Marta (complemento d’agente)”; “Marta (soggetto) va verbo intransitivo attivo) a scuola (complemento di moto a luogo)”.
Ora va meglio…
Caro Fabrizio, è ok.
Quindi sono corretti entrambi gli interventi, sia quello del 15 Febbraio 2024 alle 14:00 sia quello del 15 Febbraio 2024 alle 14:11?
Lo sono.
1)”Si prega di non lasciare aperto il portone”
2)”Si prega di fare più attenzione con le buste dell’immondizia…”
…Anche in queste il “si” è impersonale (“Noi tutti preghiamo di non lasciare aperto il portone” oppure “La gente prega di non lasciare aperto il portone”, ecc; e “Noi tutti preghiamo di fare più attenzione…” o “La gente prega di fare attenzione…”) perché, usando la particella “si” con valore di soggetto indefinito, è possibile fare la costruzione impersonale di qualsiasi verbo intransitivo, oppure transitivo (“pregare”), ma, come nelle frasi 1 e 2, senza oggetto espresso. Quindi Il “si” è impersonale già per il semplice fatto che si può usare con qualsiasi verbo intransitivo o transitivo attivo ma si coniuga SOLO alla terza persona singolare (Si prega) e, serve per indicare un soggetto generico e NON ha mai un complemento oggetto
espresso (come negli esempi). Ah, in aggiunta, la forma impersonale può invece essere seguita da un avverbio o da un verbo all’infinito (“lasciare” e “fare” degli esempi). Ah, il “si” significa “Noi tutti, la gente, qualcuno, uno, ecc.;”.
3)”Non abbiamo mai fatto (ma anche “fatta”) una videochiamata insieme”
…in presenza dell’ausiliare “avere” il participio rimane di solito invariato (in -o, “fatto”), se l’oggetto è dopo il verbo (“una videochiamata”) solitamente non c’è concordanza. Tuttavia è possibile, raramente, l’accordo con l’oggetto e quindi “Non abbiamo mai fatta una videochiamata insieme”
Penso sia tutto corretto
Caro Pino, è corretto.
1)”Avrei voluto nascere bianco”
…Se il verbo che segue il servile è intransitivo (nascere), si può usare sia “essere” che “avere”: quindi possiamo scrivere anche “Sarei voluto nascere bianco”. Le volevo chiedere però che ruolo svolge l’aggettivo “bianco” visto e considerato, se non erro, che il verbo “nascere” è un verbo copulativo… forse un complemento predicativo del soggetto?
Grazie mille!
Cara Beatrice, è esatto.