Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, questa settimana completeremo il nostro studio sulle interrogative indirette, vedremo insieme quali sono i modi verbali propri di queste proposizioni e come scegliere quello più opportuno.
Buona lettura!
Prof. Anna
SCELTA DEL MODO VERBALE NELLE INTERROGATIVE INDIRETTE
Nelle interrogative indirette esplicite il verbo può essere all’indicativo, al congiuntivo o al condizionale. Non è facile però determinare regole precise per la scelta tra indicativo e congiuntivo, come nel caso delle soggettive e oggettive, spesso si tratta di una libera scelta del parlante, possono esserci però alcune indicazioni generali:
• se l’interrogativa indiretta è retta da una forma affermativa del verbo dire troveremo l’indicativo: “dimmi con chi sei”;
• se è retta da un verbo di percezione in forma affermativa troveremo l’indicativo: “abbiamo visto cosa hai fatto”;
• se è retta dal presente indicativo del verbo sapere solitamente c’è l’indicativo: “so quanto ci tieni a me”;
• se il presente di sapere è alla forma negativa o se sapere è al passato possiamo avere sia l’indicativo sia il congiuntivo: “non sappiamo quanto vale” o “non sappiamo quanto valga”; “sapevo dov’era” o “sapevo dove fosse”;
• il verbo al condizionale sottolinea che quanto espresso nell’interrogativa indiretta è soggetto a una condizione: “non so cosa avrei fatto se tu non fossi arrivato”, “domandagli se gli farebbe piacere venire con noi”.
Le interrogative indirette implicite sono introdotte dagli stessi elementi che introducono le esplicite, ma hanno il verbo all’infinito: “non so quale libro scegliere”, “dimmi dove andare”.
ATTENZIONE!
Nelle interrogative indirette parziali il soggetto, se è espresso, è collocato preferibilmente dopo il verbo: “non si ricordava quando fosse partito Paolo“; nelle interrogative indirette totali invece il soggetto tende a essere collocato prima del verbo: “non si ricordava se Paolo fosse partito”.
CONCORDANZA DEI TEMPI NELLE INTERROGATIVE INDIRETTE
⇒ se il tempo della reggente è al presente o al futuro, nell’interrogativa indiretta avremo:
• per esprimere contemporaneità rispetto alla reggente l’indicativo presente o il congiuntivo presente:
– mi chiedo cosa fa;
– mi chiedo cosa faccia;
– gli chiederò cosa fa (faccia);
• per esprimere anteriorità rispetto alla reggente l’indicativo passato prossimo, il congiuntivo passato e meno frequentemente l’imperfetto indicativo o congiuntivo:
– mi chiedo cosa ha fatto;
– mi chiedo cosa abbia fatto;
• per esprimere posteriorità rispetto alla reggente l’indicativo futuro, l’indicativo o il congiuntivo presente o l’indicativo futuro anteriore:
– mi chiedo domani cosa farà;
– mi chiedo domani cosa fa;
– mi chiedo domani cosa faccia;
⇒ se il tempo della reggente è al passato nell’interrogativa indiretta avremo:
• per esprimere contemporaneità rispetto alla reggente l’imperfetto indicativo o congiuntivo:
– mi chiedevo cosa faceva;
– mi chiedevo cosa facesse;
• per esprimere anteriorità rispetto alla reggente l’indicativo trapassato prossimo o il congiuntivo trapassato:
– mi chiedevo cosa avevi fatto;
– mi chiedevo cosa avessi fatto;
• per esprimere posteriorità rispetto alla reggente il condizionale passato e all’interno di una lingua meno controllata anche l’indicativo imperfetto:
– mi chiedevo cosa avresti fatto.
Ciao prof.
l’esercizio è interessante. Avrei purtoppo una domanda, posso?
Frase 5 : la risposta 2 non è possibile?
grazie
Cara Norma, sì, è possibile, ma esprime contemporaneità rispetto alla reggente e non anteriorità.
A presto
Prof. Anna
E’ giusto scrivere: domani ci sarai alla riunione? Volevo chiederti un passaggio. O e’ giusto vorrei chiederti
Cara Lisa, il periodo che mi scrivi è corretto. In questo caso l’imperfetto (volevo) ha valore attenuativo, serve cioè a rendere più cortese una richiesta, anche il condizionale (vorrei) ha questa funzione.
Un saluto
Prof. Anna
fantastico
Cara Adrianna, benvenuta su Intercultura blog!
A presto
Prof. Anna
Grazie mille Professoressa!
Molto interessante, molto utile.
Questo argumento mi toglie numerosi dubbi che avevo leggendo testi. Sentivo ma non capivo perché quale modo e tale tempo
venivano usati.
Siccome la grammatica è l’ossatura di una lingua mi auguro più
esercizi logici.
Grazie di cuore.
Caro Andree, grazie a te per il tuo commento.
A presto
Prof. Anna
solamente un grande grazie e questi esercizi mi sono veramente utili …
Cara Santa, grazie a te!
A presto
Prof. Anna
Pur Non avendo letto la lezione (male ho fatto!)
Ho risposto bene a tutto.
Il dubbio mi veniva alle frai col non, quindi negative.
Molto bene caro Rino, ottimo risultato!
A presto
Prof. Anna
Prof, volendo seguire un programma dall’a alla z cosa ci sarebbe da fare?
Saluto.
Caro Rino, gli articoli del blog seguono una progressione in base alla difficoltà e al livello di conoscenza dell’italiano, quindi si comincia dall’alfabeto per arrivare ad argomenti più coplessi, se vuoi puoi cercare articoli più vecchi e piano piano andare avanti, ma dipende anche da dove vuoi partire e quali argomenti vuoi approfondire, se invece vuoi affidarti a un libro per seguire un programma posso consigliarti.
A presto
Prof. Anna
Quale?
Era per mettere un po’ di ordine nelle note, come se fosse un treno:
Locomotiva, vagoni 1°, 2° ecc.
Caro Rino, posso consigliarti questi due libri molto chiari e utili: http://www.zanichelli.it/ricerca/prodotti/grammatica-italiana; http://www.zanichelli.it/ricerca/prodotti/grammatica-italiana-di-base-con-esercizi-di-autoverifica-ed-esercizi-online-di-ripasso
A presto
Prof. Anna
OK! ne terrò conto, grazie Prof.
Ero lì,
eri scuro:
mentre il tempo passava,
ti schiarivi sempre di più,. all’aurora
eri calmo, lucente e profumato, sulle guancia
apparivano schiocchi rosa
forse avevi paura?
paura che ti avvelenassi?
No! era la notte sul mare che volgeva al giorno.
S.D.
Pecccato che le vecchie lezioni si debbano scartabellare volta per volta, richiede molto tempo, sarebbe stato meglio intervenire direttamente sul numero della lezione.
Infatti se volessi tornare per paradosso alla millesima lezione, dovrei cliccare 1000 volte, sarebbe troppo no? forse sbaglio?
Caro Rino, in realtà sono stati rispristinati gli archivi, come nel vecchio sito, sulla sinistra della pagina puoi trovare due archivi, uno in base alla data di pubblicazione di un articolo, uno in base all’argomento trattato dall’articolo, in questo modo puoi velocemente trovare quello che ti interessa. Se hai dei dubbi, scirivimi pure.
A presto
Prof. Anna
Perfetto grazie!
La dimostrazione di essere superficiale, poco attento e poco riflessivo.
Aivoglia! ora a studiare:-)))
pensavo che tu fossi piu grande
Salve Professoressa,
Gli esercizi sulle frase indiretti sono molto interessante. Mille grazie. Sto cercando un modo di ripetere la grammatica… A scuola abbiamo finito il libro Nuovo magari C1/C2
buongiorno, non capisco come sia possibile la frase:
“un giorno vidi un paio di sandali e chiesi a mio papà se avrei potuto averli”
secondo me è sbagliata eppure….
Cara Valentina, la frase è corretta, “se” può essere seguito da condizionale quando introduce una proposizione interrogativa indiretta, come in questo caso (chiesi se avrei potuto).
A presto
Prof. Anna
Salve Prof.Anna, come mai è un’interrogativa indiretta la frase un giorno vidi un paio di sandali e chiesi a mio papà se avrei potuto averli? Lo chiedo perché è una frase un pò diversa da quelle che ho proporsto sinora. Se la frase fosse: un giorno vidi che mio padre aveva dei sandali particolari e gli chiesi se li avesse presi in un negozio, in questo caso, dato che si utilizza il congiuntivo, il se diventa una congiunzione?
Visto che lei è una Professoressa, vorrei che mi togliesse una curiosità: tanti giovani studenti, almeno da molteplici risposte che ricevetti su un altro sito, dove andavo fino qualche tempo fa, in frasi analoghe a quella proposta dall’utente Valentina ,e che le ho riportato, utilizzano sistematicamente il congiuntivo, invece del condizionale. Come mai? La saluto e ele auguro buona serata.
Caro Stefano, sono interrogative indirette perché sono rette da un verbo che esprime una domanda (chiedere) e in entrambe le frasi “se” è una congiunzione, le interrogative indirette possono avere sia l’indicativo sia il congiuntivo sia il condizionale.
Un saluto
Prof. Anna
ousseynou diop,quando si utiliza il futuro
di prego????????
Caro Ousseynou, se intendi il verbo “pregare”, si utilizza il futuro per esprimere un’azione che avviene nel futuro: “domani pregherò per te”. Se la tua domanda era un’altra, scrivimi di nuovo.
Un saluto
Prof. Anna
9/10- la 5^
Cara prof. Anna,
nella frase di Primo Levi tratta dai Sommersi e i salvati, «aspettavo di sfilare davanti alla ‘commissione’ che con un’occhiata avrebbe deciso se avrei dovuto andare subito alla camera a gas, o se invece ero abbastanza forte per lavorare ancora», come sarebbe cambiato il senso se invece di “se avrei dovuto andare” ci fosse stato “se fossi dovuto andare”? Al di là dell’ausiliare, come sarebbe cambiato il senso se invece del condizionale ci fosse stato il congiuntivo?
Grazie mille dell’attenzione.
Vincenzo
Caro Vincenzo, la differenza è nel rapporto temporale che intercorre tra principale e subordinata, il condizionale passato nella subordinata esprime un rapporto di posteriorità rispetto alla reggente, il congiuntivo imperfetto invece esprime un rapporto di contemporaneità.
Un saluto
Prof. Anna
Gentile prof. Anna, non ho capito bene la risposta al quesito qui sopra di Vincenzo: l’uso del congiuntivo, nel caso in questione, è comunque errato? E se lo è, lo è solo per il rapporto temporale che intercorre tra principale e subordinata?
“… Aspettavo… Avrebbe deciso se fossi dovuto andare… lo avrebbe deciso con un’occhiata… “.
Se posta in quest’ultimo modo, è possibile che il senso della frase cambi completamente?
Cioè, nel primo caso, coi verbi “avrebbe” “avrei”, si ha una continuità legata tra l’altro a un’aspettativa certa, nel caso del congiuntivo s’instaurerebbe un dubbio sulla possibilità di andare o meno verso la camera a gas, che non mi sembra essere nel pensiero dell’autore. Non so se mi sono espressa chiaramente.
Grazie mille.
Alba
Cara Alba, la tua ipotesi è corretta, il congiuntivo sottolinea il valore dubitativo della frase.
A presto
Prof. Anna
Come mai non ha affrontato il caso del se, seguito dal condizionale nell’interrogativa indiretta, che è il più complesso e il più ostico?
Cara Santina, grazie per il suggerimento, lo prenderò sicuramente in considerazione poiché, come dici tu, l’argomento crea spesso molti dubbi.
A presto
Prof. Anna
Bello questionario noi tutti pare che sappiamo italiano
Ciao Prof. L’esercizio è stato piacevole ,pure per le correzioni che tutti noi sembriamo che noi sappiamo l’italiano. A presto
Carp Domenico, benvenuto su Intercultura blog! Se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
A presto
Prof. Anna
E’ giusta questa proposizione interrogativa indiretta : ” Mi chiedo se Marco lo potrebbe fare ” Secondo lei , potrebbe equivalere alla diretta ” Marco lo potrebbe fare ? ” oppure ” Lui lo farebbe ? ” Grazie mille .
Caro Giulio, la frase è corretta e anche la tua ipotesi.
A presto
Prof. Anna
Grazie mille ! E se introducessi altre proposizioni interrogative indirette , ad esempio : ” Non so se lo farei ” o ” Non so se l’avrei fatto ” , il ragionamento che ho fatto all’inizio cambierebbe oppure no ?
Caro Giulio, le frasi che mi proponi sono corrette.
Un saluto
Prof. Anna
Gentile Anna un dubbio in merito all’uso dei tempi in questo genere di interrogative al passato:
“Immaginavo che, se mi avrebbe risposto, avrebbe riposto il giorno dopo”
oppure
“immaginavo che, se mi avesse risposto, avrebbe risposto il giorno dopo”
E’ accettabile il condizionale nella subordinata introdotta da SE? Può spiegarmi?
C’è qualcosa che mi sfugge di sicuro..
La ringrazio in anticipo
Cara Minnie, non ci troviamo davanti a un’interrogativa indiretta, ma a un periodo ipotetico dell’irrealtà (https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2012/03/29/il-periodo-ipotetico-dellirrealta/), formato da se+congiuntivo trapassato (protasi) e condizionale passato (apodosi), in questo caso quindi non è corretta la soluzione con se+condizionale.
Un saluto
Prof. Anna
Gentile Anna la ringrazio per la sua risposta,
se la frase fosse introdotta da un verbo come “sapere, rendersi conto, sentire”, e in questo caso dovrebbe essere un’interrogativa, la sua risposta rimane valida?
Il condizionale risulta ancora non corretto?
“sapevo che, se mi avrebbe risposto, mi avrebbe risposto il giorno dopo”
Grazie mille
Cara Minni, se ci fosse un’interrogativa indiretta introdotta da “se” sarebbe possibile usare il condizionale: “non sapevo se mi avrebbe risposto”, ma non è il caso che mi scrivi tu (il periodo corretto è: ““sapevo che, se mi avesse risposto, mi avrebbe risposto il giorno dopo”).
Un saluto
Prof. Anna
Perfetto grazie mille.
A presto
Ho un dubbio su come scrivere il titolo, su una slide, di un lavoro di ricerca portata a termine, se usare il congiuntivo o l’affermazione: Titolo: Ipotesi: L’esperienza emozionale immaginata modifica (o modifichi) l’organizzazione posturale. Se è una ipotesi si dovrebbe scrivere il congiuntivo!? ma percepisco anche l’affermazione come giusta, nonostante faccia parte di una ipotesi. Come fare per scegliere la scrittura giusta?
Caro Gaetano, in questo caso è corretto usare l’indicativo.
A presto
Prof. Anna
Mi pesa studiare, ma:
8/10. Mi piace.
Forse mi pacerebbe avere la luna nel pozzo, ma so che ciò non è possibile.
Buongiorno, potrei sapere se la seguente frase è corretta?
Ho appena contattato Tizio per sapere se l’appuntamento del 15 novembre fosse stato confermato.
Grazie anticipatamente.
Buongiorno, avrei dei dubbi sulla seguente frase: ho appena contatto Tizio per sapere se l’appuntamento del 15 novembre fosse stato fissato”.
Credo che nel caso in questione sia opportuno usare l’indicativo anziché il congiuntivo, potreste rispondere cortesemente al mio quesito?
Grazie anticipatamente.
Caro Stefano, puoi certamente usare l’indicativo, ma non sarebbe scorretto nemmeno il congiuntivo.
Un saluto
Prof. Anna
Buongiorno, ho un dubbio.
– ‘Se la risposta fosse stata affermativa cosa avresti fatto?’
– Se la risposta sarebbe stata affermativa cosa avresti fatto?’
Quale delle due forme è corretta?
Caro Francesco, è corretto il primo periodo che mi scrivi.
A presto
Prof. Anna
Buongiorno, vorrei esprimere le mie perplessità su
– mi chiedo domani cosa fa;
– mi chiedo domani cosa faccia;
e nell’esercizio 8
mi pare che più corretto potrebbe essere:
– non capivo dove stesse andando.
Grazie.
Caro Lorenzo, nelle interrogative indirette è possibile usare sia l’indicativo sia il congiuntivo, sono corrette entrambe le soluzioni.
A presto
Prof. Anna
” Mi ha chiesto se sarei potuto andare a casa sua ” … Essendo una interrogativa indiretta , penso sia esatto l ‘ uso del condizionale passato … Crede sia esatto il mio ragionamento ? …
Caro Claudio, l’uso del condizionale passato per esprimere posteriorità in dipendenza da un tempo passato è corretto nella frase che mi scrivi, ma non è esclusivo delle interrogative indirette (https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2012/10/18/la-concordanza-dei-tempi-con-il-congiuntivo-1/).
A presto
Prof. Anna
Gentile Professoressa,
nella frase: “La soluzione consiste nel sapere dove si trovano le carenze”, è corretto l’uso all’indicativo di “trovare”? Oppure è da preferire la forma al congiuntivo: “La soluzione consiste nel sapere dove si trovino le carenze”? La ringrazio.
Caro Riki, l’uso dell’indicativo è corretto, è corretto anche il congiuntivo ed è usato soprattutto per sottolineare il valore dubitativo della frase.
Un saluto
Prof. Anna
” Mi stavo chiedendo se mi potessi dire … ”
Sì dice POTESSI o POTRESTI dire ? … Non ci troviamo di fronte ad una interrogativa indiretta, e quindi va bene il condizionale? …
Mi sono dimenticato di chiederle se la costruzione iniziale ” mi chiedo se / mi chiedevo se , ecc… vuole sempre il condizionale oppure , lo stesso ( condizionale ) , è intercambiabile con il congiutivo e l’indicativo
Caro Giorgio, è corretto anche l’indicativo.
A presto
Prof. Anna
Caro Giorgio, nelle interrogative indirette possiamo trovare sia il congiuntivo (per sottolineare il valore dubitativo della frase) sia il condizionale.
A presto
Prof. Anna
Fantastico !!!
Moolto interessante.
Gentile prof,
Leggo molto spesso l’uso del congiuntivo presente nella subordinata, nonostante nella principale, interrogativa indiretta, si usi il passato prossimo.
Es. Ci si è chiesti se sia applicabile.
Ecco, ho letto che l’uso del presente nella subordinata del presente con principale al passato prossimo è tollerato.
Volevo sapere se – volendo esprimere contemporaneità – anche nella lingua scritta, con linguaggio scientifico, è consigliabile (o magari del tutto giusto) il costrutto segnalato, anche per evitare forme di “ipercorrettismo”; oppure è meglio usare il condizionale imperfetto, e quindi scrivere: “ci si è chiesti se fosse applicabile”.
Caro Giulio, le tue osservazioni sono del tutto legittime, infatti talvolta si può avere un tempo diverso da quello atteso per effetto di un particolare punto di vista del parlante, nel caso che mi proponi il congiuntivo presente si deve all’attualità del fatto. In contesti formali, in scritti formali è consigliabile usare il congiuntivo imperfetto richiesto dalla contemporaneità nel passato.
Un saluto
Prof. Anna
Bongiorno,
avrei una domanda da porvi nata da una discussione in famiglia.
La frase “non so quanti gradi c’erano (ieri)” è corretta? Sarebbe meglio utilizzare il condizionale?
Grazie
Caro Carlo Alberto, la frase con il verbo all’indicativo è corretta, il condizionale invece non sarebbe appropriato; avresti potuto usare anche il congiuntivo se avessi voluto sottolineare il valore dubitativo di ciò che è espresso nell’interrogativa indiretta (non so quanti gradi ci fossero).
Un saluto
Ciao!!
Vorrei sapere se questa frase è corretta in italiano:
“Ti scrivo in quanto io e il mio collega vorremmo sapere se, in qualità di nostro responsabile, POTRESTI confermare la nostra partecipazione al corso”
Sono confusa, se POTESSI confermare la nostra partecipazione al corso non mi sembra corretto ma magari mi sbaglio.
Grazie in anticipo per la risposta!
Cara Valentina, entrambe le frasi sono corrette: le interrogative indirette possono avere il verbo sia al condizionale sia al congiuntivo (quando si vuole sottolineare il valore dubitativo della frase).
A presto
Mi ha detto che se non mi fosse piaciuto il lavoro, l’avrei potuto rifiutare
Mi ha detto che se non mi piaceva il lavoro, l’avrei potuto rifiutare
Mi ha detto che se non mi piace il lavoro, potrei rifiutarlo
…Prof, dopo “mi ha detto che se…” ci vuole il congiuntivo oppure altre forme?
Cara Lisa, in questo caso la frase introdotta da “se” è la protasi di un periodo ipotetico e quindi può avere sia il congiuntivo sia l’indicativo , mentre la frase con il con il condizionale è l’apodosi.
Un saluto
ok, tutto giusto quindi?
Sì.
“Ci ha detto che se il condizionatore non avesse funzionato, ce l’avrebbe cambiato”; anche in questa il “se” è la protasi di un periodo ipotetico (e non un’interrogativa indiretta) che nel nostro esempio ha il congiuntivo trapassato; mentre la frase con il condizionale passato è l’apodosi.
Se invece scrivo, senza il “che”, ma con il “se” che introduce un’interrogativa indiretta, “Ci ha detto se il condizionatore avrebbe funzionato (sottinteso “se avessimo provato a metterlo in funzione)”, con l uso del condizionale passato per esprimere posteriorità in dipendenza da un tempo passato, allora il “se” introduce un’interrogativa indiretta; oppure per esprimere contemporaneità in dipendenza da un tempo passato: “Ci ha detto se il condizionatore funzionava (l’interrogativa indiretta è retta da una forma affermativa del verbo “dire”, e quindi troviamo l’indicativo; e non la possibilità di scegliere il congiuntivo imperfetto…
Giusto?
Cara Lisa, è giusto.
non ricordavo che fossero dieci o meno
non ricordavo se fossero dieci o meno
Intanto se sono giuste le concordanze (entrambe esprimono contemporaneità nel passato); e poi, se ho ben capito, il “che” nella prima frase introduce una proposizione oggettiva esplicita al congiuntivo; mentre il “se” della seconda frase introduce un’interrogativa indiretta retta dal verbo “ricordare” nella principale (ah, secondo le interrogative indirette, sempre nella seconda frase, avremmo potuto usare anche “erano” rispetto a “fossero”, trattandosi di una libera scelta del parlante; personalmente preferisco il congiuntivo imperfetto, considerando l’incertezza del verbo “ricordare” seguito dalla negazione; tuttavia, l’uso dell’indicativo e del congiuntivo nelle interrogative indirette non risponde, come solitamente accade nella classica concordanza dei tempi, all’alternanza indicativo = oggettività, congiuntivo = soggettività; dipende invece per lo più, come ho detto in un altro post, da fattori stilistici, per cui l’indicativo si usa negli scritti più informali, mentre il congiuntivo si usa in contesti più formali e letterari. Certo, come dice lei: “Non è facile però determinare regole precise per la scelta tra indicativo e congiuntivo, come nel caso delle soggettive e oggettive, spesso si tratta di una libera scelta del parlante, possono esserci però alcune indicazioni generali…”; ma quello è un altro discorso).
Corretto?
Caro Alessandro, il tuo ragionamento è corretto.
Un saluto
Prof, ho letto che il verbo “dire”, che può reggere un’interrogativa indiretta, nella sua forma affermativa vuole l indicativo… Quindi diremmo “Ditemi che cosa ne pensate”; però rispetto a ciò che si legge nella Treccani: “L’uso dell’indicativo e del congiuntivo di solito non risponde all’alternanza indicativo = oggettività, congiuntivo = soggettività; dipende invece per lo più da fattori stilistici, per cui l’indicativo si usa negli scritti più informali, mentre il congiuntivo si usa in contesti più formali e letterari”, non escluderei addirittura l uso del congiuntivo dopo la forma affermativa del vero “dire”, che fa da reggente all’interrogativa indiretta: “Ditemi che cosa ne pensiate (congiuntivo presente, perfettamente concordato anche con “ditemi” nella reggente). E credo sia certo scrivere “Non ditemi che cosa io debba fare (il congiuntivo qui credo sia corretto, considerando l’incertezza del verbo “dire” seguito dalla negazione; certo, anche qui tuttavia l’uso dell’indicativo e del congiuntivo nelle interrogative indirette non risponde, come solitamente accade nella classica concordanza dei tempi, all’alternanza indicativo = oggettività, congiuntivo = soggettività; dipende invece per lo più, appunto, da fattori stilistici, per cui l’indicativo si usa negli scritti più informali, mentre il congiuntivo si usa in contesti più formali e letterari: quindi avrei potuto scrivere anche “non ditemi che cosa devo fare”)”.
Corretto?
Caro Massimiliano, è corretto, ma è più comune l’indicativo dopo il verbo “dire” alla forma affermativa (ditemi che cosa ne pensate).
ok, chiaro; mentre nella forma negativa (che sia un’oggettiva o un’interrogativa indiretta) perlopiù il congiuntivo (soprattutto nella subordinata oggettiva, visto nelle interrogative indirette potrebbe esserci più possibilità di scelta fra il congiuntivo e l’indicativo, relativamente anche al discorso stilistico e non solo che le ho riportato)?
Caro Massimiliano, esatto.
Anche in questa indiretta userei il congiuntivo, se nella principale c’è una forma negativa del verbo “dire”: “Non dico come si possa aprire”. È comunque altrettanto corretto, come interrogativa, l indicativo che, anche in forma negativa nella principale, risulta più comune: “Non dico come si può aprire”. O anche questa: ” Non dico come questa morte sia arrivata (corretto anche “è arrivata”)”.
È corretto?
Caro Massimiliano, è corretto.
“Le chiedevo se fosse corretto il periodo e se mi aiutasse ad analizzarlo” ; “le chiedevo” è la reggente che introduce un’interrogativa indiretta, introdotta dalla congiunzione “se”(“se fosse corretto il periodo” al congiuntivo); mentre “e se mi aiutasse ad analizzarlo” è sempre un’interrogativa indiretta (se vogliamo coordinativa). In più, se il tempo della reggente è al passato (chiedevo) nell’interrogativa indiretta avremo per esprimere contemporaneità rispetto alla reggente l’imperfetto indicativo (avrei potuto scrivere “era corretto” al passivo; e “aiutava”) o congiuntivo imperfetto (“fosse corretto” al passivo; e “aiutasse” nel nostro caso).
Corretto?
Caro Giuseppe, è corretto.
Immagino la faccia che stanno facendo
Immagino che faccia stiano facendo
…apparentemente le frasi sembrerebbero identiche; ma in realtà non è così… Intanto, a livello strutturale, nella prima il “che” introduce una subordinata relativa all indicativo (in quanto il fatto viene presentato come reale); nella seconda il “che (aggettivo interrogativo)” credo introduca un’ interrogativa indiretta (infatti potremmo sostituire il “che” aggettivo interrogativo con il “quale”: “immagino quale faccia stiano facendo”, che direttamente diventerebbe “che [quale] faccia stanno facendo?”) col verbo al congiuntivo rispetto al verbo della principale (“immagino”, che secondo me è considerabile come un verbo di percezione psicologica: “vedere fantasticando”) che regge il congiuntivo nell’indiretta.
…Poi un’ultima frase: “È palese che volesse chiedermi quanto avessi pagato quell orologio”; “È palese (principale in forma impersonale)”, “che volesse chiedermi (subordinata soggettiva)”, “quanto avessi pagato quell orologio (interrogativa indiretta esplicita)”.
Spero sia corretto; un saluto.
Caro Giovanni, è corretto.
“Non so se ci sarei andato” è un’interrogativa indiretta al condizionale, il quale sottolinea che quanto espresso nell’interrogativa indiretta è soggetto a una condizione, anche sottintesa: “non so se ci sarei andato (“se me lo avessero proposto”, condizione sottintesa)”. La stessa frase, come interrogativa diretta, diventerebbe “ci sarei andato?”.
Arrivederci
Caro Sergio, è esatto.
”Mi chiedevo se avrei potuto farlo (qualora ne avessi avuto l occasione)”.
”Mi chiedevo se io avessi potuto farlo”.
Sono corrette entrambe perché nelle interrogative indirette possiamo trovare sia il congiuntivo (per sottolineare il valore dubitativo della frase ed, nel caso della seconda frase, in riferimento ad un’eventualità al passato) sia il condizionale (per sottolineare che quanto espresso nell’interrogativa indiretta è soggetto ad una condizione, anche sottointesa, come nel primo caso). Chiaramente nella prima interrogativa l’azione è proiettata al futuro (al futuro nel passato: è qualcosa che mi chiedevo ieri a proposito di un evento che sarebbe avvenuto in futuro [ieri stesso, dopo alcune ore]); e in più è una domanda che mi pongo rispetto ad un evento non realizzato nel passato. Nella seconda interrogativa, quella col congiuntivo, e nonostante sembri simile alla prima al condizionale, intanto stiamo esprimendo anteriorità al passato (rispetto a quella al condizionale che invece esprime posteriorità, futuro nel passato), in più c’è una sfumatura di eventualità, ed infine è una domanda, anche qui, che mi pongo riguardo ad un evento passato.
Corretto?
Caro Francesco, è corretto.
1″voglio vedere quanto è bello”
2″voglio vedere quanto sia bello”
3″vorrei vedere quanto è bello”
4″vorrei vedere quanto sia bello”
5″volevo vedere quanto era bello”
6″volevo vedere quanto fosse bello”
…Sono tutte interrogative indirette; le prime quattro al presente, perché nella principale c’è un tempo presente (voglio, vorrei); le ultime due al passato, perché nella principale c’è un tempo passato (volevo). Per quanto riguarda la scelta tra l indicativo e il congiuntivo nelle indirette, dipende invece per lo più da fattori stilistici, per cui l’indicativo si usa negli scritti più informali, mentre il congiuntivo si usa in contesti più formali. Tuttavia, se l indiretta è retta da un verbo di percezione in forma affermativa (“vedere”, nei nostri casi) troveremo l’indicativo. Ho solo un dubbio, nella terza e nella quarta “vorrei” al condizionale presente nella principale, anche se verbo servile e legato intimamente all infinito “vedere”, e considerandolo come verbo che esprime volontà, non dovrebbe ammettere nell indiretta il congiuntivo imperfetto per indicare un rapporto di contemporaneità? “vorrei vedere (adesso quanto (adesso) fosse bello”…
Cara Luisa, esatto, è necessario usare il congiuntivo imperfetto (vorrei vedere quanto fosse bello).
Allora, ricapitoliamo; nonostante l esattezza del congiuntivo imperfetto nell indiretta ”vorrei vedere (quanto fosse bello)”, credo che siano corrette anche le altre alternative: e cioè ”vorrei vedere quanto è bello” e ”vorrei vedere quanto sia bello”. Intanto perché nella principale (”vorrei vedere”) compare una forma di cortesia, che attenua il tono diretto della richiesta, realizzabile in vari gradi a scalare (Voglio vedere, vedo, vedrei) grazie all’introduzione del verbo modale ”volere” e all’adozione del condizionale; e in dipendenza da un condizionale (qui di cortesia, equivalente, di fatto, a un presente indicativo [voglio] più “gentile”),l’interrogativa indiretta esplicita seleziona il modo, tra congiuntivo e indicativo, a seconda della maggiore o minore ricercatezza stilistica: in questi casi la proposizione introdotta da ”quanto” è appunto un’ interrogativa indiretta; e pertanto ammette la costruzione anche con l indicativo presente (se in riferimento ad un contesto presente, e se l indiretta presenta un’azione come più certa, probabile od opportuna = stile standard), e con il congiuntivo presente (se in riferimento ad un contesto presente, se l indiretta presenta un’azione come meno certa, meno realizzabile, forse meno lecita o adeguata, e se vogliamo mettere maggiore distanza formale tra l emittente e l interlocutore = stile elevato).
Per quanto riguarda invece l indiretta al congiuntivo imperfetto (”quanto fosse bello”), aggiungerei che la scelta può dipendere da più fattori: se vogliamo dare una leggera variazione nel senso temporale alla frase (”Vorrei vedere [adesso] quanto [in generale] fosse bello”) o se vogliamo accentuare il valore di incertezza sulla possibilità espressa dall’emittente.
Giusto?
Cara Luisa, quando l’interrogativa indiretta è retta da un verbo di percezione in forma affermativa troveremo l’indicativo, nelle frasi che mi proponi userei preferibilmente questo modo verbale.
Ok, quindi:
1″voglio vedere quanto è bello” (indicativo, vedere è alla forma affermativa)
2″vorrei vedere quanto è bello” (indicativo, vedere è alla forma affermativa)
3″volevo vedere quanto era bello” (indicativo, vedere è alla forma affermativa).
Tuttavia crede che in generale i miei ultimi ragionamenti siano corretti? Io penso di sì.
Sono corretti.
.. se l indiretta è retta da un verbo di percezione in forma affermativa troveremo l’indicativo: “Ora sentiamo cosa che pensano (e non “pensino” al congiuntivo)”.
va bene?
Caro Silvio, è esatto.
“Mi ha chiesto (in passato) se (ancora prima) avessi portato i documenti” è un’interrogativa indiretta totale introdotta dal “se” al congiuntivo trapassato esprimente anteriorità (ma avremmo potuto utilizzare anche il trapassato prossimo “avevo portato” ). È un’interrogativa indiretta totale perché lasciata aperta a due possibili valori, uno affermativo e uno negativo: avevo portato i documenti o non avevo portato i documenti (o si o no, li ho portati o non li ho portati).
Corretto?
Caro Luigi, è corretto.
non so se loro vogliano che io vada via
non so se loro vogliano che io vada via
non so = principale
se loro vogliono/vogliano = interrogativa indiretta
che io vada via = subordinata oggettiva esplicita
…per quanto riguarda l interrogativa indiretta, potremmo utilizzare sia l indicativo (vogliono) sia il congiuntivo (vogliano), in quanto la stessa è retta dal presente di “sapere” alla forma negativa (e quindi possiamo scegliere tra l indicativo e il congiuntivo). Personalmente, per evitare di ripetere il congiuntivo, utilizzerei l indicativo nell indiretta (se loro vogliono), e chiaramente il congiuntivo nella subordinata oggettiva (che io vada via), retta da un verbo esprimente volontà (vogliono) nell interrogativa indiretta.
Sono certo che è vero.
Caro Filippo Maria, i tuoi ragionamenti sono corretti.
Di nuovo prof; nella frase “È giusto che tu sappia quanto ti voglio bene” farò l’analisi: “È giusto”, proposizione principale (con una forma impersonale); “che tu sappia”, subordinata soggettiva al congiuntivo, retta dalla principale “È giusto” (forma impersonale che in questo caso regge il congiuntivo nella subordinata); “quanto ti voglio bene”, interrogativa indiretta retta dalla reggente “che tu sappia”, la quale ha il verbo “sapere” che, insieme a “quanto” (avverbio con il significato di “in che quantità, misura o intensità”), introduce l’indiretta all’indicativo, in quanto il verbo “sapere” (“sappia” nel nostro caso) nella reggente è in forma affermativa e comunque al congiuntivo presente (certo, nel post si legge che “se l’indiretta è retta dal presente indicativo del verbo sapere solitamente c’è l’indicativo”; d’altronde nel nostro caso, al contrario, c’è il congiuntivo presente, il quale però credo che possa svolgere la stessa funzione nella scelta tra l’indicativo [“voglio”] e il congiuntivo [“voglia”] nell’indiretta). Ovviamente, dal mio punto di vista, il congiuntivo “voglia” è altrettanto corretto; proprio perché ci troviamo di fronte ad un’indiretta, nella quale siamo liberi di scegliere, anche stilisticamente, e in questo caso specifico, tra il congiuntivo e l indicativo.
Mi sembra corretto…
Caro Filippo Maria, è corretto.
Voglio capire chi c’è alla cassa
Voglio capire chi ci sia alla cassa
Volevo capire chi c’era alla cassa
Volevo capire chi ci fosse alla cassa
…Nelle indirette rette da un verbo in forma affermativa come “capire”, dobbiamo seguire le regole, per fare un esempio, secondo le quali “…se l’interrogativa indiretta è retta da una forma affermativa del verbo “dire” troveremo l’indicativo o se è retta da un verbo di percezione (“capire” non è di percezione) in forma affermativa troveremo l’indicativo”; oppure, in questo caso, possiamo scegliere tra l indicativo (c’è, c’era) e il congiuntivo (ci sia, ci fosse). Secondo me, con il verbo “capire” in forma affermativa (e ancora di più forma negativa) possiamo scegliere tra l indicativo e il congiuntivo (quindi libera scelta).
Lei cosa ne pensa?
Ora che ci penso, per quanto riguarda il verbo “capire” in forma affermativa che introduce un’indiretta, credo che siano intanto corretti sia l indicativo sia il congiuntivo; personalmente, sceglierei il congiuntivo perché “capire”, d’altronde, significa “cercare di comprendere qualcosa, di cui sappiamo poco, di cui siamo anche incerti (ecco il congiuntivo=incertezza). In forma negativa sceglierei sempre il congiuntivo perché “non capire” esprime proprio incertezza, non comprensione ecc: “Non capisco chi sia”; “Non capivo chi fosse”. Chiudo dicendo che comunque l indicativo è altrettanto corretto nelle indirette, e nei nostri casi.
Caro Libero, il tuo ragionamento è corretto.
Salve, sono sempre io, Filippo Maria.
1 “Volevo sapere se era/fosse disponibile”
2 “Vorrei sapere se è/sia disponibile”
3 “Voglio sapere se è/sia disponibile”
Nell articolo si legge “…se l’indiretta è retta dal presente indicativo del verbo “sapere” solitamente c’è l’indicativo. Ragion per cui nella terza frase credo che sia corretto l indicativo (ma non escluderei totalmente il congiuntivo), in quanto il modale “voglio”, che costituisce un solo predicato verbale con il verbo all’infinito da loro retto, e strettamente legato al verbo “sapere”, cui facciamo riferimento nell’indiretta stessa per la scelta tra l indicativo e il congiuntivo (e al limite anche il condizionale), è al presente indicativo (“Voglio” [modale, ma presente indicativo] + “Sapere”);
…e ancora “…se il presente di “sapere” è alla forma negativa o se “sapere” è al passato possiamo avere sia l’indicativo sia il congiuntivo; infatti nella prima frase, per lo stesso discorso relativo al verbo modale strettamente legato al verbo “sapere”, cui facciamo riferimento per la scelta tra il congiuntivo, l indicativo e il condizionale, sono corrette entrambe le soluzioni (era/fosse). Per quanto riguarda la seconda frase, ove abbiamo il verbo modale al condizionale (vorrei), entrambe le soluzioni sono corrette (il congiuntivo è più formale); perché il verbo della reggente (‘’Vorrei”+”sapere”), nonostante indichi ‘’necessità e occorrenza’’, alla stregua quindi dei verbi indicanti volontà, desiderio, opportunità e simili, implica che l’evento della subordinata indiretta sia presente o futuro: e quindi “è disponibile” e “sia disponibile” sono le uniche forma corrette in questo caso (si noti che la preferenza per il congiuntivo imperfetto “fosse” nella completiva indiretta è a sua volta dovuta al modello del periodo ipotetico, nel quale il condizionale presente è di norma associato proprio al congiuntivo imperfetto; tuttavia, non mi spingerei fino a definire sbagliato il congiuntivo imperfetto nella proposizione indiretta, retta da un condizionale: vero è, infatti, che il modello del periodo ipotetico è forte e che molti parlanti attribuiscono all’imperfetto, per via di questo modello, un maggiore grado di ipoteticità, di genericità, nella indiretta, rispetto al presente).
Insomma, nella seconda frase, l’indicativo presenta una possibilità (è disponibile) come più certa, probabile od opportuna; il congiuntivo (sia disponibile) come meno certa, meno realizzabile, forse meno lecita o adeguata: e, visto che ci riferiamo al presente con il modale “vorrei” (+sapere), si può usare sia l’indicativo (meno formale) che il congiuntivo (più formale).
Quindi le frasi corrette sono:
1 “Volevo sapere se era/fosse disponibile” (userei “era” per esprimere come più certa, probabile od opportuna la richiesta; il congiuntivo come meno certa, meno realizzabile, forse meno lecita o adeguata)
2 “Vorrei sapere se è/sia disponibile” (anche qui userei “è” per esprimere come più certa, probabile od opportuna la richiesta; il congiuntivo “sia” come meno certa, meno realizzabile, forse meno lecita o adeguata; e quel condizionale nella reggente rende la richiesta più cortese; al limite, anche se come ho detto non lo preferisco, il congiuntivo imperfetto “fosse” per dare alla richiesta indeterminatezza, fare una richiesta non tanto per il momento presente, ma in generale)
3 “Voglio sapere se è/sia disponibile” (qui, come ho detto prima, credo che sia corretto l indicativo [ma non escluderei totalmente il congiuntivo], in quanto il modale “voglio”, strettamente legato al verbo “sapere”, cui facciamo riferimento per la scelta tra l indicativo e il congiuntivo [e al limite anche il condizionale] nell’indiretta stessa, è al presente indicativo “voglio [modale, ma presente indicativo] + sapere”. In più quel “voglio” nella reggente esprime piu che una richiesta, una sorta di ordine, o comunque una richiesta più drastica).
Tutto corretto?
Caro Alessandro, tutto corretto.
e aggiungo, per completare, questa:
“Voleva sapere cosa avessimo (ma anche “avevamo”) fatto da mangiare”
Giusto?
Caro Alessandro, è corretto.
Salve, nella frase, trovata in rete, “Non mi ricordo se gli sparò lui o se fece fare il lavoro sporco a qualcun altro”, la quale dovrebbe essere un’interrogativa indiretta (in cui il verbo può essere all’indicativo, al congiuntivo o al condizionale) introdotta dal “se”, è corretto ( o comunque accettabile) il passato remoto per esprimere anteriorità? D’altronde, nell articolo relativo alle indrette, si legge che se il tempo della reggente è al presente (Non mi ricordo) nell’interrogativa indiretta avremo, per esprimere anteriorità rispetto alla reggente, l’indicativo passato prossimo, il congiuntivo passato e meno frequentemente l’imperfetto indicativo o congiuntivo; ma di passato remoto (sparò, fece) non v’è traccia, neanche con il tempo della reggente al passato (Non mi ricordavo). Ciononostante, il passato remoto fa parte comunque del modo indicativo, quindi credo che sia accettabile per esprimere anteriorità. Diversamente, se il passato remoto non dovesse essere ammesso, riscriverei la stessa frase, ma seguendo le regole da lei scritte: “Non mi ricordo se abbia sparato (o “ha sparato”) lui o se abbia fatto fare (o “ha fatto fare”) il lavoro sporco a qualcun altro”. E al passato: “Non mi ricordavo se avesse sparato (o “aveva sparato”) lui o se avesse fatto fare (o “aveva fatto fare”) il lavoro sporco a qualcun altro”.
Caro Iacopo. è corretto usare il passato remoto.
Perfetto; e oltre al passato remoto, potrei scrivere la stessa frase, ma seguendo le regole da lei scritte? “Non mi ricordo se abbia sparato (o “ha sparato”) lui o se abbia fatto fare (o “ha fatto fare”) il lavoro sporco a qualcun altro”. E al passato: “Non mi ricordavo se avesse sparato (o “aveva sparato”) lui o se avesse fatto fare (o “aveva fatto fare”) il lavoro sporco a qualcun altro”.
Caro Iacopo, è esatto.
..se è retta (l indiretta) dal presente indicativo del verbo sapere solitamente c’è l’indicativo:
“Sai veramente che cosa stai guardando”
…in modo diretto: “che cosa stai guardando?” oppure estesa: “Sai veramente che cosa stai guardando?”
Caro Giovanni, è corretto.
“Mi chiedo/chiedevo se…”
1″Mi chiedo se le va (o “vada”) di uscire” (contemporaneità)
2″Mi chiedo se le è andato (o “sia andato” o “andava” o “andasse”) di uscire” (anteriorità)
3″Mi chiedo se le andrà (o “va” o “vada”) di uscire” (posteriorità)
4″Mi chiedo se le andrebbe di uscire” (il verbo al condizionale sottolinea che quanto espresso nell’interrogativa indiretta è soggetto ad una condizione, ed è molto formale)
1″Mi chiedevo se le andava (o “andasse”) di uscire” (contemporaneità)
2″Mi chiedevo se le era andato (o “fosse andato”) di uscire” (anteriorità)
3″Mi chiedevo se le sarebbe andato (o “andava”) di uscire” (posteriorità; il verbo al condizionale, che oltretutto coincide con il condizionale passato per la posteriorità al passato, sottolinea, anche qui, che quanto espresso nell’interrogativa indiretta è soggetto ad una condizione, ed è molto formale).
Spero sia esatto
Caro Filippo Maria, 2- Mi chiedo se le andava o andasse di uscire (anteriorità).
Ok, per il resto, insieme a questa correzione, è tutto ok?
Sì.
“Non so chi fosse”, l’indiretta esprime anteriorità con valore durativo, rispetto alla principale al presente
Esatto.
“Mi chiedo che cosa faremo”, è un’interrogativa indiretta esprimente posteriorità; possiamo anche usare il condizionale, il quale sottolinea che quanto espresso nell’interrogativa indiretta è soggetto a una condizione: “Mi chiedo che cosa faremmo (qualora prendessimo parte alla cosa)”.
Va bene?
Caro Federico, è esatto.
“È palese che” regge l indicativo? d’altronde “palese” significherebbe anche “chiaro”, ecc.
“È palese che è stolto”
Caro Adriano, sì, regge l’indicativo.
…se è retta l indiretta da un verbo di percezione in forma affermativa troveremo l’indicativo:
1) Ho visto che cosa ha fatto
…se è retta da un verbo di percezione in forma negativa troveremo il congiuntivo (ma l’indicativo non è comunque scorretto):
2) Non ho visto che cosa abbia (ha) fatto
…se è retta da un verbo che rinvia al significato di «conoscere» e «non conoscere» possiamo utilizzare sia l indicativo sia il congiuntivo:
1) Non ricordo se si dica così o meno
2) Non ricordo se si dice così o meno
…Penultima frase, ma non come interrogativa indiretta, bensì come subordinata oggettiva:
1) Non sapevo che avessero quel giocatore in squadra
..si usa il congiuntivo perché “non sapere” esprime incertezza ed in forma negativa.
…Ultima frase; in relazione all indiretta; se il presente di sapere è alla forma negativa o se sapere è al passato possiamo avere sia l’indicativo sia il congiuntivo:
1)Non so se lo sapete, ma ieri sono stato al mare
2)Non so se lo sappiate, ma ieri sono stato al mare (chiaramente l indicativo è più comune)
Mi auguro sia tutto corretto.
Caro Pierluigi, è tutto corretto.
“Se sapessi con chi sto parlando, ve ne sarei grato”.
“Se sapessi, ve ne sarei grato”, periodo ipotetico della possibilità; “con chi sto parlando”, interrogativa indiretta, retta dal verbo “sapere” (nella protasi), che, esprimente giudizio o percezione, e in forma affermativa, regge l indicativo (sto parlando).
Caro Carlo, è esatto.
Buongiorno,
in un gruppo di lingua italiana si è commentata la frase seguente: “Mi hai chiesto se ti ami”, bollando l’uso del congiuntivo come errore abbastanza grave.Qual è la regola di riferimento in questo caso?
Cara Maria, se vuoi esprimere posteriorità puoi usare sia il condizionale passato sia l’indicativo imperfetto: “mi hai chiesto se ti amavo”.
Un saluto
Buongiorno,
in un gruppo di grammatica si è commentata la frase seguente: “Mi hai chiesto se ti ami”, bollando l’uso del congiuntivo come errore.Possiamo quindi dire che la regola di riferimento preveda l’indicativo, trattandosi di posteriorità rispetto alla reggente? O il motivo è un altro?
Cara Maria, se vuoi esprimere posteriorità puoi usare sia il condizionale passato sia l’indicativo imperfetto: “mi hai chiesto se ti amavo”.
Un saluto
Mi sembra possibile questa frase, almeno colloquialmente: “Non ricordo quanto costano questi pantaloni.”
Caro Pere, la frase che mi proponi è corretta.
“C’era stato chiesto se avremmo potuto contattarlo”… è un’interrogativa indiretta esprimente posteriorità e al condizionale passato per sottolineare che quanto espresso nell’interrogativa indiretta è soggetto ad una condizione (“C’era stato chiesto se avremmo potuto contattarlo, qualora avessimo accettato, ecc”).
Mi sembra esatto…
Caro Francesco, è esatto.
“Non so se li conosciate” è un’interrogativa indiretta, e come tale potremmo usare anche l indicativo “conoscete”. Analisi: “Non so”, principale; “se li conosciate (o conoscete), interrogativa indiretta.
Esatto?
Caro Giuseppe, è esatto.
“I soldati non potevano dire perché fossero fuggiti” è un’interrogativa indiretta e con “dire” in forma negativa possiamo utilizzare o il congiuntivo (fossero fuggiti) o l indicativo (erano fuggiti). Poi penso anche che i verbi “valutare” e “considerare” (nel senso appunto di “Considerare, esaminare rigorosamente ai fini di un giudizio complessivo”) possano reggere delle indirette (nei casi seguenti indirette totali): “Valuta se sia giusto vendere delle cose” e “Considera se sia logico o meno” (anche in questo caso come indirette possiamo scegliere tra l indicativo “è” o il congiuntivo “sia”).
Spero sia tutto corretto…
Caro Lauro, è tutto corretto.
…se è retta da un verbo di percezione in forma NEGATIVA possiamo trovare anche il: “Non vedo perché tu non debba farlo”; ma anche il condizionale: “Non vedo perché non dovresti farlo”.
Vero?
Cara Cristina, è esatto.
Anche qui: “Non ho visto neanche che squadra abbia” è un’indiretta al congiuntivo perché nella principale c’è sì il verbo “vedere’, ma in forma negativa. Al contrario, “vedere” in forma affermativa nella principale richiede nella subordinata l’indicativo: “Abbiamo visto cosa hai fatto”.
Esatto?
Esatto.
“Abbiamo deciso quali fossero le nostre prerogative”; “quali fossero le nostre prerogative” è un’interrogativa indiretta, retta dal verbo “decidere” nella principale (infatti i verbi, nella principale, che rinviano al significato di “decidere”: decidere, determinare, essere d’accordo, ecc, reggono una subordinata indiretta) e retta dal pronome interrogativo “quale”. Ho usato il congiuntivo “fossero”, ma avrei potuto scegliere anche l’indicativo “erano” (in questo caso la scelta tra l’indicativo e il congiuntivo è libera).
Mi sembra corretto
Caro Filippo Maria, è corretto.
Salve, se non sbaglio la frase “Difficile dire se potesse/poteva fare meglio” è un’interrogativa indiretta. Ora, per quanto riguarda la scelta verbale nell’indiretta stessa, è vero che si legge “Se l’interrogativa indiretta è retta da una forma affermativa del verbo “dire” troveremo l’indicativo (un po’ come nel nostro esempio iniziale). D’altronde l’aggettivo “difficile” nella principale, nella quale è sottinteso il verbo essere “è”, dà una sfumatura di incertezza all’intero periodo; di conseguenza, nell’indiretta, utilizzerei, come poi ho sentito, il congiuntivo “potesse”, ma anche l’indicativo “poteva” non è da ritenersi sbagliato.
Caro Luca, è esatto.
Buongiorno Prof.ssa,
ho letto in un libro la seguente frase:
“Avrai sentito parlare di cosa sia la felicità”.
E’corretta, specie con riferimento al congiuntivo sia?
La ringrazio.
Caro Giacomo, la frase è corretta.
A presto
“Credo che nessuno sappia perché ci sono/siano le strisce pedonali”
…il “perché” introduce un’interrogativa indiretta e quindi possiamo usare o il congiuntivo “siano” o l’indicativo “sono” (d’altronde il congiuntivo è favorito dal verbo “sapere”, accompagnato dal pronome indefinito “nessuno”, che darebbe un senso di “non sapere” all’intero periodo, e quindi una forma negativa, nella subordinata di primo grado). Infatti l’analisi è la seguente: “Credo”, principale; “che nessuno sappia”, subordinata oggettiva di primo grado; “perché ci sono/siano (libera scelta essendo un’interrogativa) le strisce pedonali”, interrogativa indiretta di secondo grado.
Esatto?
Caro Riccardo, è esatto.
“Pensi che io non sappia cosa sia quella cosa”
Stesso discorso per questa: “Pensi”, principale; “che io non sappia”, subordinata oggettiva di primo grado; “cosa sia (ma anche “è”) quella cosa”, subordinata indiretta di secondo grado (libera scelta tra “sia” ed “è” essendo un’interrogativa indiretta, retta dal verbo “sapere” che può reggere appunto un’indiretta).
Penso sia giusto
Caro Riccardo, è corretto.
“Voglio sapere che fine ha/abbia fatto”, come interrogativa indiretta sono corretti sia l’indicativo “ha fatto” sia “abbia fatto”; forse con una piccola preferenza per l’indicativo…
Giusto?
Cara Federica, è giusto.
per esprimere anteriorità rispetto alla reggente l’indicativo passato prossimo, il congiuntivo passato e meno frequentemente l’imperfetto indicativo o congiuntivo:
“Non ricordo nemmeno come fosse la vita prima di…”, è un’interrogativa indiretta con valore durativo e al congiuntivo imperfetto “fosse”; ma avremmo potuto scrivere anche “era”.
Va bene?
Caro Giacomo, è corretto.
Se è retta, l’indiretta, da un verbo di percezione in forma affermativa troveremo l’indicativo: “abbiamo visto cosa hai fatto”; al contrario, in forma negativa, è possibile anche il congiuntivo: “Non vedo come tu possa dire certe cose” (anche l’indicativo “puoi” è altrettanto corretto).
Esatto?
Caro Marco, è esatto.
REGGENZA DELL’INTERROGATIVA INDIRETTA:
L’espressione “Fare attenzione”, secondo me, può reggere un’interrogativa indiretta, in quanto rientra nella categoria dei verbi di percezione come vedere, guardare, osservare, badare (di cui “fare attenzione” è un sinonimo), ecc; e se l’indiretta, in aggiunta, è retta da un verbo di percezione in forma affermativa, nella reggente, troveremo l’indicativo: “Fai attenzione a dove tu metti i piedi”; anche se non credo che sia totalmente errato l’uso del congiuntivo:”Fai attenzione a dove tu metta i piedi.
Corretto?
Caro Filippo Maria, “fare attenzione” può reggere un’interrogativa indiretta con indicativo.
Però in forma negativa, anche se inusuale, il congiuntivo è plausibile: “Non fare attenzione a dove tu metta i piedi”.
Vero?
Caro Filippo Maria, non mi sembra che il congiuntivo in questo caso sia plausibile, non lo useresti mai in una frase del genere.
1) “Tutti noi ci siamo chiesti come sarebbero i giocatori senza denti”
2) “Mi sono chiesto dove fossero i romani”
…Allora, entrambi i periodi contengono un’interrogativa indiretta. Nell’indiretta della prima frase usiamo il condizionale “sarebbero” per sottolineare che quanto espresso nell’interrogativa stessa è soggetto ad una condizione (anche sottintesa): d’altronde il condizionale, in questo caso, è del tutto a suo agio, in quanto la subordinata indiretta (“…come sarebbero i giocatori”) è come se rappresentasse l’apodosi di un periodo ipotetico con protasi non espressa, oppure in parte espressa: infatti nell’indiretta stessa la locuzione “senza denti” sta a significare “se i giocatori non avessero i denti…”). Mentre nella seconda indiretta usiamo il congiuntivo imperfetto “fossero” (ma potremmo usare anche l’imperfetto indicativo “erano”) in quanto stiamo esprimendo contemporaneità al passato rispetto alla principale (“Mi sono chiesto”) che è al passato prossimo del verbo pronominale transitivo “chiedersi”.
Mi sembra corretto…
Caro Filippo, il tuo ragionamento è corretto.
1) Con nonno non sapevi che cosa pensare
2) mi sono impratichito con il tipo di mansione
3) mi impratichisco con il tipo di mansione
la prima è un’interrogativa indiretta implicita. Nella seconda e nella terza “impratichirsi” è un intransitivo pronominale con il significato di “Prendere pratica, acquisire una sufficiente capacità con un esercizio assiduo”
Giusto?
Caro Filippo Maria, è giusto.
“perché non chiedete a tizio se andrebbe mai ad allenare quella squadra”
…è un’interrogativa indiretta totale e al condizionale per sottolineare che quanto espresso nell’interrogativa indiretta è soggetto a una condizione, anche sottintesa (nel nostro esempio “qualora glielo proponessero”).
Corretto?
Caro Filippo Maria, è corretto.
se il tempo della reggente è al passato, nell’interrogativa indiretta avremo, per esprimere contemporaneità rispetto alla reggente, l’imperfetto indicativo o congiuntivo: “Mi chiedevo perché fossero così semplici (ma anche “erano”)”.
Giusto?
Cara Laura, è giusto.
“Non sapeva se sarei ritornato” è un’interrogativa indiretta introdotta dal “se” e al condizionale per sottolineare che quanto espresso nell’interrogativa indiretta è soggetto a una condizione, anche sottintesa (es., “qualora glielo avessero domandato”).
È esatto?
Caro Davide, è esatto.
per esprimere posteriorità rispetto alla reggente il condizionale passato:
1)non sapevo che orari avrei fatto (interrogativa indiretta)
penso sia esatto…
Caro Sergio, è corretto.
Interrogativa indiretta:
1) “Ci vorrebbe, tra di voi, una pausa di riflessione per capire se siate fatti l’uno per l’altra”
…il verbo “capire”, insieme al “se”, introduce un’indiretta al congiuntivo “siate fatti”; potevamo dire anche “siete fatti”.
Mi sembra giusto…
Cara Domenica, è giusto.
Interrogative indirette:
1)”Mi domando che età abbia (ma anche “ha”)”, è un’indiretta al presente ed esprime contemporaneità al presente
2) “Mi domandavo che età avesse (ma anche “aveva”), è un’indiretta al passato ed esprime contemporaneità al passato.
3) Con valore durativo: “Mi domando che età avesse”, è un’indiretta, con valore durativo che esprime anteriorità rispetto alla principale al presente. Altrimenti avremmo potuto scrivere “Mi domando che età abbia avuto” in cui l’indiretta esprime anteriorità, però in riferimento ad un evento terminato e non durativo.
Penso sia tutto ok
Caro Claudio, è tutto giusto.
“Non so se ve lo ricordiate” è un’indiretta e come tale possiamo utilizzare anche “ricordate”. Il “ve” è la forma che “vi” assume dvanti a “lo”, il quale ha valore di complemento oggetto e significa “lui, esso”, riferito a persona o a cosa; e cioè “Non so se ricordiate lui, esso”. Al contrario, “ve” ha valore pleonastico perché potremmo scrivere anche “Non so se lo ricordiate” e cioè “Non so se ricordiate lui, esso”.
Penso sia ok…
Rettifico, allora confermo che “Non so se ve lo ricordiate” è ovviamente un’indiretta e come tale possiamo utilizzare anche “ricordate”. Confermo anche che “ve” è la forma che “vi” assume davanti a “lo”, il quale, giustamente, ha valore di complemento oggetto e significa “lui, esso”, riferito a persona o a cosa: e cioè “Non so se voi vi ricordiate lui, esso”. Qui, ora, volevo rettificare, dicendo che il “ve” non ha, come ho detto precedentemente, valore pleonastico, ma, come parte integrante del verbo pronominale transitivo “ricordarsi”, ha valore di complemento di termine o di vantaggio (a sé, per sé); infatti nei verbi pronominali transitivi (detti anche riflessivi apparenti) le particelle, oltre a svolgere la funzione di complemento di termine o di vantaggio, presentano un complemento oggetto che nel nostro esempio è “lo” che equivale a “lui, esso”: è come se scrivessi “Non so se voi ricordiate a voi stessi (vi) lui, esso (lo)”.
Ora penso sia giusto
Sì, è corretto.
efficace, competente ed esausitivo. grazie
Caro Ferdinando, grazie per il gentile commento; se hai dubbi o domande, non esitare a scrivemi.
A presto
1)”Vorrei sapere che cosa si siano detti dopo” (e non “si fossero detti”)
In primo luogo, “che cosa”, preceduto da “vorrei” (verbo modale al condizionale) + “sapere” (da cui può dipendere un’indiretta), introduce appunto una subordinata indiretta, nella quale il verbo è “darsi” e significa “Di due o più persone, scambiarsi reciprocamente parole”. Per quanto riguarda, sempre relativamente al nostro esempio, la scelta del tempo e del modo verbale nella completiva indiretta, bisogna ragionare nel seguente modo: l’espressione verbale “Vorrei”+”sapere” della principale-reggente, nonostante indichi, grazie al modale “vorrei”, ‘’necessità e occorrenza’’, alla stregua quindi dei verbi indicanti “volontà, desiderio, opportunità e simili” (verbi che richiederebbero il congiuntivo imperfetto o trapassato d’accordo in una subordinata, ma a condizione che sia un’oggettiva), implica che l’evento della subordinata indiretta sia al congiuntivo passato o al passato prossimo (e non al trapassato congiuntivo), in quanto l’indiretta dipende da un verbo, della principale-reggente, al presente: e cioè “Vorrei sapere (oggi, adesso, in questo istante) che cosa (ieri o in passato) si siano detti (o “si sono detti”)”. In questo caso sarebbe scorretto il congiuntivo trapassato (che invece starebbe a suo agio, qualora dipendesse da un verbo al passato, ad esempio il condizionale passato, nella principale-reggente); e si noti che la preferenza, sempre nella nostra frase d’esempio, per il congiuntivo trapassato “si fossero detti ” nella completiva indiretta è a sua volta dovuta al modello del periodo ipotetico, nel quale il condizionale presente è di norma associato proprio al congiuntivo imperfetto o a quello trapassato: è come se dicessimo “Se si fossero detti qualcosa dopo, vorrei saperlo oggi (ma anche “avrei voluto saperlo”). In sostanza, come si legge in un suo articolo dedicato alla scelta dei tempi e dei modi verbali in un’indiretta, se il tempo della reggente è al presente (o al futuro), nell’interrogativa indiretta avremo, per esprimere anteriorità rispetto alla reggente, l’indicativo passato prossimo, il congiuntivo passato (e meno frequentemente l’imperfetto indicativo o congiuntivo). E tal proposito, se volessimo esprimere anteriorità con valore durativo rispetto ad un evento presente della reggente, potremmo utilizzare il congiuntivo imperfetto “si dicessero”: “Vorrei sapere (oggi) che cosa (ieri o in passato con valore durativo) si dicessero”. Insomma, il condizionale presente “vorrei” (+ “sapere”) della principale indica soprattutto il desiderio o la possibilità di sapere in questo istante, e quindi al momento dell’enunciazione, come un fatto si sia compiuto, in dipendenza dell’avveramento di certe condizioni, nel passato; di conseguenza, nel caso della nostra frase, il congiuntivo passato, il passato prossimo (o il congiuntivo imperfetto e l’indicativo imperfetto) sono le uniche soluzioni possibili per esprimere anteriorità. Invece se volessimo, in finale, usare il congiuntivo trapassato nell’indiretta per esprimere anteriorità, dovremmo adottare un tempo passato (ad esempio il condizionale passato) per la principale-reggente: “Avrei voluto sapere (ieri) che cosa (prima di ieri) si fossero detti”. E a riprova di ciò, come si legge sempre nel suo articolo, “se il tempo della reggente è al passato nell’interrogativa indiretta avremo, per esprimere anteriorità rispetto alla reggente, l’indicativo trapassato prossimo o il congiuntivo trapassato.
Penso sia corretto
Caro Filippo Maria, è corretto.
Interrogativa indiretta:
1)”Non ricordavo dove avesse messo (ma anche “aveva messo”) la macchina”
…”Ricordare” rientra nella categoria dei verbi che reggono un’indiretta, in cui è possibile scegliere il congiuntivo o l’indicativo, come nell’esempio…
Penso sia corretto…
Sì, è corretto.
Salve, avrei bisogno di capire i tempi espressi in questa frase: Paolo e Anna ieri sono stati in hotel; avranno pagato il loro debiti?
La prima parte è chiaro che troviamo il passato prossimo ma nella domanda della seconda parte corrisponde il futuro anteriore?? Grazie
Caro Roberto, in questo caso il futuro anteriore esprime un dubbio o un’incertezza, nella lingua parlata questo è l’uso del futuro anteriore più frequente. Per ripassare questo tempo verbale ti consiglio di leggere qui: https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2011/05/05/il-futuro-anteriore/
A presto
1)”La signora non mi permette di affiggerli (es. “dei volantini”)”
…Il verbo è “affiggere” e significa, transitivamente, “Attaccare in luogo pubblico”. Nella frase “li” significa “essi” e funge da complemento oggetto.
2)”Ma dove guarda, scusi?”, “Mi ci mette la salsa sopra?”, “Mi ci metta la salsa sopra!”
…Quando ci si rivolge a persone di riguardo o con le quali non si ha particolare familiarità, possiamo usare, come nei primi due esempi, o la terza persona singolare dell’indicativo presente di un verbo (“guarda” e “mette”). Diversamente, se vogliamo impartire un ordine (sempre rivolgendosi a persone di riguardo o con le quali non si ha particolare familiarità) useremo il congiuntivo esortativo, e quindi il congiuntivo presente, come nel terzo esempio (“metta”).
3)”Forse si è incastrato qualcosa nel motore”
…”Qualcosa” non è femminile (nonostante “cosa” lo sia), ma neutro e viene usualmente concordato al maschile. Di conseguenza, “qualcosa” richiede la concordanza al maschile, anche con il participio passato (nonostante la presenza di “cosa” nella parola possa trarre in inganno). A onor del vero, però, quando “Qualcosa” regge un verbo al tempo composto, il participio passato del verbo può avere la concordanza sia al maschile (preferibile) genere grammaticale del pronome, sia al femminile di ‘cosa” (meno prevalente). In definitiva, l’uno e l’altro accordo vanno bene (il femminile non è errato), ma l’accordo al maschile, in quanto sancito dalla lingua tradizionale, va meglio. Ah, se, però, ad esempio, il participio precede, si usa quasi sempre il maschile (“Forse si è incastratO qualcosa nel motore”).
4)”Tizio si è rubato (ma anche “rubata”) la macchina”
…Il verbo è il transitivo pronominale “rubarsi”. E se c’è un verbo riflessivo apparente (quindi transitivo pronominale) e la costruzione è personale (“Tizio”) il participio può concordare in genere e in numero sia (più spesso) con il soggetto: “Tizio si è rubato la macchina”; sia con l’oggetto diretto: “Tizio si è rubata la macchina”.
5)”Eppure non ho mai trovato tanta fede nel popolo di Israele”
…Con l’ausiliare “avere” il participio rimane di solito invariato (in -o), se l’oggetto (“tanta fede” è il complemento oggetto infatti) è dopo il verbo solitamente non c’è concordanza. Meno prevalente, ma altrettanto corretto, la concordanza con l’oggetto: “Eppure non ho mai trovatA tanta fede nel popolo di Israele”.
6)Lei dice: “Tizio mi ha bloccata”
…Se l’oggetto precede il verbo ed è costituito da un pronome atono diverso da quelli del punto precedente il participio può concordare o rimanere invariato. Quindi lei può dire o “Tizio mi ha bloccata (e trovare quindi l’accordo al femminile)” oppure “Tizio mi ha bloccato (e rimanere quindi invariato in-o).
7)”Ci hanno tirato una bomba”
…Con l’ausiliare “avere” il participio rimane di solito invariato (in -o), se l’oggetto (“una bomba” è il complemento oggetto; da non confondere con “ci” che funge invece da complemento indiretto e significa “a noi”) è dopo il verbo solitamente non c’è concordanza (”…hanno tirato una bomba”). Meno prevalente, ma altrettanto corretto, la concordanza con l’oggetto: “Ci hanno tiratA una bomba”.
8)”I cani sono la mia passione”
…Quando il soggetto è plurale (“I cani”) e il nome del predicato è singolare (“la mia passione”), il verbo (la copula “essere”) difficilmente va al singolare, bensì al plurale (“sono”); quindi, favorendo l’accordo col soggetto, scriveremo “I cani sono la mia passione”.
9)”Non ricordo come io mi sia (ma anche “mi sono vestito) vestito”
Il “come”, preceduto da “non ricordare”, introduce una interrogativa indiretta al congiuntivo passato che esprime anteriorità rispetto al presente “ricordare” nella principale. Ah, il verbo nella subordinata indiretta è “vestirsi’.
Penso sia tutto corretto
Caro Filippo Maria, è tutto corretto.
“Chi” pronome interrogativo:
Professoressa, una conferma… Sulla Treccani si legge: “…L’accordo si fa però al plurale quando chi è predicato di un soggetto plurale: chi sono costoro? non so chi siano…”
…Se ho ben capito, in un’interrogativa, in cui chi funga da nome del predicato, se il soggetto (anche sottinteso) è plurale, l’accordo verbale si fa ovviamente al plurale: “Non so chi siano” = “Non so quali persone (chi) siano (essi)”: e cioè “chi”, che significa “quali persone”, nome del predicato; “essi”, soggetto implicito (quindi “sottinteso”); “siano”, copula. Altrimenti, aggiunta mia, se il soggetto (anche sottinteso) è singolare, l’accordo si fa ovviamente al singolare: “Non so chi sia” = “Non so quale persona (chi) sia (lui)”: e cioè “chi”, che significa “quale persona”, nome del predicato; “lui”, soggetto implicito (quindi “sottinteso”); “sia”, copula.
Penso di aver capito e suppongo sia corretto.
Dimenticavo di dire, ovviamente, che per “…soggetto plurale..” si intende, in una frase, “Quella persona, animale o cosa concreta o astratta che compie l’azione indicata dal predicato verbale”, e per plurale si intende “Che in riferimento alla categoria grammaticale del numero, indica una quantità superiore a uno”. Perciò nella prima frase “essi” è un soggetto plurale perché è la forma maschile plurale di “esso” e di “egli” ed è usato per indicare due o più persone diverse da chi parla o ascolta.
Ora è completo
Esatto.
Caro Filippo, è giusto.
Quindi sono corretti entrambi gli interventi, sia quello del 18 Febbraio 2024 alle 15:38, sia quello del 18 Febbraio 2024 alle 17:03? Grazie
Sì.
1)”È inutile che io vi dica quali sono (siano) i problemi del municipio”
“È inutile”, principale; “che io vi dica”, subordinata soggettiva di primo grado al congiuntivo (modo più utilizzato nelle soggettive); “quali sono i problemi del municipio”, subordinata indiretta di secondo grado, retta, nella reggente, dal verbo “dire” (dica), da cui può dipendere un’indiretta. In aggiunta, se l’interrogativa indiretta è retta da una forma affermativa del verbo dire (come nell’esempio) troveremo l’indicativo (sono); ma non è difficile trovare anche il congiuntivo (siano).
Suppongo sia corretto
Caro mauro, è esatto.
ciao Prof, ci provo anche se vedo che l’articolo è molto vecchio.
parlando di una medicina di cui non si conosce la funzione / utilizzo, è più corretto dire:
“non so che cosa fa” o “non so che cosa faccia” ?
ho fatto la scuola francese fino alla seconda liceo, quindi qualche mia carenza della scuola primaria ogni tanto si manifesta in dubbi che a prima vista sarebbero banali.
in generale quale/i regola/e possono aiutarmi per evitare confusioni
grazie mille
Edoardo
Caro Edoardo, le interrogative indirette possono avere il verbo sia all’indicativo sia al congiuntivo, quindi entrambe le opzioni sono corrette.
Un saluto e a presto