Le interrogative indirette esprimono una domanda o un dubbio in forma indiretta. A differenza delle interrogative dirette, che sono frasi indipendenti, le interrogative indirette dipendono da una proposizione reggente, guardiamo insieme i seguenti esempi:
• quanti anni ha? (interrogativa diretta) → non so quanti anni abbia (interrogativa indiretta);
• sono arrivati? (interrogativa diretta) → mi chiedo se siano arrivati (interrogativa indiretta).
VERBI REGGENTI
Le interrogative indirette possono dipendere da:
• verbi che esprimono domanda: domandare, chiedere, informarsi ecc.: “mi chiedo se sia felice”;
• verbi o locuzioni verbali che esprimono un dubbio: dubitare, ignorare, non sapere, non capire, indovinare: “indovina chi è venuto a trovarci”;
• verbi che rinviano al significato di “dire”: dire, indicare, informare, raccontare, mostrare: “dimmi cosa vuoi per cena”, “mi raccontò perché lo aveva fatto”;
• verbi di percezione: vedere, guardare, osservare: “avete visto cosa è successo?”;
• verbi che rimandano al significato di “conoscere” e “non conoscere”: sapere, ricordare, sentire, ignorare, rendersi conto, capire, scoprire, notare, imparare, dimenticare: “ricordava bene quanto fosse difficile”;
• verbi che rinviano al significato di “decidere”: decidere, determinare, essere d’accordo: “il presidente non ha ancora deciso cosa fare”;
• verbi che indicano rilevanza: importare, curarsi, essere rilevante: “non mi importa cosa pensi”;
• reggono l’interrogativa indiretta anche alcuni sostantivi (domanda, ricerca, dubbio, problema, questione ecc.): “si poneva il problema se andare o no all’incontro”; e aggettivi (essere incerto, essere dubbioso, non sicuro): “non ero sicuro sul da farsi”.
Tutti questi verbi possono reggere anche frasi subordinate di altro tipo, in particolare oggettive o soggettive: “so cosa pensi” (interrogativa indiretta), “so che pensi male di me” (oggettiva).
TIPI DI INTERROGATIVE INDIRETTE
Come le interrogative dirette, anche le interrogative indirette si dividono in parziali (non so chi è arrivato) e totali (non so se è arrivato qualcuno).
• le interrogative indirette parziali sono introdotte dagli stessi elementi che introducono un’interrogativa diretta parziale, cioè: chi, che, che cosa, quando, quanto, come, dove , perché, quale ecc.: “mi ha chiesto come mi chiamavo”;
Quando l’interrogativa indiretta dipende da un verbo che regge una preposizione l’elemento interrogativo è preceduto dalla preposizione richiesta dal verbo: “sono incerto su quale corso scegliere”, “non mi sono reso conto di cosa stavi passando”.
• le interrogative indirette totali sono introdotte dalla congiunzione se: “non ho ancora deciso se venire”;
• le interrogative indirette che pongono un’alternativa sono dette disgiuntive. Nelle disgiuntive il primo termine è sempre introdotto dalla congiunzione se, il secondo dalle congiunzione o, oppure: “non so se venire con voi o stare a casa”. Se l’alternativa è radicale il secondo membro è rappresentato dall’avverbio di negazione no: “non so se venire oppure no”.
Le interrogative indirette dipendono da una prOposizione, non da una prEposizione; le frasi dell’esercizio mi sembrano poco utili: riguardano prevalentemente la teoria e non la pratica linguistica.
Cara Gea, grazie per la segnalazione, il refuso è già stato corretto.
A presto
Prof. Anna
Il primo esempio e il secondo parentesi dice che è una interrogativa diretta, perché?
Caro Bruno,sono interrogative dirette perché contengono una domanda diretta segnalata anche dal punto interrogativo e non dipendono da un’altra frase, per approfondire l’argomento ti consiglio questo articolo: http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=7125
A presto
Prof. Anna
Buonasera, volevo porre una domanda. La frase: “I sacrifici che fai ne varranno la pena?” è sbagliata?
Grazie!
Cara Silvia, la frase non è corretta, si potrebbe per esemepio dire “varrà la pena fare dei sacrifici”.
A presto
Prof. Anna
Mi scusi, senza il punto interrogativo finale!
Gentile Professoressa buonasera.
Cortesemente potrebbe indicarmi quali delle seguenti frasi sono corrette?
A) Se non mi scrivessi ogni giorno mi chiederei se non hai cambiato opinione
B) Se non mi scrivessi ogni giorno mi chiederei se tu non abbia cambiato opinione
C) Se non mi scrivessi ogni giorno mi chiederei se tu non avessi cambiato opinione
D) Al tuo posto mi chiederei se è il caso di continuare
E) Al tuo posto mi chiederei se sia il caso di continuare
F) Al tuo posto mi chiederei se fosse il caso di continuare
Grazie
Viv
Cara Viv, sono corrette le frasi con il’indicativo presente o il congiuntivo presente se la frase si riferisce al presente.
Un saluto
Prof. Anna
cercavo qualche anno fa un sito per imparare lingua italiana, finalmente ho trovato un sito molto importante e utile grazie di tutto Prof. Anna
Buon lavoro!
Cordiali Salute
Caro Moro, benvenuto su Intercultura blog! Se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
A presto
Prof. Anna
Salve Prof. Anna, sarebbe possibile sapere se si può dire anche mi ha chiesto come mi chiamassi, oppure se in questo caso è corretto solo l’utilizzo dell’imperfetto? Grazie e a presto.
Caro Stefano, è corretto usare sia il congiuntivo imperfetto sia l’indicativo imperfetto.
Un saluto
Prof. Anna
Buonasera Prof. Anna, grazie x la risposta. Qual’è invece la forma tecnicamente più correta per questa frase? tempo fa mi ha chiesto se quella volta potessi, potevo o avrei potuto aiutarlo? Ieri mi ha chiesto se domani potrei aiutarlo si può dire? saluti e alla prossima.
Caro Stefano, con la reggente al passato (ha chiesto) se l’azione espressa dalla dipendente è contemporanea alla reggente sono corretti sia l’indicativo imperfetto sia il congiuntivo impefetto, se invece è posteriore alla reggente è corretto usare il condizionale passato, nella seconda frase abbiamo un’indicazione di posteriorità (domani) quindi è corretto usare il condizinale passato e, all’interno di una lingua meno controllata, anche l’indicativo imperfetto. Per tutte le informazioni sulla concordanza dei tempi nelle interrogative indirette ti consiglio questo articolo:https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2015/11/05/la-frase-complessa-le-interrogative-indirette-seconda-parte/.
A presto
Prof. Anna
Prof: Anna volevo farle notare che credo vi sia un piccolo errore di battitura all’inizio di questo link: quanti anni ha? (interrogativa diretta) → non so quanti anni abbia (interrogativa diretta).
Già che ci sono le vorrei chiedere 2 cose rapide: le interrogative indirette parziali si usano per esprimere un tempo più recente e le totali per un tempo più remoto?
Infine, è corretto dire non so se capisse o stesse capendo quello che gli stavo dicendo e non so se avesse capito quello che gli avevo detto? Credo siano rispettati i tempi in queste due frasi, mentre invece ho il dubbio se si possa dire o meno non so se avesse capito quello che gli stavo dicendo. In questo caso non vedo concordanza di tempi, ma aspetto sue delucidazioni. la saluto. la ringrazio e ci tengo a dire che non mi pare vi siano siti più utili di questo.
Caro Stefano, grazie per la segnalazione. Non c’è una differenza di uso dei tempi verbali tra interrogative indirette parziali e totali, nella frase che mi scrivi la reggente è al presente “non so” quindi per esprimere anteriorità è necessario (se usi il congiuntivo) coniungare il verbo al congiuntivo passato (non so se abbia capito) o al congiuntivo imperfetto se l’azione ha un aspetto durativo (non so se stesse capendo), il congiuntivo trapassato per esprimere anteriorità si usa solo se la reggente è al passato (https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2015/11/05/la-frase-complessa-le-interrogative-indirette-seconda-parte/).
Un saluto
Prof. Anna
Si ora credo di avere le idee più chiare. Il congiuntivo trapassato si usa solo nei casi, tipo: non credevo che si fosse dimenticato; volevo sapere se fosse arrivato puntuale. Con la reggente al presente, non so se abbia capito bene quello che gli ho detto o avevo detto, oppure non so se stesse capendo bene quello che gli stavo dicendo. Insomma, se non ho capito male è meglio dire non so se aveva capito bene quello che avevo detto, piuttosto che dire non so se avesse capito bene? Grazie e arrivederci.
Caro Stefano, con la reggente al passato (volevo) se la dipendente esprime anteriorità è necessario usare o l’indicativo trapassato prossimo (se era arrivato) o il congiuntivo trapassato (se fosse arrivato); con la reggente al presente (non so) se la dipendente esprime anteriorità è corretto usare sia l’indicativo passato prossimo (se ha capito bene) sia il congiuntivo passato (se abbia capito bene), anche se quando l’interrogativa indiretta è retta dal presente indicativo del verbo “sapere” (come in questo caso) solitamente c’è l’indicativo (se ha capito bene), il congiuntivo imperfetto è corretto se l’azione ha un aspetto durativo (se stesse capendo bene), quindi, se la dipendente esprime anteriorità, non è corretto “non so se aveva o avesse capito bene” ma è corretto “non so se ha capito bene” o “non so se abbia capito bene”.
Un saluto
Prof. Anna
Salve Prof.Anna e grazie per i consigli. Si nell’ultima frase mi ero confuso e avrei dovuto scrivere non so se stesse capendo bene o non so se abbia capito bene. Trovo comunque molto ostico e complicato usare il congiuntivo passato riferito a situazioni iper remote. Per anni ho sempre detto, sbagliando, non so se aveva capito bene. Negli ultimi tempi credevo fosse corretto dire non so se avesse capito bene e ora ho imparato che il cong. trapassato si deve usare solo con la reggente al passato. Solo che se mi riferisco a una questione di 30-40 anni fa viene poco spontaneo dire non so se abbia capito bene in quell’epoca così lontana. Certamente risulta più spontaneo dire non so se stesse capendo bene. Ultima cosa: non ho ben chiaro il signficato di aspetto durativo di un’azione. Grazie e buona serata.
Caro Stefano, un’azione è durativa quando dura nel tempo, questa qualità dell’azione è frequentemente espressa dall’imperfetto o dal trapassato.
Un saluto
Prof. Anna
Gentile Professoressa,
sapevo che l’interrogativa indiretta non vuole il punto di domanda alla fine. Tuttavia, vi sono casi in cui si trova, ma faccio fatica a comprendere la regola. Riporto da una nota grammatica dei licei di qualche anno fa (M. Sensini) un esempio:”Puoi dirmi che ore sono?” Al contrario, la frase “dimmi dov’é” non richiede il punto interrogativo. Può essere la circostanza che la proposizione reggente sia espressa nella forma di un’interrogativa diretta a determinare l’apposizione del punto interrogativo per l’intera frase?
Questo, infine, l’esercizio che viene chiesto di risolvere a mio figlio in quarta elementare. Si deve decidere quale frase sia scritta correttamente optando tra queste due alternative: “ditemi se sapete dove sono i quaderni!” e “Ditemi se sapete dove sono i quaderni?”. Personalmente, riterrei entrambe le frasi scorrette. Vi è poi questo ulteriore quesito: “Sapete: dove andrà Luisa?” oppure “Sapete dove andrà Luisa?” Grazie del suo aiuto e confido che la spiegazione possa essere accessibile a un ragazzino.
Cara Maria Lui, la frase “puoi dirmi che ore sono?” non è un’interrogativa indiretta, ma un’interrogativa diretta, questa frase però non veicola una domanda, ma una richiesta, ovvero non ci aspettiamo come risposta un semplice “sì”, ma l’esecuzione dell’azione richiesta. In questo tipo di interrogative dirette chi parla evita di formulare una richiesta in modo troppo energico o brusco (ad esempio con l’imperativo) sostituendo la rischiesta (dimmi che ore sono!) con una domanda (puoi dirmi che ore sono?), per fare questo è possibile usare i verbi “potere” o “volere” seguiti dall’infinito. Nella frase “ditemi se sapete dove sono i quaderni” il punto esclamativo non è necessario. Per quanto riguarda l’ultimo quesito la frase corretta è: “sapete dove andrà Luisa?”.
A presto
Prof. Anna
Se queste regole verranno applicate anche qui, secondo voi che succederà?
È corretto?
Oppure: se queste regole venissero applicate anche qui, secondo voi che succederebbe?
Caro Mario, il primo è un periodo ipotetico della realtà (l’ipotesi è presentata come un fatto reale), il secondo è un periodo ipotetico della possibilità (l’ipotesi è presentata come possibile, perché il fatto potrebbe o non potrebbe accadere), dipende da cosa vuoi esprimere. Per ripassare questo argomento, ti consilgio questo articolo: https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2012/03/15/il-periodo-ipotetico-della-realta-e-il-periodo-ipotetico-della-possibilita/.
Un saluto
Prof. Anna
Grazie mille
Sempre esaustiva e cortese
Non so cosa aveva fatto o Non so cosa avesse fatto?
Intanto credo che sia una interrogativa indiretta, perché direttamente potremmo dire ”cosa aveva fatto?”; e poi perché le proposizioni interrogative indirette sono introdotte dalle congiunzioni se, come, perché, quando, quanto e dagli aggettivi e pronomi interrogativi chi, che cosa, COSA, quale, quanto. Forse l’uso del congiuntivo o dell’ indicativo dipende sia dal registro (formale o informale) che utilizziamo e sia dalla subordinata se è esplicita (presenta il verbo in modo finito quindi all’indicativo, al congiuntivo o al condizionale, perciò tempi semplici e composti) o implicita (presenta il verbo in modo indefinito quindi infinito, participio, gerundio, perciò tempi semplici e composti). Nel nostro caso credo che la subordinata sia esplicita e quindi che possa avere anche il congiuntivo: ”Non so cosa avesse fatto” (ma informalmente potrebbe andar bene anche ”Non so cosa aveva fatto”). In più, nella maggior parte dei casi, per avere una subordinata esplicita è necessario che il soggetto della reggente e il soggetto della dipendente non coincidano come nel nostro caso. Viceversa, per avere una subordinata implicita è necessario che il soggetto della reggente e il soggetto della dipendente coincidano ”Non so cosa farò”, diventerebbe ”Non so cosa fare (implicita)”.
giusto?
Caro Gaetano, si tratta di un’interrogativa indiretta esplicita, queste proposizioni possono avere il verbo sia all’indicativo sia al congiuntivo.
Un saluto
Perciò è giusto il mio ragionamento? Quindi se io dico “Non so come pensasse (congiuntivo imperfetto)” e “Non so come pensava (indicativo imperfetto)” o “Non so come pensa (indicativo presente)” e “Non so come pensi (congiuntivo presente)” o in più “Non so come aveva pensato (trapassato prossimo indicativo) o “Non so come avesse pensato (trapassato congiuntivo)”, chiaramente con il “come” che introduce le nostre proposizioni interrogative indirette, le frasi si possono considerare corrette rispetto al ragionamento che ho fatto?
Esatto.
Come interrogative indirette, andrebbero bene le seguenti frasi?:
-Non capivo cosa succedeva
-Non capivo cosa stesse succedendo
-Non capivo cosa succedesse
-Non capivo cosa sarebbe successo.
In forma esplicita presentano il verbo all’indicativo, al congiuntivo o al condizionale; e si usa abitualmente il congiuntivo quando la proposizione reggente è negativa (ma anche gl’altri tempi vanno bene).
Cara Beatrice, i periodi sono corretti.
A presto
“non hai idea di quanto lo stia pagando”
Nella subordinata abbiamo un’interrogativa indiretta esplicita al congiuntivo (introdotta da “quanto”, preceduto dalla preposizione “di”) che serve ad esplicitare una domanda, un dubbio, un quesito già presente nella proposizione reggente sotto forma, in questo caso, di nome (domanda, dubbio, problema, idea).
Giusto?
Cara Beatrice, il tuo ragionamento è giusto.
Di nuovo, anche in questa abbiamo un’interrogativa indiretta: “Non ho idea di come sia finito qui…”; il “come” (avverbio interrogativo), preceduto dalla preposizione “di”, significa “in quale modo” e, come nel nostro esempio, quando introduce un’indiretta ha la funzione di congiunzione.
Penso sia ok…
Cara Beatrice, è ok.
Nella frase “Non ricordo dove eravamo andati”, la principale col verbo “ricordare”, che rinvia al significato di «conoscere» e «non conoscere», introduce, insieme all avverbio “dove”, che svolge la funzione anche di congiunzione, un’interrogativa indiretta nella subordinata, la quale, secondo le regole, avremmo potuto scrivere anche al congiuntivo : “Non ricordo dove fossimo andati (“Non ricordo dove eravamo andati”)…
Mi sembra tutto corretto
Cara Luna, è tutto corretto.
“Non ricordo di chi sia”, anche in questa interrogativa indiretta vale lo stesso ragionamento; quindi potremmo scriverla anche all indicativo ”Non ricordo di chi è”.
p.s. il “chi”, come pronome interrogativo che introduce l indiretta, è preceduto dall preposizione “di”.
Mi auguro sia esatto.
Cara Luna, è esatto.
“Pensa te quanto sono bravo”;
il “quanto” introduce un’interrogativa indiretta all indicativo. Le proposizioni interrogative indirette sono proposizioni subordinate che servono a esplicitare una domanda, un dubbio, un quesito già presenti nella proposizione reggente sotto forma di verbo (domandare, chiedere, pensare, come nel nostro caso, credere etc), nome (domanda, dubbio, problema) o aggettivo (curioso, dubbioso, pensoso)… In più, per quanto riguarda il congiuntivo o l indicativo nella subordinata indiretta, il verbo “pensare” nella principale ha il significato di “considerare col pensiero”, “tener conto col pensiero” e quindi richiederebbe l indicativo (però non escluderei, come scelta stilistica tipica delle indirette il congiuntivo: “Pensa te quanto io sia bravo”).
corretto?
Cara Giada, corretto.
Stesso discorso per questa frase: “Pensa tu quanto sia/è ignorante la gente (come indiretta sia l indicativo sia il congiuntivo vanno bene)”.
È giusto?
Cara Giada, in un’interrogativa indiretta retta verbo di percezione in forma affermativa troveremo più comunemente l’indicativo.
Quindi per verbi di percezione, a parte quelli che denotano processi percettivi (vedere, sentire, fiutare, ecc.), e che rimandando alla sfera sensoriale (specialmente visiva o uditiva), possiamo includere ed intendere anche quelli (come “pensare”) che si rifereriscono ugualmente alla conoscenza, però alla sfera mentale?
In questo caso sì.
“non si capisce per chi votino” è un’indiretta; avremmo potuto usare anche l indicativo “votano”.
Caro Lino, sì, è giusto quel che affermi.
“Tutti questi verbi possono reggere anche frasi subordinate di altro tipo, in particolare oggettive o soggettive: “so cosa pensi” (interrogativa indiretta), “so che pensi male di me” (oggettiva).”
Mi potrebbe spiegare la differenza tra questi tipi di frasi. Mi sembrano uguagli. Sto studiando l’italiano da poco. Grazie
Cara Elena, questi due periodi hanno lo stesso verbo reggente (so) ma subordinate diverse. La prima subordinata è introdotta da “cosa” ed è un’interrogativa indiretta, significa “sono a conoscenza delle cose che pensi”, mentre la seconda subordinata è un’oggettiva introdotta dalla congiunzione “che” e significa “sono a conoscenza del fatto che pensi male di me”. Se vuoi approfondire le oggettive, ti consiglio questo articolo: https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2014/06/26/la-frase-complessa-le-proposizioni-oggettive-prima-parte/; https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2014/07/03/la-frase-complessa-le-proposizioni-oggettive-indicativo-o-congiuntivo/. Se hai altri dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
A presto
Prof, in queste frasi:
1 Pensa come è andata a finire
2 Immagina come è andata a finire
…il “come”, che funziona come avverbio interrogativo di forma indiretta, e con il significato di “in quale modo”, introduce delle interrogative indirette. Certo, “pensare”, come “immaginare”, rientrerebbero nella categoria dei verbi reggenti, da cui dipendendo le interrogative indirette, con il significato di “considerare col pensiero, esaminare”, “pensare, raffigurarsi nella mente”, “raffigurare nel pensiero, creare nell’immaginazione”. Nelle nostre frasi la scelta tra l indicativo e il congiuntivo nell indiretta dipende dalla forma, affermativa o negativa, del verbo che regge l indiretta stessa. Perciò in un’interrogativa indiretta retta da un verbo di percezione (quindi per verbi di percezione, a parte quelli che denotano processi percettivi [vedere, sentire, fiutare, ecc.], e che rimandando alla sfera sensoriale [specialmente visiva o uditiva], possiamo includere ed intendere anche quelli [come “pensare” o “immaginae”] che si rifereriscono ugualmente alla conoscenza, però alla sfera mentale) in forma affermativa, troveremo l indicativo; viceversa, quindi in forma negativa, anche il congiuntivo: “non immagini come mi dispiaccia (congiuntivo); ma anche in forma affermativa: “m’immagino come è stanco (ma in questo caso anche “sia stanco”)”; oppure col verbo “pensare”: “pensa come è andata a finire”; ma anche in forma negativa: “non penso come possa riuscirci”. Ma anche con altri elementi introduttivi le indirette (se, perché, quando, quanto, chi, che cosa, cosa, quale, quanto): “ho pensato a lungo che risposta dargli”, “immagino a che cosa stia pensando (ma anche “sta pensando”).
Tutto corretto?
Caro Alberto, tutto corretto.
Anche questa è un’indiretta retta dal verbo “immaginare” in forma negativa: “Non immagini in che guaio tu ti stia cacciando”.
Mi sembra giusto
Caro Alberto, è corretto.
Salve, anche qui abbiamo un’interrogativa indiretta, seguendo il ragionamento sopracitato: “Non oso immaginare come sia stato il tuo sabato sera”
Caro Alberto, anche qui abbiamo un’interrogativa indiretta.
Interrogativa totale introdotta dal “se”:
1- “Volevo chiederle se fosse corretto il compito”.
2- “Volevo chiederle se era corretto il compito”.
…se il tempo della reggente è al passato (Volevo chiederle) nell’interrogativa indiretta avremo, per esprimere contemporaneità rispetto alla reggente, l’imperfetto indicativo “era” o congiuntivo “fosse” (entrambe le soluzioni sono corrette). In più, se non sbaglio, il verbo “era/fosse” costituisce la copula e l’aggettivo “corretto” (che si riferisce al soggetto, denotandone una qualità e completando il significato del verbo essere) la parte nominale: insieme formano il predicato nominale (era/fosse corretto).
Spero sia tutto corretto
Caro Stefano, è corretto.
“Non sai cosa mi è successo”
…è un’interrogativa indiretta e come tale potremmo utilizzare anche il congiuntivo “sia successo”; tuttavia in questo caso è più comune l uso dell indicativo; d’altronde chi ci ascolta, e cui ci stiamo rivolgendo, effettivamente “non sa” cosa mi è successo un momento prima: è oggettivo il suo non sapere, il suo non essere a conoscenza di un fatto, che è comunque successo, avvenuto, concreto, ecc.
Giusto?
Caro Vincenzo. è corretto.
Salve, stesso discorso per questa frase “Non sapete che cosa state facendo”; e quindi come interrogaiva indiretta potremmo utilizzare anche il congiuntivo “stiate facendo”; tuttavia in questo caso è più comune l uso dell indicativo; d’altronde chi ci ascolta, e cui ci stiamo rivolgendo, effettivamente “non sa” (“voi non sapete…”) cosa sta facendo (“…che cosa state facendo”): è oggettivo il loro “non sapere”, il loro “non essere a conoscenza di un fatto, che stanno facendo, svolgendo, ecc…”
Credo sia corretto.
Caro Vincenzo, è corretto.
“Riferire”, come sinonimo di “raccontare”, può reggere un’indiretta:
“Sa riferire (oggi) chi erano (in passato) questi siciliani” (anteriorità)
…Nell’indiretta ho utilizzato “erano” e non “fossero”, in quanto, se è corretto il mio ragionamento, l’interrogativa indiretta è retta da una forma affermativa del verbo “riferire” (che è un sinonimo del verbo “dire”), e quindi troveremo l’indicativo.
P.S. il verbo “sapere” (“sa”, nella nostra frase) funge da verbo servile (alcune grammatiche considerano verbi servili anche “solere [essere solito], sapere [nel significato di “essere capace di”], desiderare, osare, ecc”).
…In modo diretto invece:
“Sa riferire chi erano (in questo caso anche “fossero”) questi siciliani?”.
…In questa interrogativa diretta la scelta tra l indicativo e il congiuntivo (ma anche il condizionale) può dipendere o dal verbo della principale o dalla sfumatura che vogliamo dare alla frase. Se dovessimo riferirci al verbo “riferire”, useremmo l indicativo (erano), perché il verbo esprime giudizio o percezione; ma se volessimo dare alla frase una sfumatura dubitativa, allora useremmo il congiuntivo (fossero). Infatti il congiuntivo dubitativo esprime un dubbio, un’incertezza, e si usa nelle proposizioni interrogative dirette. In questa interrogativa diretta abbiamo il “chi”, pronome interrogativo (quale persona), per chiedere l’identità di qualcuno, e con il verbo o al congiuntivo imperfetto o all indicativo imperfetto.
Caro Filippo Maria, è corretto.
“Non mi interessava chi fosse (o “chi era”)”
…è un’interrogativa indiretta, retta da un verbo che indica rilevanza nella principale (importare, curarsi, essere rilevante, interessare); mentre il “chi” è un pronome interrogativo con il significato di “quale persona”, per chiedere l’identità di qualcuno (usato nelle interrogative dirette e indirette con funzione di soggetto o di complemento): “Non mi interessava chi (quale persona) fosse (o “era”; essendo un’indiretta, possiamo scegliere tra l indicativo o il congiuntivo)”. In forma diretta: “Chi era?”
Caro Giulio, il tuo ragionamento è corretto.
“Questa situazione ti fa capire quanto (sono/siano) infime le persone”
…”capire” introduce un’interrogativa indiretta e come tale possiamo scegliere di utilizzare o l’indicativo (sono) o il congiuntivo (siano) nella stessa.
Cara Marisa, è esatto.
Ho letto che il verbo “testare” (come verbo che rinvia al significato di «decidere», come decidere, determinare, specificare, controllare, essere d’accordo, e anche al significato di «conoscere» e «non conoscere, può reggere un’indiretta:
“Per testare se l’avrebbe rifatto” (il condizionale sottolinea che quanto espresso nell’interrogativa indiretta è soggetto a una condizione o per sottolineare il valore dubitativo della frase).
Penso sia giusto
Cara Patrizia, è giusto.
1)”Sapessi il mio cuore quant’è a pezzi”
2)”Sapessi quant’è a pezzi il mio cuore”
…In entrambe le frasi il congiuntivo “sapessi” è usato all’imperfetto per indicare un desiderio sentito come irrealizzabile. In più, nelle due frasi, è sottointesa la congiunzione “se”; infatti è come se dicessimo “Se sapessi il mio cuore…” e “Se sapessi quant’è…”. Infine, sia nella prima sia nella seconda frase è presente, nella subordinata, un’interrogativa indiretta all’indicativo in quanto “sapessi” nella principale è comunque in forma affermativa…
Mi sembra tutto corretto.
Cara Silvia, è tutto corretto.
Interrogativa indiretta con il verbo “sapere”:
…Se l’indiretta è retta dal verbo “sapere” in forma affermativa troveremo l’indicativo, ma anche il congiuntivo non è da escludere:
“Vorrei sapere se è disponibile”, ma anche “Vorrei sapere se sia disponibile”.
…Al passato il congiuntivo imperfetto, ma anche l’indicativo imperfetto: “Volevo sapere se fosse disponibile”, ma anche “Volevo sapere se era disponibile”. Infine, useremo il condizionale per sottolineare che quanto espresso nell’interrogativa è soggetto a condizione, o per sottolineare il valore dubitativo della frase: “Vorrei sapere se sarebbe disponibile (qualora ve lo chiedessi, ad esempio)”; al passato, con il condizionale passato nella principale: “Avrei voluto sapere se sarebbe stato disponibile”
Credo sia corretto…
Caro Giulio, è corretto.
La frase “Sai di chi si dice?
Può essere corretta la seguente analisi: Sai (principale) di chi si dice? (subordinata interrogativa indiretta)
Perché troviamo il punto interrogativo in una frase complessa?
Cara Oria, è un’interrogativa indiretta, ma senza il punto interrogativo.
“So che cosa voglia dire” è un’interrogativa indiretta, e come tale possiamo usare il congiuntivo “voglia”; ma possiamo scrivere anche “So che cosa vuole dire”, quindi con l’indicativo presente “vuole”.
Vero?
Caro Matteo, esatto, è possibile usare entrambi i modi verbali.
Nelle frasi “A volte dimentico (oggi) con quale marcia (sempre oggi) stia” e “Non ricordo (oggi) con quale marcia io (ieri o in passato) stessi”, i verbi “dimenticare” e “non ricordare” introducono delle interrogative indirette, le quali, a loro volta, sono introdotte dall’aggettivo interrogativo “quale” (“quale marcia”; avremmo potuto sostituire anche “quale” con “che”, sempre aggettivo interrogativo). Comunque la prima interrogativa esprime contemporaneità al presente; mentre la seconda anteriorità con il congiuntivo imperfetto perché l’azione ha un aspetto durativo. In fine, come interrogative indirette, avremmo potuto utilizzare anche l’indicativo “sto”, al posto di “stia”, e “stavo”, al posto di “stessi”.
Corretto?
Caro Filippo, è corretto.
“Non hai idea di quanta voglia io abbia di rivederti”
…in questa frase il sostantivo “idea” e l’aggettivo interrogativo “quanta” introducono un’interrogativa indiretta.
Corretto?
Caro Alberto, è corretto.
Prof, salve; ma il verbo “dipendere” può reggere un’interrogativa indiretta? Esempio: “Dipende da chi fosse”; periodo nel quale, insieme al verbo “dipendere, il pronome interrogativo “chi” introdurebbe un’indiretta (fosse). Se così fosse, possiamo scrivere l’indiretta anche con l’imperfetto indicativo “era”.
Spero sia corretto.
Caro Filippo, è corretto.
Interrogative indirette:
1) “Volevo sapere (adesso) se (sempre adesso) ti potrebbe interessare un lavoro”.
…Intanto usiamo il condizionale nell’indiretta per sottolineare che quanto espresso nell’interrogativa è soggetto a condizione (anche sottintesa), o per sottolineare il valore dubitativo della frase: infatti un condizionale in un’interrogativa indiretta introdotta da “se” è del tutto a suo agio solo quando la subordinata (“…ti potrebbe interessare un lavoro”) è come se rappresentasse l’apodosi di un periodo ipotetico con protasi non espressa (ad esempio, ecco la condizione sottointesa: “qualora ti proponessi un lavoro”). In più, il “volevo” della principale non è collocato nel passato, ma è una semplice modalità della cortesia, più rilassata, ma sostanzialmente equivalente, di “vorrei (oggi, qui, ora)”.
Tutto corretto?
Caro Filippo, è esatto.
“Mi ha detto se vorresti venire”.
…Il “se” introduce un’interrogativa indiretta al condizionale per sottolineare che quanto espresso nell’interrogativa indiretta è soggetto ad una condizione o per sottolineare il valore dubitativo della frase. Nella reggente invece c’è il verbo “dire” da cui può dipendere una indiretta (come nel nostro caso).
Esatto?
Cara Marisa, è esatto.
“Non è come pensiate” e “Non è come crediate”
…Una curiosità, secondo lei il “come”, nelle nostre frasi, potrebbe introdurre un’interrogativa indiretta? Se sì, penso che siano anche giusti i congiuntivi, visto che, spesso e volte, la scelta del modo in una indiretta è a discrezione del parlante…
Caro Filippo Maria, non si tratta di un’interrogativa indiretta, ma di una soggettiva introdotta da “come”, in questo caso il modo da usare è l’indicativo: “Non è come pensate”, “Non è come credete”.
“Mi disse se avrei voluto farlo”.
…Il “se” introduce un’interrogativa indiretta al condizionale sottolineando che quanto espresso nell’interrogativa indiretta è soggetto ad una condizione, anche sottintesa (ad esempio: “qualora avessi accettato”); o per sottolineare il valore dubitativo della frase. Ovviamente il verbo “dire” può reggere un’indiretta.
Corretto?
Caro Lino, è corretto, ma in questo caso sarebbe più adatto il verbo “chiedere”: “Mi disse se avrei voluto farlo”.
“Vorrei chiedere a Tizio se lei avrebbe fatto sorridere…”
il “se” introduce un’interrogativa indiretta (assieme al verbo “chiedere, da cui può dipendere una indiretta) al condizionale il quale sottolinea che quanto espresso nell’interrogativa indiretta è soggetto a una condizione, anche sottintesa (“se avesse avuto l’opportunità”), o per sottolineare il valore dubitativo della frase.
Mi sembra giusto
Caro Daniele, è giusto.
“Sono curioso di sapere cosa sia successo a casa di tizio”
… il verbo “sapere” della principale, seguito dal pronome interrogativo “cosa”, introduce un’interrogativa indiretta al congiuntivo.
Corretto?
Caro Claudio, è corretto.
Salve, anche qui…
1)”Non so cosa ci fosse scritto”
….”Non so”, principale da cui può dipendere un’indiretta; “cosa” (preceduto o meno da “che”), pronome interrogativo; “ci fosse scritto”, interrogativa indiretta con valore durativo, perché “fosse scritto” è il congiuntivo imperfetto in forma passiva del verbo “scrivere”. Ah, “ci” significa “su ciò”.
Penso sia corretto
Caro Claudio, è corretto.
Interrogative indirette al condizionale:
1)non so se sarebbe entrata (qualora l’avessimo spostata)
2)non so se entrerebbe (qualora lo spostassimo)
…il “se” introduce un’interrogativa indiretta (assieme all’espressione verbale “Non sapere”, da cui può dipendere una indiretta) al condizionale il quale sottolinea che quanto espresso nell’interrogativa indiretta è soggetto a una condizione, (anche sottintesa) o per sottolineare il valore dubitativo della frase.
Mi sembra corretto
Caro Luca, è corretto.
“Non ricordo chi io avessi (ma anche “avevo)” è un’interrogativa indiretta che esprime anteriorità con valore durativo rispetto al verbo al presente della principale…
Penso sia giusto
Cara Marina, è esatto.
“Non ricordo dove io abbia parcheggiato”
…l’avverbio “dove” introduce un’interrogativa indiretta al congiuntivo. Anche con l’indicativo “Ho parcheggiato”.
Penso sia corretto…
Caro Filippo Maria, è corretto.
Interrogativa indiretta che esprime anteriorità con valore durativo:
“È difficile capire che voce avesse”…
…”È difficile capire che”, espressione in cui è presente il verbo “capire” da cui può dipendere un’interrogativa indiretta; “che voce avesse”, subordinata indiretta con valore durativo rispetto al presente della principale.
Deduco sia corretto
Caro Pasquale, è corretto.
Le interrogative indirette:
1)”non so come fosse”
2)”non sapevo se erano/fossero/sarebbero stati in grado”
…Nella prima il “come” e il verbo “sapere”, preceduto dalla negazione, quindi “non sapere”, introduce un’indiretta con valore durativo al congiuntivo imperfetto rispetto al verbo della principale al presente. Nella seconda i tre modi (indicativo, congiuntivo, condizionale passato) sono tutti corretti. Al condizionale passato stiamo esprimendo posteriorità al passato e il condizionale sottolinea che quanto espresso nell’interrogativa indiretta è soggetto a una condizione (anche sottintesa, es. “se ci avessero provato…”), o per sottolineare il valore dubitativo della frase. Mentre per esprimere contemporaneità al passato rispetto alla reggente usiamo l’imperfetto indicativo (erano) o congiuntivo (fossero).
Penso sia tutto giusto
Caro Filippo Maria, è corretto.
Gentile prof Anna
nell’esempio “non so a che cosa si riferisca.” il mio dubbio è: perché usa la preposizione “a” ? sapere è il verbo che regge la preposizione “a”? o posso analizzare che è una pronome interrogativa composta (a che cosa si riferisca?—no so a che cosa si riferisca?)
(di solito,vedo la preposizione utilizzata dopo i nomi e aggettivi nella struttura interrogativa.)
grazie mille
Caro Luca, è il verbo “riferire” che regge un complemento retto dalla preposizione “a” (riferirsi a qualcosa: “a cosa ti riferisci?”).
Un saluto
ah, grazie mille
sono entrato in un buco nero nella frase “l’elemento interrogativo è preceduto dalla preposizione richiesta dal verbo”
Di nulla!