Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, oggi completiamo il nostro studio delle proposizioni oggettive, vedremo quando usare l’indicativo e quando il congiuntivo.
Buona lettura!
Prof. Anna
USO DEL CONGIUNTIVO E DELL‘INDICATIVO NELLE OGGETTIVE
L’alternanza tra indicativo e congiuntivo nelle oggettive è regolata:
• da un criterio semantico, di significato:
⇒ se vogliamo enunciare un avvenimento certo useremo l’indicativo → sostengo che è colpa tua;
⇒ se vogliamo enunciare un avvenimento presunto o probabile useremo il congiuntivo → penso che sia colpa tua;
• da una scelta di registro: nello scritto e nel parlato formale si tende a usare il congiuntivo secondo il criterio che abbiamo appena spiegato, mentre negli usi informali si ricorre frequentemente all’indicativo al posto del congiuntivo: penso che è colpa tua, penso che avete fatto bene ecc.
Per scegliere tra i due modi verbali più facilmente dobbiamo ricordare che richiedono il congiuntivo i verbi che indicano una volontà, un desiderio, una richiesta, un’aspettativa, un’opinione, una preghiera, un timore.
Vediamo alcuni di questi verbi:
accettare; aspettare; attendere; augurare; chiedere; credere; desiderare; disporre; domandare; dubitare; esigere; fingere; immaginare; lasciare; negare; ordinare; permettere; preferire; pregare; ritenere; sospettare; sperare; supporre; temere; volere.
Vogliono invece l’indicativo i verbi di giudizio o di percezione:
accorgersi; affermare; confermare; constatare; dichiarare; dimostrare; dire; giurare; insegnare; intuire; notare; percepire; promettere; ricordare; riflettere; rispondere; scoprire; scrivere; sentire; sostenere; udire; vedere.
Alcuni verbi richiedono il congiuntivo o l’indicativo a seconda del significato.
Vediamo qualche esempio:
– ammettere:
→ vuole l’indicativo quando ha il significato di “riconoscere”: ammetterai che si è comportato male;
→ vuole il congiuntivo quando ha il significato di “supporre”: ammettiamo che mi sia sbagliato;
– capire:
→ vuole l’indicativo nel significato di “rendersi conto”: ho capito che era innamorata di un altro;
→ vuole il congiuntivo nel significato di “trovare naturale”: capisco che tu sia preoccupato per l’esame.
Brava Prof Anna! Ottima spiegazione, chiara ed efficace ed ottimi esempi.
Cara Anna: ho un dubbio, la frase (anche se) rechiede l’indicativo oppure il congiuntivo?
Buon fin the settimana
Marta
Cara arta le proposizioni concessive introdotte da “anche se” reggono l’indicativo.
Un saluto
Prof. Anna
Le lezioni sono ottime ; a volte ritengo che una media di 10 esercizi sia un po’ troppo corta !! Lei che ne pensa ?
Cara Lia, grazie per il tuo commento, ritengo però che 10 domande siano sufficienti, anche se gli esercizi non sono mai troppi!
A presto
Prof. Anna
Cara Prof.ssa Anna,
Finalmente dulcis in profonda capisco la tema della lezione, in anteriore, perché ho commesso due errori, ma dopo aver’ guardato le frase ancora ho visto la luce, credo la bella testa della canzone “sapore di sale”, si deve la causa! 🙂 :-). Sono contentissima. Anche perché ho perlato con un veterano inglese dalla seconda guerra mondiale. È una esperienza enorme. Gliel’ho ringraziato che lui ha battuto anche per la mia libertà. Ho riconosciuto l’insegna che indossava sul bavero della giacca. Mi è venuto subito la pella d’oca sulla mia faccia. Mi è successo nel periodo del giornata memoria per tutti i veterani a La Haia. Il re ha preso il defilé. Anche ho dovuto pensare agli piloti acrobatici italiani chi siano morti durante il dimostrato a Ramstein in Germania. Ero la quando è successo questo distrasto mortale e l’ho visto sulla tv. Sempre ancora ne trovo di grave enorme. Per questo non ho le parole giusto ancora. Ho sentito il rumore, perché ero seduto nella gardena del pensione.
Anche questo volevo dividere con voi, perché anche loro siano morti in servo della nostra sicurità e libertà.
Non mai possiamo dimenticarlo!
Con saluti cordiali dal Olanda
Anita
Cara Anita, grazie per il tuo contributo.
Un saluto e a presto
Prof. Anna
Cara prof.ssa Anna,
Di nuova ho studiato ancora sulla lezione ed ora non ho commesso un errore che mi piace e ho trovato di nuovo un’errore linguistico, perché la mia miglior amica era venuta a trovarmi con un vestito appena comprato. Quando ho visto la tasca, mi sono accorgo immediamente il errore. ” Vero Moda’ ne sta scritto. Secondo me, “Vera Moda” è corretta e perché un cambio di nome del negozio sia troppo costoso, non avviso la proprietà. Se vedolo, trovo anche che questo sbaglio riduca alcuna della esclusività del negozio e questo trovo un peccato grande. È un nome italiano ed la moda italiana sta per una esclusività enorme e ha veramente un charisma.
Credendo che Lei sarebbe d’accordo con me, Lei e tutti i lettori saluto dal mio cuore dal Olanda
Anita
Salve a tutti! Vorrei sapere come si fa a scrivere e a pubblicare un libro di italiano per stranieri. Se potete aiutarmi rispontedemi. Grazie!
Car Francesca, è una domanda un po’ complessa, bisogna impostare e scrivere il libro e trovare un editore.
A presto
Prof. Anna
Grandeeeeee non ho fatto nessun errore! Grazie prof.Anna
Prof.. aiuto! non so com’è un esame di recupero..
come sono le domande aperte? 🙁
Cara Ysabel, nelle domande aperte non devi scegliere tra risposte che ti vengono proposte, ma devi rispondere tu con parole tue.
A presto
Prof. Anna
Un ringraziamento cordiale vorrei inviare alla Prof. Anna per il Suo bel sito Internet per apprendere meglio la lingua italiana.
Lo consulterò spesso e ne spargerò anche la voce.
Un saluto affettuoso dalle terra di Svevia nelle vicinanze di Stoccarda (Germania)
Rino R. Cecconi
Caro Rino, benvenuto su Intercultura blog, grazie per il tuo gentile commento.
Un saluto e a presto
Prof. Anna
bellissima pagina!
Gentile Prof.ssa Anna,
mi riferisco alla frase n.ro 9.
Se in quella frase io uso il verbo capire con il significato di “rendermi conto”, è comunque scorretto l’uso dell’indicativo? Inoltre, quest’ultima frase, che ho scritto di getto, è corretta? Avrei, obbligatoriamente, dovuto scrivere:…io avessi usato il verbo capire con il significato di “rendersi conto” sarebbe stato scorretto…ecc.? La ringrazio vivamente del blog estremamnte interessante.
Caro Emilio, considerando il senso della frase in questo caso il verbo “capire” ha proprio ill significato di “trovare naturale”, quindi meglio usare il congiuntivo; “se in questa frase uso il verbo capire” è corretta.
A presto
Prof. Anna
No ,anche in quella frase può significare rendersi conto ,sono entrambe corrette .Insegni italiano agli stranieri
Correggo ,volevo dire che e giusta anche la frase con l’indicativo nel senso di rendersi conto che una persona è preoccupata quindi è valida la proposizione “capisco che sei preoccupato per l’esame” perché non sempre un soggetto mostra i suoi sentimenti o non si comprende il motivo della sua preoccupazione ed in questo casi ci si focalizza sulla percezione della sua emozione
Insegno italiano per stranieri
Caro Ambrogio, scusa ma non capisco a quale frase ti riferisci, me la potresti ripetere?
Apresto
Prof. Anna
Salve, ho sbagliato la nona domanda e non capisco perche. Capire richiede il congiuntivo? Grazie Maggie
Cara Meggie, in questa frase il verbo “capire” ha il significato di “trovare naturale” quindi è necessario il congiuntivo: “questa festa è molto noiosa, capisco (=trovo naturale) che tu voglia andartene”.
Un saluto
Prof. Anna
Sono.entrambe giuste !!! Se io dico capisco che sei preoccupato.per l’esame è anche un rendersi conto oggettivamente delle sensazioni altrui,quindi mi rendo conto che tu sia preoccupato.per l’esame,conseguentemente è giusta anche la frase “capisco che tu sia preoccupato per l’sesame,enlargements contattarlo al di là del fatto di trovarlo naturale e quindi giustificarlo . Insegno italiano per stranieri
Mi I piacciono moltssimo gli esercizi, le lezioni e le spiegazioni Che date. Pero’ da luglio non ho piu’ ricevuto I vostri messaggi. Aveva te inter rotto per l’estate? E quando ricomincerete?
Cara Paola, grazie per il gentile commento, le attività del blog riprenderanno al più presto.
Un saluto
Prof. Anna
Cara Prof. Anna:
Quando comminciamo nuovamente le classe? Sono molto ansiosa aspettando le lezzioni.
Grazie del Suo blog. Ne sono molto contenta
Regina
Salve Prof. Anna,
avrei un dubbio su una frase:
“Ho notato come Marco parli sempre di sport”
Va bene usare il congiuntivo o bisogna usare l’indicativo? per me con il “come” suona bene il congiuntivo e con il “che” l’indicativo, ma non trovo una regola.
Per favore potrebbe darmi delle delucidazioni?
La ringrazio anticipatamente e spero in una sua risposta.
Cara Marifilla, l’uso del congiuntivo nella frase che mi scrivi è corretto.
Un saluto
Prof. Anna
Cara prof Anna nell’esercizio non ho fatto nessun errore…però non so perché quando parlo mi vengono tanti dubbi…spero di superarla questa cosa!un bacio!
Buongiorno
Ho un quesito in merito all’uso del congiuntivo in una frase, e di questo ne sto discutendo con un’altra persona.
Si dice correttamente (in conclusione, dopo una spiegazione):
“Resta il fatto che i ragni mi fanno ribrezzo.”
oppure
“Resta il fatto che i ragni mi facciano ribrezzo.”?
Secondo me è corretta la prima.
Grazie
Caro Andrea, è corretta la prima frase.
Un saluto
Prof. Anna
Salve Prof Anna.
In questa frase: “Non ci credo che non lo sai” è accettabile l’uso dell’indicativo, o serve necessariamente il congiuntivo? A me sembra accettabile se l’intento è sottolineare che “io penso che tu lo sappia perfettamente” ma tu fai finta di non saperlo.
Mentre “Non credo che tu non lo sappia” indica che io penso che tu dovresti saperlo, ma potrebbe essere che tu effettivamente non lo sappia.
Cordialità
Caro Luca, la frase è accettabile in un registro colloquiale e informale.
Un saluto
Prof. Anna
Ciao prof Anna Scusa en quseat frase “bisogna tenere presente che la società era divisa in classi sociali” bisogna è principale tenere presente è soggettiva, tengo un dubbio su che la società era divisa in classi sociali, se sia sub oggettiva o soggettiva
buongiorno
Cara Clara, la tua analisi è corretta, “che la società…” è una proposizione oggettiva.
A presto
Prof. Anna
Per favore,vorrei sapere se si dice:lasciando che giocasse come meglio credesse,oppure come meglio credeva( come penso)? grazie
Cara Anna, è corretta la frase: “…come meglio credeva”.
A presto
Prof. Anna
Marius
Buongiorno prof. cercando un sito dove io potevo migliorare il mio linguagio sono venuto a conoscenza di questo sito veramente che io gradisco benissimo vorrei intanto sapere se si potessero dare le lezione online io sono africano e proprio un tifoso della lingua italia, questa lezione veramente l’ho capita ma direi che non è stata cosa facile. La ringrazio molto molto per questo. Grazie
Marius
Caro Marius, benvenuto su Intercultura blog! Su questo blog non si fanno lezioni personalizzate online, ma ogni settimana viene pubblicato un articolo di lingua e cultura italiana con il relativo esercizio, continua quindi a seguirci, il blog riprenderà le sue attività a metà Settembre.
Un saluto e a presto
Prof. Anna
Buongiorno,
ho un dubbio circa il verbo “riflettere”: può reggere una proposizione oggettiva? Ad esempio, è corretto scrivere: “L’autore, a questo proposito, riflette che sarebbe difficile attribuire a quella categoria tale attributo”.
Grazie.
Cara Gianna, solitamente il verbo “riflettere” col significato di “pensare” regge la preposizione “su”, quindi sarebbe meglio: “…riflette sul fatto che sarebbe difficile…”.
Un saluto
Prof. Anna
Cara prof sostengo di avere una discreta padronanza della lingua italiana (e come! Studiando grammatica latina chi non ha delle solide basi!). Però, a volte mi assillano dei dubbi su quando usare il congiuntivo, e quando l’indicativo in determinate proposizioni infinitive o relative dove il “che” è d’obbligo. Sto scrivendo una tesi economica e non vorrei fare brutta figura. La frase è:
<>.
Di tanto in tanto consulto lo Zingarelli 2011 e il Devoti-OLi, Ma…
Grazie della cortese attenzione.
Giacomo
Caro Giacomo, non mi hai scritto la frase!
Attendo che tu me la scriva nuovamente.
A presto
Prof. Anna
Molto utile, ma con il verbo credere, che ha un significato come federsi, non si puo’ utilizzarlo con congiuntivo? Grazie!
Cara Ting, infatti il verbo “credere” solitamente è seguito da congiuntivo: “credo che sia giusto”, non so se ho capito bene la tua domanda, in particolare non capisco il verbo “federsi” che in italiano non esiste, forse hai sbagliato a scriverlo, prova a scrivermelo di nuovo.
A presto
Prof. Anna
Buongiorno. E’ corretto dire: abbiamo finalmente trovato qualcosa che ci piaccia?
Caro Marco, in questo caso puoi usare l’indicativo: abbiamo finalmente trovato qualcosa che ci piace.
A presto
Prof. Anna
posso usare o è obbligatorio? La forma che ho scritto è sbagliata?
Caro Marco, il congiuntivo in questa frase non è corretto.
Un saluto
Prof. Anna
Certo perché è un’azione oggettiva ,qualcosa di certo , aver trovato e non pensare volere etc quindi si usa l’innovativo presente
Inoltre esiste anche ammettere nel senso di riconoscere ed in questo caso bisogna usare l’ndicativo presente ( es .ammetto che mi sono sbagliato ),differentemente dal verbo ammettere nel sensi di tollerare ,nel qual caso si usa il congiuntivo .Es. i genitori Di Lisa non ammettono che lei abbia un comportamento così libertino
Cara Prof. Anna,
nella frase che segue, il verbo scrivere richiede l’indicativo, il congiuntivo oppure è una questione di scelta tra le due possibilità, e perché?
“trovami uno con la sua notorietà a cui non si scrive/scriva di tutto”
Grazie
CaroDoxos, sono possibilil entrambi i modi verbali.
A presto
Prof. Anna
Buongiorno Professoressa
svolgo una professione in cui la scrittura ha un ruolo importantissimo, sia per la quantità di scritti che vengono prodotti sia per la qualità che gli stessi devono possedere (posto che gli errori grammaticali sono gravi in qualsiasi scritto, nell’ambito giudiziario comportano un disvalore aggiuntivo). Per tali ragioni ho il timore di fare un uso eccessivo del modo congiuntivo, ossia anche in periodi in cui potrei optare per l’indicativo oppure in altri in cui dovrei utilizzare unicamente quest’ultima forma.
La mia domanda è la seguente: a fronte delle regole da Lei sopra esposte è corretta la frase
– Tolomeo sosteneva che la terra ERA piatta
oppure
– Tolomeo sosteneva che la terra FOSSE piatta? Per quale ragione?
Approfitto della Sua gentilezza per porLe un ulteriore interrogativo, relativo alla concordanza dei tempi verbali.
Ove fosse giusta la prima versione, per rendere il concetto secondo cui Tolomeo pensava che la terra fosse piatta e lo sarebbe stata sino alla fine dei tempi, è corretta la forma sopra riportata o è possibile utilizzare anche la seguente:
– Tolomeo sosteneva che la terra È piatta.
La ringrazio per l’attenzione.
Stefano
Caro Stefano, usare l’indicativo in questo caso è corretto ed è corretto il tempo imperfetto.
A presto
Prof. Anna
Buongiorno professoressa Anna.
Lunedì prossimo, augurerei che mi chiarifichi questa domanda.
Lunedì prossimo, augurerei che mi chiarificasse questa domanda.
Quale delle due frasi è corretta? Perché? Grazie.
Cara Antoine, per quanto riguarda la scelta dei modi e dei tempo verbali la frase corretta è la seconda, infatti, quando nella principale c’è un verbo che esprime volontà o desiderio coniugato al condizionale presente (augurerei), se la subordinata vuole esprimere posteriorità, cioè un’azione che avverrà in un futuro rispetto alla principale, il verbo dovrà essere coniugato al congiuntivo imperfetto. Per ripassare la concordanza dei tempi con verbi che esprimono volontà o desiderio coniugati al condizionale, ti consiglio questo articolo: https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2012/10/31/la-concordanza-dei-tempi-con-il-congiuntivo-2/. Per quanto riguarda però la frase, io la scriverei cosi: mi augurerei (o meglio: vorrei) che lunedì prossimo mi chiarisse questa domanda.
Un saluto e a presto
Prof. Anna
grazie
Cara Prof.ssa Anna,
ho un dubbio: la frase “le chiese se riuscisse a capire” è corretta oppure bisogna utilizzare l’indicativo?
Buon fine settimana!
Cara Laura, nelle interrogative indirette (in questo caso la frase introdotta da “se” è un’interrogativa indiretta) è possibile trovare sia il congiuntivo sia l’indicativo, quindi entrambi i casi sono corretti. Per la scelta del modo e del tempo verbale nelle interrogative indirette, ti consiglio questo articolo: https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2015/11/05/la-frase-complessa-le-interrogative-indirette-seconda-parte/.
Un saluto
Prof. Anna
Gentile Prof.ssa Anna,
Vorrei porre due quesiti circa due forme verbali che non mi convincono.
La prima rigurda la forma verbale “è importante comprendere quanto sia…”: in questa situazione, posso utilizzare il congiuntivo, dato che spesso lo utilizzo per affermare mie impressioni?
La seconda riguarda la forma “è chiaro che”: In questo caso, essendo una cosa certa, devo utilizzare l’indicativo?
Purtroppo, trovo difficoltà nel scegliere tra congiuntivo e indicativo quando utilizzo frasi impersonali.
Grazie anticipatamente per la risposta.
Cordiali saluti
Cara Iris, è corretto sia l’uso del congiuntivo nella prima frase, sia l’uso dell’indicativo nella seconda.
A presto
Prof. Anna
Buon Giorno prof,vorrei sapere se queste due frasi sono giuste.
1)Pensavo che vi avrebbe fatto piacere avere una figura cosi completa.
2)ho creduto e sperato fino all’ultimo che avrei indossato la vosta livrea.
Grazie
Caro Giorgio, le frasi che mi scrivi sono corrette.
A presto
Prof. Anna
” Mi chiedo se sono più belle le domande o le risposte e non so rispondermi.”
Mi può dire se questa frase è corretta? Grazie mille.
Cara Simona, la frase che mi scrivi è corretta.
A presto
Prof. Anna
E’ più corretto scrivere “Nonostante abbia piovuto per tutto il viaggio, non è stato un viaggio spiacavole” o “Nonostante avesse piovuto per tutto il viaggio, non è stato un viaggio spiacevole”? Che differenza c’è nell’uso del congiuntivo passato e trapassato con una reggente al passato (in questo caso pass.pross)?
La ringrazio molto e buon lavoro.
Caro Claudio, se vuoi esprimere un rapporto di contemporaneità tra la reggente e la subordinata, è necessario usare il congiuntivo passato (in dipedenza da un passato) “nonostante abbia piovuto”, il congiuntivo trapassato esprime un rapporto di anteriorità rispetto a una reggente al passato.
Un saluto
Prof. Anna
Salve.
In questa frase è corretto l’uso del congiuntivo oppure è richiesto l’indicativo, o possono essere utilizzati entrambi, e in questo caso con quali sfumature di significato?
Sono gli stessi che incitano alla lotta, senza avere la benché minima percezione di cosa stiano parlando.
Grazie
Caro Doxos, è corretto usare sia l’indicativo sia il congiuntivo perché si tratta di un’interrogativa indiretta, con il congiuntivo si ha una sfumatura ancor più dubitativa.
Un saluto
Prof. Anna
Grazie mille!
Buonasera Prof. Anna, potrebbe specificarmi le subordinate di questa frase, che non capisco se sono 2 o 3? Sembra che la cosa più preziosa che ci fosse in quella casa fosse un diamante dell’800. Buonasera e grazie.
Caro Stefano, “sembra” frase principale; “che la cosa più preziosa fosse un diamante dell’8OO” subordinata di primo grado soggettiva; “che ci fosse in quella casa” subordinata di secondo grado relativa.
A presto
Prof. Anna
Grazie per la risposta. anche se in certi casi continuo ad avere difficoltà nel distinguere l’oggettiva dalla soggettiva. le faccio pochi rapidi esempi: Mi preoccupa che lui sia arrivato ( che lui sia arrivato=soggettiva): penso che tutto stia andando per il meglio ( che tutto stia andando per il meglio=oggettiva); vedo che stai bene, che stai bene come mai è una oggettiva anziché una soggettiva? Sono sicuro che lui arriverà tra poco, come mai che lui arriverà tra poco è una oggettiva? Almeno così viene riportato su un sito dove ho visto. Grazie e arrivederci.
Caro Stefano, la frase soggettiva ha la funzione di soggetto della reggente. Nel periodo “vedo che stai bene” il soggetto della principale “vedo” è “io” e l’oggetto del “vedere” è “che stai bene” che quindi è una oggettva, così come il soggetto della principale “sono sicuro” è “io” e quindi la frase “che lui arriverà tra poco” non può essere soggettiva. Ti consiglio questi articoli che ti potranno aiutare a distinguere le oggettive dalle soggettive: https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2014/06/26/la-frase-complessa-le-proposizioni-oggettive-prima-parte/; https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2015/03/05/la-frase-complessa-le-proposizioni-soggettive/.
Un saluto
Prof. Anna
Buonasera Prof. Anna e grazie x i preziosi consigli. Vorrei rapidamente sottoporle questo dubbio inerente al verbo capitare, che solitamente richiede il congiuntivo. Era capitato che non mi avessero ascoltato. Devo usare sempre il congiuntivo se cambio la frase in era capitato che purtroppo non mi avessero ascoltato, o il purtroppo elimina il congiuntivo? Ed è giusto eliminare il congiuntivo se dico erano capitate due occasioni in cui non mi avevano ascoltato? Credo sia come dire c’erano state due occasioni in cui non mi avevano ascoltato. Credo che il verbo capitare sia un pò il simbolo della complessità e ambiguità dell’utilizzo del congiuntivo, in taluni casi, perché non mi pare che esprima dubbi, ipotesi o altre cose, espresse da tanti altri verbi. Infatti, nella frase di inizio messaggio, mi riferisco a un fatto che si è concretizzato realmente, ovvero una occasione in cui delle persone non mi avevano ascoltato; le chiedo quindi come mai il verbo capitare richiede il congiuntivo? Saluti e buone feste.
Caro Stefano, i verbi impersonali come “accade, avviene, capita, bisogna, conviene, occorre, pare, risulta, sembra ecc.” seguiti dalla congiunzione “che” reggono una proposizione soggettiva con il congiuntivo. Nella frase “erano capitate due occasioni in cui non mi avevano ascoltato” è corretto usare l’indicativo perché “avevano ascoltato” è il verbo della proposizione relativa introdotta da “in cui” e non il verbo della soggettiva introdotta da “che” (come “era capitato che non mi avessero ascoltato”), la presenza di “purtroppo” non modifica la necessità di usare il congiuntivo nella soggettiva retta da “era capitato”. Per un ripasso generale sull’uso del congiuntivo ti consiglio questo articolo: https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2011/06/16/ripassiamo-il-congiuntivo/.
A presto
Prof. Anna
La frase: voglio che capisce le regole di grammatica.
È CORRETTA LA FRASE?
Cara Annamaria, dopo il verbo “volere” è necessario usare il congiuntivo “voglio che capisca le regole”.
Un saluto
Prof. Anna
La frase: voglio che capiate le regole di grammatica.
È corretta la frase?
Cara Annamaria, la frase che mi scrivi (voglio che capiate) è corretta.
A presto
Prof. Anna
Cara prof.ssa Anna,
ho un dubbio su quale tempo utilizzare con il verbo “significare”. Quale delle due frasi è corretta (indicativo o congiuntivo):
– significa molto per me che voi siete qui
– significa molto per me che voi siate qui
Grazie
Marta
Cara Marta, è corretta la frase con il congiuntivo.
Un saluto
Prof. Anna
grazie!
molto chiaro!
Prof.ssa Anna,
quale delle due frasi è CORRETTA?
1 è l’unico che ricordo
2 è l’unico che ricordi
Martina
Cara Martina, sono corrette entrambe le frasi: la relativa esplicita ha il verbo all’indicativo quando il fatto viene presentato come reale, al congiuntivo quando viene considerato come possibile o desiderato.
A presto
Prof. Anna
Gentile prof. Anna le propongo una frase di Falcone: “Il fatto che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così”.
Premettendo che in questi casi mi “suona meglio” il congiuntivo (anche perchè lo trovo più elegante dell’indicativo), la frase corretta non dovrebbe essere “Il fatto che le cose sono così, non vuol dire che debbano andare così”?
Caro Giuseppe, dopo “il fatto che” è possibile trovare anche il congiuntivo.
A presto
Prof. Anna
Grazie per la risposta.
Quindi possiamo dire che, così come nelle oggettive e nelle interrogative indirette, la scelta fra indicativo e congiuntivo non dipende dal grado di certezza, ma dalla scelta di un livello stilistico più (congiuntivo) o meno (indicativo) formale, giusto?
Caro Giuseppe, le oggettive e le interrogative indirette hanno criteri diversi per scegliere tra indicativo e congiuntivo, alcuni verbi (che vanno poi a formare un’oggettiva) necessitano del congiuntivo, mentre nelle interrogative indirette spesso la scelta dipende dalla sfumatura di significato che vogliamo dare.
Un saluto
Prof. Anna
E’ corretto scrivere la seguente frase:
“Recupera i fiori prima che vanno al macero.”
o è più corretto scrivere:
“Recupera i fiori prima che vadano al macero.”
Nella prima frase ci troviamo di fronte ad una frase oggettiva di percezione quindi è giusto l’indicativo? (ho certezza che vanno al macero)
Caro Roberto, la frase introdotta da “prima che” è una temporale esplicita che esprime anteriorità e ha il verbo al congiuntivo.
A presto
Prof. Anna
Grazie mille delle precisazioni. Molto chiare.
Oretta Marcucci
P.S. Ho risposto a tutto in modo esatto!
Cara Oretta, complimenti per l’ottimo risultato.
Un saluto e a presto
Prof. Anna
Grazie per la lezione, ho un dubbio sul verbo contattare in questa frase: – inutile che contattiate se non avete i numeri. – inutile che contattate se non avete i numeri. Quale delle due forme è corretta? La ringrazio
Caro Pasquale, in questa frase è sottinteso il verbo “essere”: “(è) inutile che”, con locuzioni impersonali formate da verbo “essere” seguito da un aggettivo o un sostantivo è necessario usare i congiuntivo.
Un saluto
Prof. Anna
Cara Anna,
ho un dubbio in questa frase:
“È chiaro che Ugo si sia dimenticato del nostro anniversario!”
Si potrebbe usare l’indicativo? Visto che “è chiaro che” indica un’evidenza. E se sì, che differenza di significato comporta?
E un’altra domanda: nella frase dislocata
“Che qualcuno ieri sera si sia dimenticato di chiudere a chiave la porta, è ovvio”
il congiuntivo è obbligatorio per il fatto di essere dislocata? Ma se dico “è ovvio” è anche questa volta un’evidenza. Non lo capisco.
Grazie mille
Lara
Cara Lara, con aggettivi che indicano certezza (certo, convinto, chiaro, evidente, ovvio, sicuro) si usa l’indicativo, a meno che non si tratti di una frase negativa. Un verbo che normalmente regge l’indicativo richiede il congiuntivo quando la frase è anteposta alla reggente, come in questo caso.
Un saluto
Prof. Anna
Grazie mille.
La frase “È chiaro che Ugo si sia dimenticato del nostro anniversario!” l’ho trovata in un libro di italiano per stranieri di livello C1. Posso considerarlo un errore? Effettivamente, anche a me suonava meglio con l’indicativo.
Cordiali saluti,
Lara
Cara Lara, dopo “è chiaro” troviamo l’indicativo perché questa locuzione esprime una certezza, una constatazione.
A presto
Prof. Anna
sono pienamente d’accordo,ma dove finisce la regola del:spero,promitto e juro???
Caro Giuseppe, non capisco cosa vuoi dire esattamente. Prova a scrivermi nuovamente.
A presto
Prof. Anna
Credo che Giuseppe si riferisse alla vecchia regoletta “spero, promitto e iuro reggono l’infinito futuro”
Cara Alessandra, non capisco però a cosa si riferisce.
“Questa festa è molto noiosa, capisco che tu voglia andartene.” è sicuramente la versione corretta ma “capisco” può significare “trovo naturale” sia “mi rendo conto”. Come distinguere i due casi?
Grazie
Caro Valerio, lo puoi desumere dal contesto, in questo caso direi che il significato di “capire” (considerando la frase che lo precede) significa “trovo naturale”.
Un saluto
Prof. Anna
Cara prof. Anna ancora una volta ho bisogno del suo aiuto:
In nottata non avevo chiuso occhio nemmeno per pensare. Avevo avuto/per paura che mi fossi addormentata.
Sperai/ speravo con tutto il cuore che non si fosse accorto di me.
Indietreggiai andando a sbattere con le spalle all’albero la cui cima era altissima. La chioma era, pressoché, spoglia e qualche foglia cadeva dai rami.
Sopra un volto liscio, la cui pelle cadeva morbida.
Cara Susy, ecco i tuoi periodi corretti: “per paura di addormentarmi durante la notte non ho chiuso occhio, nemmeno per pensare”; “sperai/ speravo con tutto il cuore che non si fosse accorto di me” sonocorretti entrambi i tempi verbali, il passato remoto indica un’azione conclusa nel passato e percepita come distante; “indietreggiai andando a sbattere con le spalle contro l’albero la cui cima era altissima. La chioma era pressoché spoglia e qualche foglia cadeva dai rami”, “sopra un volto liscio, la cui pelle cadeva morbida”.
Un saluto
Prof. Anna
Se non ci fosse questo blog non saprei come fare…grazie di esistere!
Cara prof la prima frase non saprei esprimerla in un tempo diverso..quindi se dicessi: quella notte non avevo chiuso occhio nemmeno per pensare per paura che mi fossi addormenta. È corretto?
Cara Susy, è meglio dire “per paura di addormentarmi”.
Un saluto
Prof. Anna
Mi scusi ancora. E se dico non avevo chiuso occhio nemmeno per pensare. Temevo di addormentarmi o temevo che mi fossi addormenta?
Cara Susy, è meglio dire: “temevo di addormentarmi”.
A presto
Prof. Anna
Si usa il congiunctivo dopo i verbi di opinione “credo che”, “penso che” etc; ma quando abbiamo invece “non credo che”, “non penso che” etc, usiamo il congiuntivo o l indicativo?
Caro Edoardo, sempre il congiuntivo.
Ok, ho capito; d’altronde è come se scrivessimo “Penso che non sia una buona idea (invece che “Non penso che sia una buona idea”)”; oppure “Credo che non sia matura (“Non credo che sia matura”)”. Diciamo che questo “passaggio di struttura” non produce mutamenti semantici, e quindi le espressioni “Non credo che” e “Credo che non” o “Non penso che” e “Penso che non” si equivalgano.
Giusto?
Diciamo che non si equivalgono totalmente, c’è una differente sfumatura di significato.
Quindi anche “non voglio” (come “voglio che”) regge il congiuntivo?
Caro Edoardo, sì.
Dicono che è morto
Dicono che sia morto
Dopo un verbo che esprime certezza, se chi parla presenta un fatto come se per lui/loro fosse definitivamente certo e reale (in questo caso “loro dicono”), allora il modo indicativo è la soluzione naturale; se invece si vuole comunque sottolineare l’elemento della soggettività, anche nell’ambito di una cosa data per certa (come dire: non è sicuro per tutti, non è una realtà scientifica e oggettiva, è una certezza solo di alcuni, della loro mente, appunto “loro dicono”), allora può essere anche stilisticamente più raffinato scegliere il congiuntivo, che è il tipico modo della soggettività, oltre che dell’incertezza e del dubbio. I verbi che usano regolarmente l’indicativo possono tuttavia ricorrere al congiuntivo in alcuni casi particolari per sottolineare l’incertezza, l’eventualità dell’azione. Certamente l’indicativo, al di là della soggettività e dello stile, è chiaramente corretto rispetto al fatto che il verbo “dire” regge l indicativo, rispetto alla concordato dei tempi, e secondo me da prediligere. Diciamo che nella seconda, se adottiamo il congiuntivo, è come se dicessimo “Si dice che sia morto (dove il soggetto della reggente è indeterminato e richiede il congiuntivo). Oppure per chiarire meglio il concetto, l’uso dell’indicativo e del congiuntivo nelle oggettive non rispecchia solo una contrapposizione tra oggettività e soggettività, tipica di questi modi verbali, ma anche una tendenza a un uso più popolare e parlato rispetto a un uso più formale e letterario: “Penso / che questa mia generazione è preparata (I Nomadi, Dio è morto)”. Oppure si può dire “penso che sia (congiuntivo)” e “penso che è (indicativo)”, ma con delle regole… E poiché il congiuntivo è soprattutto il modo verbale indicato per l’incertezza, la possibilità e l’impossibilità, la prima frase esprime un dubbio (lascia intendere che potrei sbagliarmi e che potrebbe non essere così), mentre la seconda è perentoria e lascia intendere che è di scuro così come penso (penso = è vero, è senza dubbio così). Ovviamente preferisco sempre le costruzioni classiche “penso che sia”, “dicono che è”.
Corretto?
Caro Luca, è corretto, il verbo “pensare”, ad esempio, regge l’indicativo quando significa “essere convinto” e regge il congiuntivo quando significa “supporre”.
Ok, quindi è tutto corretto, se ho capito bene?
Sì, lo è.
“possono dire che sono stato io”
“non posso dire che sia stato”
…prof, quelle dopo il che sono subordinate oggettive? la prima all indicativo, relativamente all infinito “dire”, che esprime certezza, e la seconda al congiuntivo relativamente alla negazione nella frase principale che ha la funzione di segnalare un fatto come non sicuro.
È corretto?
*non possono dire che sia stato, errore di battitura
Caro Gianmarco, è tutto corretto.
Salve, professoressa; per quanto riguarda il congiuntivo relativamente al mio esempio sopracitato, avrei delle riserve; d’altra parte ho letto che l’espressione “Non potere dire che”, la quale richiederebbe il congiuntivo rispetto alla negazione principale, reggerebbe anche l indicativo: “Non possono dire che sto cercando di colpirli”. Rispetto a ciò, credo d aver capito il motivo… Premetto che non è assolutamente scorretto l uso del congiuntivo in quel tipo di espressione; ma è chiaro che se usiamo anche l indicativo, dobbiamo ammettere delle diverse sfumature di significato. Nonostante ciò, secondo me, usiamo l indicativo se vogliamo dare alla frase una sfumatura, un senso, un significato di “sentenza”, di “decisione”, di “certezza”, relativamente a delle prove, a degli elementi, a dei documenti, che giustifichino le nostre ragioni, i nostri motivi: “Non puoi dire che sei stanca; non hai fatto nulla tutto il giorno” (l indicativo è corretto, rispetto all espressione “non puoi dire che”, in quanto ho appurato, per diverse ragioni, che, ad esempio, sei stato tutto il giorno in panciolle). Viceversa, usiamo il congiuntivo se, al contrario, non abbiamo “prove” per verificare le nostre ragioni (allora qui la negazione si farebbe sentire di più): “Non posso dire che non abbia fatto i compiti; infatti non ero lì mentre li svolgeva” (il congiuntivo è corretto, perché non ho certezza, o prove concrete, su quello che è accaduto in quegli istanti, etc).
P.S. il verbo “potere” è un servile, ed strettamente legato al verbo “dire”, cui però bisogna far riferimento per la scelta del verbo (indicativo o congiuntivo) nella subordinata; quindi il “non” è legato, come significato, a “dire”; e, come abbiamo detto, per quanto riguarda la scelta fra il congiuntivo e l indicativo nella subordinata, il ragionamento che ho scritto sopra credo sia valido.
Pensa sia corretto? io credo di sì.
Caro Graziano, il tuo ragionamento è corretto.
“È chiaro che vorremmo possedere già tutte le risposte”
“È chiaro che vogliamo possedere già tutte le risposte”
…sono corrette entrambe; la subordinata della prima frase ha il condizionale (che esprime certezza a patto che si avverino delle condizioni espresse o sottintese), con una condizione sottintesa “se avessimo l opportunità, è chiaro che vorremmo possedere già tutte le risposte; mentre nella subordinata della seconda frase possiamo trovare l’indicativo perché “È chiaro” esprime una certezza, una constatazione, e con aggettivi che indicano certezza (certo, convinto, chiaro, evidente, ovvio, sicuro) si usa l’indicativo.
Penso sia corretto…
Cara Giulia, è corretto.
Sera, il verbo ”ricordare” regge l indicativo; quindi, logicamente, ”non ricordare” regge il congiuntivo (l’uso del congiuntivo è ammesso se il verbo è preceduto da una negazione). Di conseguenza ”non ricordare” equivale a ”dimenticare”; perciò ”dimenticare” reggerebbe il congiuntivo.
Esempi:
”Ricordo che andavamo in una sala cinematografica” (indicativo).
”Non ricordo che sia stato fatto un filmino” (congiuntivo).
”Mi sono dimenticata che fosse ancora sullo schermo” (congiuntivo).
Tuttavia, ad esempio, è frequente che il verbo ”dimenticare” regga anche l indicativo nella subordinata, in quanto ”dimenticare” significa ”perdere concretamente il ricordo di qualcuno o di qualcosa”, ”cancellare dalla memoria”, ”non ricordare più”: ”A volte dimentico che questo è tutto un sogno (cioè è un dato di fatto che mi scordo che questo è tutto un sogno)”; ciononostante, non è insolito il congiuntivo: ”A volte dimentico che sia cieco, da come si muove”. Chiudo dicendo che entrambe le soluzioni sono giuste; ma personalmente preferisco l uso del congiuntivo con il verbo ”dimenticare”, in quanto più vicino a ”non ricordare”. A questo riguardo è utile dare uno sguardo al comportamento del verbo ”ricordare” preceduto da negazione: il verbo ”ricordare” negato regge il congiuntivo per sottolineare l’ignoranza del soggetto.
Va bene?
Caro Roberto, il tuo ragionamento è corretto.
Sera, stesso discorso con il sinonimo “scordare” (vanno bene sia il congiuntivo sia l indicativo, con una piccola preferenza per l indicativo, indicante “un dato di fatto nello scordare qualcosa”): “Mi sono scordato che fossi qui” e “Mi scordo sempre che lei sia qui”; “Mi scordo che è tutto nuovo”, “Mi sono scordato che eri qui’.
Caro Roberto, va bene.
Sera di nuovo, stesso discorso per il pronominale “dimenticarsi” (Non ricordarsi, scordarsi (+ di; + di e inf. o + che): e quindi rispetto al contesto e alla sfumatura che si vuol dare al periodo, è possibile usare il congiuntivo, soprattutto quando si vuole sottolineare l’incertezza, l’indeterminatezza della frase. Un paio di esempi: “Mi ero dimenticata che fosse ancora viva (…l’incertezza, l’indeterminatezza della frase, allora usiamo il congiuntivo), ma anche, usando l’indicativo, un esempio tratto dal Capitolo 29 del libro “Harry Potter e il calice di fuoco” (Il ritorno Oscuro e la scelta): “Harry, mi ero quasi dimenticato che tu eri qui” (per il discorso sopracitato è corretto anche l’indicativo, se vogliamo sottolineare la certezza della frase)
Penso sia completo
Esatto.
Non direi, o scriverei, mai: “per cena vi ho preparato una frittata, scusatemi: dimentico sempre che siate vegani”; oppure “no, niente scuola stamattina: dimentichi che oggi sia domenica”. O ancora, “qualche volta dimentico che [tu] sia mancina”. Non solo l’indicativo è preferibile in questi casi, ma mi pare incongruo (direi proprio errato) l’uso del congiuntivo.
Caro Luca, dipende dal contesto e dalla sfumatura che si vuol dare al periodo; è possibile usare il congiuntivo quando si vuole sottolineare l’incertezza, l’indeterminatezza della frase.
Un saluto
“È sottointeso che” regge l indicativo:
“È sottointeso che è innamorato”
Caro Matteo, è giusto.
Salve, vorrei sapere quale è la forma più corretta:
“dici che per uno studente non è importante” oppure “dici che per uno studente non sia importante”?
Grazie
Caro Telemaco, con il verbo “dire” nella principale, l’oggettiva può avere l’indicativo (dici che per uno studente non è importante).
Un saluto
Le frasi con enfasi, dislocazione:
Quando la frase dipendente viene dislocata a sinistra è necessario usare il congiuntivo, anche se il verbo della frase principale non lo richiede.
Quindi diremo “Che sia un po’ stolto, è certo (invece di dire “È certo che è un po’ stolto”, frase nella quale “È certo” reggerebbe l indicativo e che seguirebbe quindi l’ordine più comune della frase)”. Altra frase “Che sia un po’ pazzo, è normale” (invece di dire “È normale che sia un po’ pazzo”; oltretutto “È normale” regge il congiuntivo, e lo reggerebbe a prescindere con o senza dislocazione).
Mi sembra giusto
Caro Massimo, è giusto.
“fai conto che” e “tieni conto che” reggono il congiuntivo?
Caro Claudio, “fai conto” significa “supporre, ipotizzare, far finta” ed è seguito da congiuntivo, mentre “tenere conto” significa “valutare, considerare” e regge l’indicativo.
Un saluto
Salve, so che il modo verbale da impiegare con “si dice che”, “si racconta che”, ecc…, oscilla tra l’indicativo e il congiuntivo, essendo entrambi ben attestati.
Infatti l’indicativo tende ad alternarsi al congiuntivo anche, appunto, dopo, verbi dichiarativi come “raccontare”, “notare”, “osservare”, “spiegare”, “dire”, ecc… + “che” / “come” / “quanto” con i quali il parlante si limita ad esporre fatti e a riportare parole altrui; quindi se il soggetto è generico e indeterminato (si dice che, si racconta che, ecc.).
Personalmente sceglierei, con queste espressioni impersonali, il congiuntivo qualora non dovessi far altro che “riportare delle parole altrui, limitandomi ad esporre fatti di cui sono a conoscenza indirettamente, perciò un po’ incerti per quanto riguarda la mia sfera di conoscenza e, in parte, anche quella dagli altri”.
Al contrario, sceglierei l’indicativo qualora (seppur considerando degli episodi incerti per la mia sfera di conoscenza) “i fatti accaduti fossero più certi, concreti e ben attestati nella maggioranza delle persone”.
Facendo alcuni esempi, possiamo scrivere sia “Si racconta che sbagliò (o “sbagliava” se vogliamo indicare situazioni ed abitudini considerate in un momento passato) tutto (se appunto il fatto, nonostante io ne sia a conoscenza indirettamente, è noto, od era noto, e ben attestato)”; sia “Si racconta che sbagliasse tutto (se appunto il fatto, a me non noto direttamente, insinua dubbi e incertezza non solo a me, ma anche negli altri, in generale).
Insomma, sia l’indicativo che il congiuntivo sono corretti con queste espressioni impersonali (si racconta, si dice, si narra, ecc…)”.
Corretto?
Caro Filippo Maria, di norma dopo le forme impersonali (come “si dice”) si usa il congiutivo.
Quindi anche dopo “si racconta”, “si narra” e simili si usa sempre il congiuntivo perché non è un fatto certo, ma è un’opinione: “Si dice che sia inglese (= non è un fatto certo, è un’opinione). Se invece, come ho letto sulla Treccani, vogliamo usare l’indicativo (anche se, come lei dice, è preferibile di norma il congiuntivo con queste espressioni impersonali) lo usiamo perchè il fatto è certo: “Si dice che è inglese (= è un fatto certo). Poi, infine, ho letto, sulla treccani, che “Sono preferibilmente seguiti da indicativo i verbi che indicano certezza, constatazione, risultanza oggettiva (si sa, risulta, consta, si afferma, fatto sta che) e i casi di verbi copulativi seguiti da aggettivo o nome con semantica affine (è chiaro, è evidente, è certo, è innegabile). E in più, quindi, l’indicativo si usa anche con le espressioni impersonali che indicano un fatto certo, una constatazione del tipo “si vede” ecc; perciò scriverei “Si sapeva che perdevamo la gara”, “Si vedeva che stava male”, “Si sa che è ricco”, “Si vede che è interessante”, ecc…
Ora è corretto?
Caro Filippo Maria, è corretto.
1)”Si narra che il re ospitò una donna…”, ma anche “Si narra che il re abbia ospitato una donna…”, oppure, con valore durativo, “Si narra che il re ospitasse una donna…”
Di norma dopo le forme impersonali (come “si dice” o “si narra”) si usa il congiutivo perché non parliamo di un fatto certo, ma di un’opinione. Tuttavia, l’indicativo tende ad alternarsi al congiuntivo anche dopo verbi dichiarativi (“narrare” è un verbo dichiarativo; e lo è anche “dire”) come, ad esempio, raccontare, notare, osservare, spiegare, dire, ecc. + che / come / quanto con i quali il parlante si limita a esporre fatti e a riportare parole altrui. E ancora, come si legge sulla Treccani, i verbi che usano regolarmente l’indicativo possono tuttavia ricorrere al congiuntivo in alcuni casi particolari, come ad esempio il fatto di sottolineare l’incertezza, l’eventualità dell’azione (soprattutto se il soggetto della reggente è indeterminato). Ragion per cui tutte le opzioni, con le rispettive sfumature, sono verosimili. In più, “Narrare, dire” (nel senso di raccontare), “sentire e sapere” (nel senso di essere informato) e simili verbi della proposizione principale richiedono nella subordinata l’indicativo od il congiuntivo, secondochè la cosa detta o narrata si dà come certa, o come incerta; come un fatto vero, o come una voce, una tradizione di dubbia fede. Es. “Narrano le antiche cronache ch’egli fu già in Portogallo un uomo dabbene. G. Gozzi.” (indicativo); “Narrasi che tutti gli uomini …. fossero creati per ogni dove a un medesimo tempo …. e fossero nutricati dalle api, dalle capre ecc. nel modo che i poeti favoleggiarono. Leopardi.” (congiuntivo). “Sento che il signor Redi stia meglio e molto me ne rallegro. Menzini (congiuntivo).
Penso sia tutto corretto
Caro Filippo Maria, è corretto.
Salve, vorrei analizzare la frase “Lo sai che me lo sentivo che saresti arrivato?”:
…”Lo sai”, principale; “che me lo sentivo”, subordinata oggettiva esplicita di primo grado all’indicativo imperfetto (sentivo) perché retta da un verbo, nella principale, che esprime giudizio o conoscenza (sapere, sai); “che saresti arrivato”, subordinata oggettiva esplicita di secondo grado al condizionale passato (saresti arrivato) perché retta da un verbo, nella reggente di primo grado, che esprime percezione (sentire, sentivo). In ultima analisi, la subordinata di primo grado (che me lo sentivo) esprime anteriorità rispetto alla principale (lo sai); mentre la subordinata di secondo grado (che saresti arrivato) esprime posteriorità rispetto alla reggente di primo grado (che me lo sentivo).
Corretto?
Caro Filippo Maria, è corretto.
Salve, ho alcune frasi che ho analizzato:
1″Mi preoccupa il suo stato di salute”; in questa frase il “mi” è complemento oggetto, perché sarebbe: “Il suo stato di salute (soggetto) preoccupa (verbo transitivo) me (c.oggetto).
2″Mi preoccupo che tu non stia abbastanza bene da stare qui”; in questa frase il verbo è “preoccuparsi” (intransitivo pronominale) che regge il congiuntivo nella subordinata, essendo un verbo che esprime un timore o comunque un sentimento. Ah, “che tu non stia abbastanza bene”, se non sbaglio, è una subordinata oggettiva, che dipende dalla proposizione reggente con il verbo usato in forma personale “Io mi preoccupo” (chiaramente nella forma pronominale il pronome “mi” non svolge alcun ruolo sintattico).
3″Le tue minacce non mi spaventano”; in questa frase il “mi” è complemento oggetto, perché sarebbe: “Le tue minacce (soggetto) non spaventano (verbo transitivo) me (c. oggetto)”.
4″Mi spaventa che tu non possa parlare con me”; in questa frase il verbo è il transitivo “spaventare” che, in questo tipo di costruzione, ed essendo anch’esso un verbo che esprime un timore o comunque un sentimento, può reggere il congiuntivo nella subordinata “che tu non possa parlare con me”, che, se non erro, è una soggettiva, perché sarebbe: “Il tuo non poter parlare mi preoccupa”. Infatti possiamo notare come il sintagma nominale costruito con il soggetto (“Il tuo non poter parlare) venga sostituito dalla subordinata (“che tu non possa parlare con me”).
Tutto corretto?
Caro Filippo Maria, è tutto corretto.
Salve, l’espressione “La tesi secondo cui (o la quale)…” ho letto che può reggere sia il congiuntivo sia il condizionale:
1)”La tesi secondo la quale il cantante si fosse pesantemente ispirato alla musica della gente nera per edulcorarla (al congiuntivo imperfetto e in riferimento al passato)”.
2) “La tesi secondo cui l’interesse delle società integrate non sarebbe stato preso in considerazione (al condizionale passato e in riferimento al passato)”.
È corretto?
Caro Filippo, io non userei il congiuntivo, sono possibili invece il condizionale e l’indicativo.
“Avere la sensazione che” regge il congiuntivo:”Avevo la sensazione che tizio dicesse delle bugie”.
Mi pare esatto…
Caro Riccardo, è corretto.
Alcuni verbi come “constatare, verificare, accertare, appurare, controllare” (che per certi versi sono tra loro sinonimi) reggono ora il congiuntivo ora l’indicativo in funzione dell’azione che veicolano. Quindi i verbi da me citati reggono una proposizione completiva (oggettiva, soggettiva o dichiarativa) al congiuntivo se prendono il significato di “controllare che uno stato di cose corrisponda a quello atteso o previsto”; reggono, invece, l’indicativo se prendono il significato di “attestare che lo stato di cose corrisponde a quello atteso o previsto”. Se io scrivo “Constatammo che l’esperimento era riuscito”, uso l’indicativo perché “ho stabilito con certezza, sulla base di prove o documenti, o anche mediante visione diretta, un determinato fatto”. Se scrivessi invece “Constatai che non avesse un soldo in tasca”, userei allora il congiuntivo perché “stavo, in quel dato momento, esaminando, e quindi controllando (rendendomi conto personalmente), qualcosa attentamente, specialmente per accertarmene la regolarità, l’esattezza, la validità o il funzionamento”; tuttavia, potrei scrivere anche “Constatai che tizio non aveva un soldo in tasca”, se intendo che “Mi sono reso conto di ciò per visione diretta, per mezzo di prove sicure”. Altro esempio: “Verifico che tutto sia in regola”; qui uso il congiuntivo nel senso di “controllare”; ma uso l’indicativo nel senso di “Dimostrarsi vero”: “Ho verificato che le mie fatture sono più basse del 5%”. Con il verbo “controllare”: “Controlla che tutto sia in regola”; qui usiamo il congiuntivo perché intendiamo “verificare, esaminare qualcosa per accertarne l’esattezza, la validità, la regolarità (ma senza averne ancora la certezza)”. Vediamo “accertare”: “Vi accerto che è tutto in ordine”; qui usiamo l’indicativo perché “stiamo dando una certezza”. Userei invece il congiuntivo, utilizzando la forma riflessiva “accertarsi”: “Si accertò che le cose fossero andate veramente in quel modo”; qui il significato è “assicurarsi, rendendosi conto personalmente, dell’esattezza di una notizia (e quindi “controllare”). Infine, il verbo “appurare”: “Ho appurato che i fatti si sono svolti così”; qui usiamo l’indicativo perché “sto riconoscendo la pura verità di qualcosa”. Diversamente, se scrivessi “Appura che il contratto sia stato effettivamente firmato”, usiamo il congiuntivo perché “stiamo controllando che sia esatta o corrisponda alla realtà la verità di una cosa”.
Penso sia tutto ok…
Caro Filippo Maria, è corretto.
I verbi impersonali come “accadere”, “avvenire”, “capitare” e “succedere” seguiti dalla congiunzione “che” reggono una proposizione soggettiva con il congiuntivo, che è frequente in contesti dubitativi-valutativi. E’ vero anche che in molti casi si richiede il congiuntivo senza un motivo particolare lampante. Per “capitare”, “accadere”, “avvenire” e “succedere” usiamo senza dubbio il congiuntivo per regola o perchè siamo abituati così. Tuttavia, “capitare”, “accadere” o “succedere” e “avvenire” denotano, con diverse sfumature, un fatto che “avviene”, e finchè non avviene e ce ne rendiamo conto, non siamo sicuri (con diversi gradi di insicurezza, dalla quasi certezza all’ignoranza) che avvenga. Di conseguenza, in linea generale, con questi verbi usiamo il congiuntivo, ma, in determinati contesti, anche l’indicativo. Con “succedere” possiamo usare sia l’indicativo che il congiuntivo a seconda del contesto; all’indicativo se parliamo di un fatto passato e ormai avvenuto: “Successe che il patto fu violato”; al congiuntivo se lo stesso verbo si avvcinia a “può succedere che”: “Succede che il motivo delle guerre sia ingiusto” (ad esempio “per la mancanza di una giusta causa per scatenare una guerra”). Con “capitare” usiamo perlopiù il congiuntivo perché è un verbo che introduce un fatto la cui frequenza e collocazione temporale non sono note a priori, e quindi incerte; e dove c’è incertezza c’è il congiuntivo: “È capitato che io incontrassi tizio per tre domeniche consecutive” (il senso è che “non mi aspettavo a priori di incontrarlo tre domeniche di seguito, nonostante l’evento sia accaduto”. Con “accadere”, a seconda della situazione, o il congiuntivo o l’indicativo. Al congiuntivo se, similmente a “succedere”, il verbo “accadere” si avvicina a “può accadere che”: “Accade che non si rispettino le regole”. All’indicativo se, anche qui, parliamo di un evento ormai passato e accaduto appunto: “Accadde che cominciarono a gridare”. In finale, con “avvenire” o l’indicativo o il congiuntivo, sempre a seconda dei casi. Al congiuntivo relativamente all’effettuarsi, per lo più casuale o improvviso di un fatto: “Avvenne che ci trovassimo per caso sullo stesso treno”. All’indicativo se un evento ha luogo spesso con specificazione di luogo o di tempo: “Avvenne che vidi un albero, il cui frutto era desiderabile per rendere felici”.
Penso sia tutto corretto
Volevo aggiungere, per completezza, che gli stessi verbi (accadere, succedere, capitare, avvenire) reggono solamente il congiuntivo, per regola o perchè siamo abituati così, con espressioni impersonali costruite dal verbo “essere” unito al participio passato degli stessi verbi, quindi, ad esempio, al passato prossimo: “È accaduto che dicesse falsità”; “È successo che raccontasse stupidaggini”; “È capitato che mi regalasse dei vestiti”; “È avvenuto che mi facesse dei complimenti”.
Ora penso sia completo
Caro Filippo Maria, è giusto.
Caro Filippo Maria, è corretto.
Buongiorno, professoressa Anna!
Ho letto con attenzione lo scambio di messaggi tra Lei e il signor Filippo Maria sull’ uso dell’ indicativo o del congiuntivo nelle subordinate e mi sono venuti in mente i colloqui con i professori del liceo classico di mia figlia: la professoressa di Greco , già mia insegnante, pretendeva tassativamente l’ uso dell’ indicativo dopo un SI DICE o SI NARRA ( mia figlia puntualmente sbagliava e le veniva abbassato il voto di versione), mentre la professoressa di italiano e Latino ( così come il docente di Storia e di Filosofia) richiedeva il modo congiuntivo. Furono anni in cui andai a riprendere la grammatica per cercare di capire dove stesse la verità. Ma , come avete scritto, c’ è molta soggettiva nell’ esprimersi e la nostra lingua è complessa e affascinante allo stesso tempo.
Esempio, nella frase: NON È FACILE TROVARE CHI SIA DISPONIBILE A LAVORARE oppure NON È FACILE TROVARE CHI È DISPONIBILE? Io userei sempre e solo il modo congiuntivo, forse perché io faccio un abuso del congiuntivo.
Cordialmente,
Alessandra Busso
Cara Alessandra, dopo le forme impersonali come “si dice”, “si narra”, “è facile”, “è bene”, “è necessario” ecc. generalmente si usa il congiuntivo.
Un saluto e a presto