Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, abbiamo già visto cosa si intende per “concordanza dei tempi” nell’articolo dedicato alla concordanza dei tempi con l’indicativo. Oggi vedremo la concordanza dei tempi quando nella frase subordinata c’è un verbo al congiuntivo.
Buona lettura!
Prof. Anna
Sappiamo che il tempo della principale stabilisce la cronologia assoluta di un evento: mangio una mela (ora); mangiavo una mela (prima); mangerò una mela (in seguito). Il tempo della subordinata definisce invece la cronologia di un evento (quello espresso nella principale) rispetto all’altro (espresso nella subordinata): esprime cioè la relazione di anteriorità (la frase della subordinata è precedente rispetto alla principale); contemporaneità (la frase della subordinata è contemporanea rispetto alla principale) e posteriorità (la frase della subordinata è posteriore rispetto a quella della subordinata) tra l’evento espresso nella subordinata e quello espresso nella principale.
FRASE PRINCIPALE AL PRESENTE
FRASE PRINCIPALE | FRASE SUBORDINATA | RAPPORTO TEMPORALE |
Credo che | …ieri tu sia stato a scuola
(congiuntivo passato) …da piccolo non godesse di buona salute (congiuntivo imperfetto se l’azione ha valore durativo) |
anteriorità |
Credo che | …oggi tu sia a scuola
(congiuntivo presente) |
contemporaneità |
Credo che | …domani tu sarai a scuola
(indicativo futuro semplice) |
posteriorità |
Con il verbo della principale al presente:
• per esprimere anteriorità nella subordinata si usa il congiuntivo passato: penso (oggi) che Marco (ieri-nel passato) sia andato a Roma; se l’azione espressa nella subordinata ha valore durativo, ovvero esprime una situazione in corso nel passato o abituale nel passato si usa il congiuntivo imperfetto: immagino che lui andasse male a scuola;
• per esprimere contemporaneità si usa il congiuntivo presente: penso (oggi) che Marco (oggi) vada a Roma;
• per esprimere posteriorità si usa il futuro semplice: penso (oggi) che Marco (in seguito) andrà a Roma.
FRASE PRINCIPALE AL PASSATO
FRASE PRINCIPALE | FRASE SUBORDINATA | RAPPORTO TEMPORALE |
Ho creduto che
(indicativo passato prossimo) Credevo che (indicativo imperfetto) |
…il giorno prima tu fossi stato a scuola
(congiuntivo trapassato) |
anteriorità |
Ho creduto che
Credevo che |
…quel giorno tu fossi a scuola
(congiuntivo imperfetto) |
contemporaneità |
Ho creduto che
Credevo che |
…il giorno dopo tu saresti stato a scuola
(condizionale passato) |
posteriorità |
Con il verbo della principale al passato (passato prossimo – imperfetto):
• per esprimere anteriorità nella subordinata si usa il congiuntivo trapassato: pensavo (ieri- un giorno nel passato) che Marco (prima di ieri o prima di quel giorno nel passato) fosse andato a Roma;
• per esprimere contemporaneità nella subordinata si usa il congiuntivo imperfetto: pensavo (ieri – un giorno nel passato) che Marco (ieri o quel giorno nel passato) andasse a Roma;
• per esprimere posteriorità nella subordinata si usa il condizionale passato: pensavo (ieri – un giorno nel passato) che Marco (in futuro) sarebbe andato a Roma.
Cara Prof. Anna,
questi esercizi sono proprio utili e importanti! Grazie mille, e Le sarei grata se Lei offrira’ ancora esercizi cosi’.
Ah! Ma che fortuna! Sbaglio sempre coi tempi delle frasi subordinate. Questo sarà molto utile per me. Spero di non sbagliare più. Ehehe!
Grazie mille, Prof. Anna!
A presto,
Rafael
Carissima professoressa Ana
La ringrazio di cuore.
Dalva
Cara prof. Anna
Benvenuta!
Esercizio no.9: la seconda possibilita e sbagliata perché “stava” e imperfetto e non congiuntivo?
Grazie
Isi
Cara Isi, la frase con l’imperfetto indicativo è sbagliata, infatti ci vuole il congiuntivo imperfetto.
A presto
Prof. Anna
la ringrazio molto, tutto e` chiaro
Grazie mille,Prof.
Cara Professoressa Anna, si dice, p.es., “a pagina 43” ma a volte sento dire anche “alla pagina…”. C`e` qualche differenza fra le espressioni “a pagina…” e “alla pagina…”? La ringrazio in anticipo.
Caro Arnoldas, non c’è alcuna differenza tra le due espressioni.
Un saluto
Prof. Anna
Finalmente ritornata da Bologna dove ho seguita un corso italiano. Spero di fare meno errori adesso!
Grazie per questo esercizio. Avevo anche studiato questo soggetto a Bologna e non era più così difficile per me.
Grazie!!!
Cara professoressa,
Mi puo’ dare la lista di tutti i verbi italiani copulativi. Non riesco a trovatla sull’internet.
Grazie in anticipo
Cara Ana, te ne posso dire alcuni: parere, sembrare, sentirsi, stare, rimanere, diventare, riuscire, risultare, nascere, crescere, vivere, morire ecc.; questi verbi hanno una costruzione molto simile a quella del verbo ESSERE in funzione di copula, perché servono a collegare il soggetto a un nome o a un aggetttivo, per esempio: Marco si sente triste; Paolo diventa grande. La differenza consiste nel fatto che in questo caso i verbi sentirsi e diventare non hanno una semplice funzione di collegamento, come la copula, ma possiedono un significato proprio.
Un saluto
Prof. Anna
Grazie professoressa Ana 🙂
Cara Professoressa Anna! ho una domanda per Lei! sono un po confusa – non so quale tempo usare per esprimere posteriorita nella frase subordinata se il verbo nella frase principale si usa in Passato Prossimo. pensavo che si usasse congiuntivo imperfetto: “USO DEL CONGIUNTIVO IMPERFETTO
Il tempo imperfetto del congiuntivo si usa per esprimere contemporaneità o posteriorità rispetto al verbo principale, se il verbo della frase principale è all’indicativo passato prossimo o imperfetto, oppure al condizionale presente o passato.
Alcuni esempi:
– se il verbo della frase principale è all’indicativo passato prossimo:
• ho desiderato (ieri) che tu oggi venissi ? posteriorità;”
ma nel questo articolo ho letto che per esprimere posteriorita
si usa condizionale passato. “• per esprimere posteriorità nella subordinata si usa il condizinale passato: pensavo (ieri – un giorno nel passato) che Marco (in futuro) sarebbe andato a Roma.” grazie!!!
Cara Maria, in effetti nell’articolo c’era un errore, comunque per esprimere posteriorità quando nella principale c’è un indicativo passato prossimo o imperfetto bisogna usare il condizionale passato nella subordinata; il congiuntivo imperfetto esprime posteriorità nella subordinata solo quando nella principale c’è un verbo che esprime volontà o desiderio al condizionale presente o passato.
Un saluto
Prof. Anna
Cara Prof. Anna,
la frase “il dottore ha ordinato che tu ne prenda una al giorno” mi pare assolutamente corretta, ci sono perciò delle eccezioni per cui a seguito di un passato prossimo si ha un congiuntivo presente, mi può aiutare a capire meglio?
D’altro canto la frase “il dottore ha ordinato che tu ne prendessi una al giorno” è corretta?
Cara Ludo, a volte si può avere un tempo diverso da quello atteso per effetto di un particolare punto di vista del parlante, in questo caso l’uso del congiuntivo presente al posto del congiuntivo imperfetto si deve all’attualità del fatto espresso.
Un saluto
Prof. Anna
Direi di no: “il dottore aveva ordinato che tu ne prendessi una al giorno”
oppure: “il dottore ha ordinato che tu ne devi prendere una al giorno”.
Cara Prof.ssa Anna,
Questa volta ho durato lungo, prima ho imparato questa tema per fare il test perfettamente, ma ne ho fatto! Le frase come:”Mamma vuogle che tu resti qui sta notte, perchè è troppo pericoloso per guidare a casa” e “se io avassi i soldo, avrai fatto un viaggio torno il mondo”. Questo è gia parte di me e ora questa lessione è anche in arriv e mi piace veramente. Ho studiato veramente intensamente sul questa lessione interessanta. Sono curiosa, oppure ho scritto e usato la perola la parola “interresanta” perfetto.
Con salutti cordiali dal Ollanda
Anita
Cara Anita, molto bene! Ma attenta: l’aggettivo è “interessante” e non “interessanta”.
Un saluto
Prof. Anna
Cara prof.ssa Anna,
Se io abbia capito la sua spiegazione bene, l’agettivo “interessante” non cambia mai in genere etc. come la bella donna e il bello uomo etc., oppure sono confusa, perchè non conosco la terminologia grammaticale? Vorrei essere migliorata da Lei in questo commento e anche negli futuri, perchè ho scritto gli scorsi commenti corretti di nuovo, è trovo i testi molti belli in l’italiano. Spero che nessuno di voi siano victimi del mal tempo che ho visto nel telegiornale.
Con salutti cordiali
Anita dal Ollanda
Cara Anita, l’aggettivo “interessante” è un aggettivo in -e (cioè che finisce con la -e), questi aggettivi hanno una sola forma per il maschile e per il femminile, per esempio: giovane (una donna giovane, un uomo giovane), al plurale prendono la desinenza -i sia per il maschile che per il femminile: le donne giovani, gli uomini giovani.
A presto
Prof. Anna
“Sembrava una persona che avesse subito un intervento”/”Sembrava una persona che aveva subito un intervento”. Che differenza c’è?
Scusa Prof. Anna…
E’ scorretto dire “gli incontrerò” ? (riferito a due o più persone)
come?
Grazie.
Carissima prof la ringrazio di cuore per le belle lezione che ci då
Gent.Le Prof.ssa,
nella frase “Penso che Natalia imparerà presto l’italiano”, indicata come corretta, con il verbo “pensare” non sarebbe obbligatorio usare il congiuntivo? Io scriverei “Penso che impari…”, in questo caso il congiuntivo presente fornirebbe in ogni modo la sfumatura del futuro. Se così non fosse, potrebbe, gentilmente, spiegarmi la regola?
Cordialità
Giusy
Cara Giusy, con il verbo della principale al presente per esprimere posteriorità nella frase subordinata dobbiamo usare il futuro semplice, se usiamo il congiuntivo presente esprimiamo contemporaneità, come è spiegato nello schema in questo articolo: http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=4258.
Un saluto
Prof. Anna
Salve, prof! E’ corretto dire “Nel caso a te risponda, puoi lasciare un messaggio?” oppure “Nel caso a te rispondesse, puoi lasciare un messaggio?” Grazie.
Cara Dedè, sarebbe meglio dire “nel caso ti risponda”.
Un saluto
Prof. Anna
Salve, è corretto dire “Nel caso a te risponda, puoi lasciare un commento qui?” oppure “Nel caso a te rispondesse, puoi lasciare un commento qui?”? Grazie
Gentile prof. Anna, ho un dubbio.
Scrivere la seguente frase: “tra i tanti social, alcuni permettono di creare gruppi nei quali le persone possono fare pubblicità alla propria attività lavorativa, spiegando dove si TROVI l’attività, di cosa si TRATTI,quali SIANO le offerte del giorno”. In questa frase i verbi evidenziati devono essere posti con l’indicativo o è possibile anche inserire il congiuntivo per indicare “l’eventualità”?
Grazie per la risposta, un caro saluto.
Cara Rosa, è corretto anche usare il congiuntivo.
Un saluto
Prof. Anna
questa è la piu importante lezione per me . grazie molte
Ho letto questa frase:”Se sapessi con chi stessi parlando…”
E’ corretta?
Cara Antonella, la frase non è corretta, meglio “se sapessi chi sto parlando”.
A presto
Prof. Anna
Prof, scusi l’intromissione; ma nella frase in questione “Se sapessi con chi sto parlando…”, in cui non sembrerebbe essere presente una proposizione principale (o quantomeno non viene riportata), potremmo parlare invece di “Se” chiaramente come congiunzione (e con valore condizionale), ma usata in un’espressione enfatica (o retorica) con apòdosi sottointesa? Come se dicessi: “Se sapessi con chi sto parlando (“…gliene sarei grato)”. Quindi allo stesso tempo con valore fortissimo (quasi d’interiezione) nelle proposizioni condizionali, non seguite da apodosi (o sottointesa), con senso ottativo: e cioè che in queste costruzioni ellittiche può esprimere desiderio?
Io penso di sì…
Cara Ludo, il tuo ragionamento è corretto.
Cara Prof. le sue lezione del congiuntivo, sono molto chiare. La ringrazio.
Cara professoressa anna,
Le vorrei porle una domanda rispetto alla tebella postata sopra: quella dell’anteriorità e della contemporaneità. Per riconoscerlo posso essere sicuro che la parola”ieri” o “oggi” o l’unica certezza è il tempo del predicato?
Grazie mille
Andy
Caro Andy, gli elementi dela frase devono essere coerenti tra di loro, quindi un’espressione di tempo come “ieri” o “oggi” dovrà essere seguita da un tempo verbale adeguato.
A presto
Prof. Anna
Gentile Professoressa Anna,
vorrei porLe una domanda. Sto scrivendo un piccolo racconto, e ho un dubbio. La frase è: “Ed è tra queste strade in rovina, tra questa gente
meravigliosamente impegnata ad impegnarsi, o a
perdersi per poi ritrovarsi o lasciarsi ritrovare, è tra
questi edifici che prendono vita, che vivo nella serena
attesa della matita e della gomma che mi disegnino”. Ora, non riesco a capire se sia corretto così come ho scritto, oppure se “disegnino” vada sostituito con “disegneranno”.
La ringrazio anticipatamente,
Emanuele
Caro Emanuele, sono corrette entrambe, dipende da cosa vuoi esprimere, se usi il congiuntivo l’azione non è certa, ma possibile o desiderabile, mentre se usi l’indicativo futuro pone l’azione in un tempo futuro e più certo.
A presto
Prof. Anna
Prof Anna come si può distinguere fra l’uso del congiuntivo e del condizionale quando troviamo “credo che”
Caro Afef, possiamo usare il condizionale dopo “credo che” se la frase coincide con l’apodosi di un periodo ipotetico: “credo che sarebbe felice se andassi a casa sua”, o comunque quando la frase ha una sfumatura eventuale-ipotetica.
Un saluto
Prof. Anna
non mi serve a nulla
Cara professoressa,
vorrei chiederle una cosa che mi confonda molto.
Ho imparato che quando la frase principale e’ al passato prossimo,nella frase dipendente viene usato il congiuntivo
trapassato per esprimere anteriorita’ o il congiuntivo imperfetto per esprimere contemporaneita’ o il condizionale passato per esprimere posteriorita’.
Invece in giornali spesso dopo una frase principale al passato si trova una dipendente al congiuntivo PASSATO invece di imperfetto o trapassato o condizionale. E’ giusto cosi?
Per esempio:
1) “L’Ordine dei medici ha ipotizzato che Dukan ABBIA violato il codice etico”
2) “Mi ha fatto però piacere che non ABBIANO litigato, come temevo, bensì abbiano conversato amichevolmente”
NON SAREBBE MEGLIO COSI?
1) “L’Ordine dei medici ha ipotizzato che Dukan AVESSE violato il codice etico”?
2) “Mi ha fatto però piacere che non AVESSERO litigato, come temevo, bensì AVESSERO conversato amichevolmente”?
E’ accettabile o sbagliato scrivere e parlare cosi?
Grazie in anticipo di chiarire la mia confusione.
Saluti,
Rajmund
Caro Rajmund, è vero, la regola vorrebbe il congiuntivo trapassato per esprimere anteriorità; tuttavia spesso la concordanza dei tempi non viene rispettatta alla lettera, forse si voleva esprimere contemporaneità usando in entrambi le frasi il passato, mentre, per farlo, bisognerebbe usare il congiuntivo imperfetto; diciamo però che è un errore accettabile, anche se sarebbe meglio usare i tempi corretti.
A presto
Prof. Anna
Cara Professoressa, vorrei sapere se la concordanza dei tempi nel testo che segue é corretta: la Regione :::::::::::: ha approvato il progetto dei lavori in oggetto indicati, stabilendo al punto n. 6 di essa determina che nel caso si rendesse necessaria la redazione di una perizia di variante, questo civico Ente avrebbe dovuto chiedere la preventiva autorizzazione.
La ringrazio.
Caro Nico, sarebbe meglio “questo civico Ente dovrebbe chiedere la preventiva”, si tratta di un periodo ipotetico della possibilità: l’ipotesi è presentata come possibile, perché il fatto potrebbe o non potrebbe accadere.
Un saluto
Prof. Anna
Buonasera Prof. Anna, più studio e più faccio confuzione con i empi delle frasie a volte mi chiedo se non farei bene a mollare questa mia improvvisa voglia di migliorare…Da giorni sono “ossessionato” dalla frase avrei avuto bisogno di uno che….Poi su un altro sito ognuno dice la sua e la frittata è fatta!! Finora solo lei ha saputo chiarirmi un pà le idee, devo ammetterlo, e gradirei che mi chiarisse questa frase. Ad es. in quella partita avrei avuto bisogno di uno che impostasse, avesse impostato o avesse saputo impostare bene il gioco? avrei avuto bisogno di uno che il giorno dopo avesse o avrebbe impostato bene il gioco? Le spiego meglio il mio dubbio: se è corretto dire sarebbe bastato che mi avesse ascoltato e se non è corretto dire sarebbe bastato che mi ascoltasse, almeno da quanto mi hanno riferito un pò tutti, xkè dovrebbe essere giusto avrei avuto bisogno di uno che impostasse bene il gioco e non che avesse impostato bene il gioco o ache avesse saputo impostarlo? Spero di essere stato un pò chiaro e il problema è anche che fatimo molto a spiegare quello che intendo, ma ci provo. Aspetto risposte esatte su queste frasi, grazie e buonasera.
Caro Stefano, allora, cerchiamo di fare un po’ di ordine, consideriamo l’enunciato “in quella partita avrei avuto bisogno di uno che impostasse il gioco”, in questo enunciato se vogliamo esprimere contemporaneità tra le due frasi (avrei avuto bisogno-impostasse-entrambe queste azioni si svolgono nel passato) il congiuntivo imperfetto è corretto; mentre se vogliamo esprimere anteriorità, ovvero se l’azione di -impostare bene il gioco- è anteriore all’azione di -avere bisogno- è corretto anche il congiuntivo trapassato (avesse impostato o avesse saputo), lo stesso ragionamento si può fare per la frase “sarebbe bastato che mi avesse ascoltato”, in questo enunciato la subordinata è anteriore (congiuntivo trapassato) rispetto alla principale; quindi le frasi sono tutte corrette, dipende da cosa vuoi esprimere. Spero di esserti stata di aiuto.
Un saluto
Prof. Anna
cara profesoressa:
La ringrazio tanto. questo sito mi aiuta ad imparare la lingua italiana.grazie mille
Cara Anna, benvenuta su Intercultura blog!
A presto
Prof. Anna
Saluti Prof.Anna, La ringrazio x la risposta esauriente e chiara come sempre e torno qui oggi dopo diversi mesi…vediamo se ho capito: in quella partita, mentre giocavo, avrei avuto bisogno di uno che impostasse bene il gioco; in quella partita, mentre giocavo, avrei avuto bisogno di uno che, la votla prima, avesse impostato bene il gioco, anche se questa frase non ha molto senso, ma credo sia ok…quella volta, mentre gli parlavo, sarebbe bastato che mi ascoltasse; quella volta, mentre gli parlavo, sarebbe bastato che mi avesse ascoltato la volta prima, per cpirmi meglio. insomma sono frasi un pò complicate ma credo che il rapporto tra le frasi sia ok. un saluto.
Caro Stefano, le tue frasi sono corrette.
Un saluto
Prof. Anna
Già che ci sono le pongo altre 3 frasi, così x avere maggiore sicurezza: ho cercato in tutti i modi di fargli capire certe cose, ma è stato inutile e quella volta gli sarebbe bastato che mi avesse dato retta, in precedenza, per evitare i problemi che ha avuto; cercai di dissuaderlo ma fu inutile eppure in seguito gli sarebbe bastato che mi avesse ascoltato la volta prima e avrebbe evitato certi problemi; quella sera non volle ascoltarmi e mi sarebbe bastato che mi ascoltasse un pò x evitare le ansie che ho avuto in seguito. spero non vi siano errori, grazie e arrivaderci.
Caro Stefano, i tempi verbali sono corretti, però eliminerei i pronomi personali prima di “sarebbe bastato” (gli e mi), per esempio: “ho cercato in tutti i modi di fargli capire certe cose, ma è stato inutile e quella volta sarebbe bastato che mi avesse dato retta, in precedenza, per evitare i problemi che ha avuto”.
Un saluto
Prof. Anna
Salve Professoressa.
Quale forma è corretta?
1) È da furbi che Antonio abbia partecipato a un evento dove la vittoria era sicura.
2) È da furbi che Antonio abbia partecipato a un evento dove la vittoria sarebbe stata sicura.
Grazie
Caro Giovanni, sono corrette entrambe le frasi, nel primo enunciato la frase introdotta da -dove- ha un rapporto di contemporaneità con la frase che la precede, mentre nel secondo il condizionale passato esprime un futuro nel passato e quindi c’è un rapporto di posteriorità.
Un saluto
Prof. Anna
Mi scusi, tutto compreso, tutto molto interessante, ma quando la frase principale è al futuro? Grazie.
Caro Angelo, se il verbo della frase principale è al tempo futuro per esprimere anteriorità nella subordinata il verbo sarà coniugato al congiuntivo passato (immaginerò che tu abbia avuto ragione), mentre per esprimere posteriorità il verbo della subordinata può essere o all’indicativo futuro o al condizionale passato (immaginerò che tu avrai ragione-immaginerò che avresti avuto ragione).
A presto
Prof. Anna
Ma non si puo’ dire: Credo che domani tu sia a scuola anziche’ tu sarai?
Caro Cg, in questo caso per esprimere posteriorità è corretto usare il futuro.
A presto
Prof. Anna
Ma si puo’ dire: Credo che domani tu sia a scuola anziche’ tu sarai?
Cara Prof. Anna,
Non è facile trovare esercizi così utili come i vostri. Molte grazie
Maria Fernanda
Cara Maria Fernanda, benvenuta su Intercultura blog!
A presto
Prof. Anna
Salve Prof Anna, sono qui anche stasera perché ho un dubbio che vorrei levarmi, riguardo alla concordanza dei tempi col congiuntivo: se è corretto dire desidero che qualcuno venga a prendermi, si può anche dire, ponendo una domanda, c’è qualcuno che possa venire a predermi? Già che sono qui vorrei avere un chiarimento sul verbo risultare. Ieri sera ho letto una sua risposta in cui mi ha scritto che, col verbo risultare, ci vuole sempre il congiuntivo, poi però, casualmente, ho trovato una sua risposta,che diede alcuni mesi fa ad un altro utente, in cui diceva che col verbo risultare d norma va usato indicativo e qualora venisse espressa un’ipotesi va bene il congiuntivo. Ad. es. dagli esami risultava che avevo un principio di tendinite e mi risultava che fosse andato pure lui ma non ne sono sicuro. La ringrazio e la saluto.
Caro Stefano, la frase che mi scrivi è corretta, per quanto riguarda “risultare” ti ho risposto in un commento precedente ed è così come scrivi: sono corretti sia l’indicativo sia il congiuntivo.
A presto
Prof. Anna
Gentile Professoressa Anna,
ci siamo già sentiti in passato e i suoi consigli mi hanno aiutato molto. Mi trovo davanti alla stesura di un nuovo testo e mi investe il solito dubbio: congiuntivo o condizionale? Il periodo è semplice però nutro lo stesso l’incertezza. Le scrivo l’estratto:
1) È vicino. Il navigatore indica meno di un centinaio di metri all’arrivo, ma non vede nulla di fronte che potrebbe essere una scuola; la voce guida gli arresta i pensieri, avvisa di svoltare a destra.
2) È vicino. Il navigatore indica meno di un centinaio di metri all’arrivo, ma non vede nulla di fronte che possa essere una scuola; la voce guida gli arresta i pensieri, avvisa di svoltare a destra.
Grazie per il tempo che mi dedicherà.
Un saluto, buon lavoro,
Massimiliano Bellezza
Caro Massimiliano, userei il congiuntivo.
Un saluto e a presto
Prof. Anna
Gent.le Prof. essa,
grazie per la delucidazione. Un saluto,
Massimiliano Bellezza
Molto buono… Domani ho esame e spero che non mi sbagli più.
Ahhh Anch’io sbaglio sempre con la concordanza del tempi verbali
Buongiorno. Gira una pubblicitá, alla radio, nella quale si dice: ” non vorresti,a volte, avere qualcuno che ti fermi prima che sia troppo tardi?”. Secondo me è sbagliato. Dovrebbe essere” avere qualcuno che ti fermasse prima che sia troppo tardi”. Sbaglio?
Caro Luca, il congiuntivo presente nella frase relativa è corretto ed esprime un desiderio concreto rispetto invece al congiuntivo imperfetto, che sarebbe ugualmente corretto in questa frase, ma che esprime un desiderio ipotetico.
Un saluto
Prof. Anna
Grazie.
Salve vorrei che mi chiarisse gentilmente un dubbio, è considerato errore grammaticale dire “non è vero che nessuno avesse mai trattato quegli argomenti.” ? Probabilmente dalla vostra spiegazione chiarisco che sarebbe stato più indicato il congiuntivo presente, quindi “non è vero che nessuno abbia mai trattato quegli argomenti.”. Posso ritenere corretta anche la prima frase?
Grazie
Manca forse una classe di esempi? Principale al presente, subordinata col congiuntivo imperfetto (per indicare un’azione abituale): abbiamo il sospetto che violentasse le sue vittime prima di ucciderle; immagino che tu andassi male a scuola etc.
Altrimenti come si potrebbe esprimere nella subordinata il concetto?
Caro Enrigo, hai ragione, la regola generale è quella espressa nella tabella, ma l’anteriorità rispetto a un presente o a un futuro può essere espressa con l’imperfetto congiuntivo se il fatto potenziale del passato ha valore durativo. Aggiungerò questa possibilità. Grazie per il tuo contributo.
A presto
Prof. Anna
Prego, è un piacere. Sa come mi è venuto in mente questo esempio? Leggendo le recenti polemiche sui tweet di un politico, Di Maio, che hanno fatto scalpore. In un primo tweet infatti questi aveva sbagliato la subordinata mettendo un indicativo in luogo del congiuntivo, al presente (“c’è il rischio che spiano” invece di spiino). Si era poi corretto mettendo però il congiuntivo imperfetto (essendo in effetti un’azione ormai terminata l’atto dello spiare, ed essendo durata un certo numero di mesi), “c’è il rischio che spiassero”. La cosa che mi ha frastornato è che tutti i giornali compattamente hanno riportato quest’ultima versione del tweet come sbagliata affermando che con la principale al presente è obbligatorio il congiuntivo presente, o al massimo il passato. Che sbagli un politico mi importa relativamente, ma che sbaglino TUTTI i giornalisti che riportano la notizia mi ha davvero sorpreso… evidentemente non si sforzano di consultare un esperto.
È giusta la seguente frase?
“Ti avevo mandato il file in PDF solo per evitare eventuali problemi di questo tipo, non tanto perché mi fosse “Saltato in mente di farlo” come tu hai invece affermato oggi aggredendomi, senza darmi la possibilità di spiegare”
Cara Margherita, il periodo che mi scrivi è corretto, non è neccesario però usare nessuna maiuscola.
Un saluto
Prof. Anna
Salve, spiegazione molto chiara. Vorrei però fare una domanda: come ci si deve comportare quando la frase principale è al futuro? Ad esempio: io aspetterò che..
Grazie, saluti.
Caro Giacomo, con i verbi che reggono l’indicativo, con reggente al futuro per la contemporaneità si usa l’indicativo presente o futuro, per l’anteriorità l’iperfetto, il passato remoto, il passato prossimo o il trapassato prossimo, per la posteriorità l’indicativo futuro; per i verbi che reggono il congiuntivo, con reggente al futuro per la contemporaneità si usa il congiuntivo presente, per l’anteriorità il congiuntivo passato e per la posteriorità l’indicativo futuro.
Un saluto
Prof. Anna
Analfabeta di ritorno, piena di insicurezze, questo sito mi è e mi sarà prezioso. Grazie.
Annalisa
Cara Annalisa, benvenuta su Intercultura blog!
Se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
A presto
Prof. Anna
“credo che la foto sia stata scattata da un’altra macchina che viaggiava alla stessa velocità” . E’ corretto usare l’indicativo nella frase principale, il congiuntivo nella subordinata e l’imperfetto nell’ultima frase?
Cara Irene, la scelta dei modi e dei tempi verbali è corretta.
Un saluto
Prof. Anna
Sintetico ed efficace per una disciplina che a volte si può dimenticare e che aiuta ad evitare il rischio di scrivere come si parla nel quotidiano.Gino
Caro Gino, benvenuto su Intercultura blog!
Un saluto e a presto
Prof. Anna
Cara Anna, il tuo sito mi interessa moltissimo. Vorrei poterti porre anch’ io dei quesiti grammaticali.Grazie. Isabella
Cara Isabella, benvenuta su Intercultura blog. Puoi sottopormi i tuoi quesiti in ogni momento.
Un saluto e a presto
Prof. Anna
Se io mi trovo al lago, è corretto dire: “Volevo andare al mare, poi ho pensato che il lago sarebbe stato meglio” oppure “Volevo andare al mare, poi ho pensato che il lago fosse meglio”?
Grazie!
Caro Andrea, sono corrette entrambe le frasi, nella prima il condizionale passato esprime posteriorità rispetto a “ho pensato”, mentre il congiuntivo imperfetto esprime contemporaneità rispetto a “ho pensato”.
Un saluto
Prof. Anna
Alla luce della spiegazione fornita ad Andrea (post del 19 luglio 2017) questo estratto che riporto, secondo me, non risulta al 100% corretto. Nel senso che se voglio esprimere “il futuro del passato” devo per forza utilizzare il condizionale passato, mentre il congiuntivo imperfetto implica contemporaneità rispetto a “pensavo”. Ho interpretato correttamente la sua spiegazione?
Grazie.
“Nota bene: Quando congiuntivo imperfetto ha il significato di “futuro del passato” , si può usare il condizionale passato per sostituirlo”
Es. Pensavo che andasse via più tardi. = Pensavo che sarebbe andato via più tardi.
allora dopo allora dopo
Caro Jacopo, non credo di aver capito bene il tuo intervento. La risposta data il 31 Luglio 2017 è: “sono corrette entrambe le frasi, nella prima il condizionale passato esprime posteriorità rispetto a “ho pensato”, mentre il congiuntivo imperfetto esprime contemporaneità rispetto a “ho pensato”.” Secondo le regole della concordanza, in dipendenza da un tempo passato (ho pensato) il condizionale passato esprime un rapporto di posterità con la reggente e il congiuntivo imperfetto un rapporto di contemporaneità, ma credo di non aver capito il tuo ragionamento. Prova a spiegarmelo di nuovo, se vuoi.
A presto
“Nota bene: Quando congiuntivo imperfetto ha il significato di “futuro del passato” , si può usare [oltre al congiuntivo imperfetto] il condizionale passato per sostituirlo”. Mi riferivo a questo estratto. Scrivendo “si può sostituire con il condizionale passato” sembrerebbe che anche il congiuntivo imperfetto sia equivalente nel caso di specie, invece, secondo me, se si fa riferimento al “futuro nel passato” non si può usare anche il condizionale per sostituirlo, ma si DEVE usare solo il condizionale per sostituirlo in quanto trattasi di “posteriorità”. Ora è più chiaro il mio pensiero? E nel caso, è corretto?
Caro Jacopo, il congiuntivo imperfetto non ha solitamente il significato di futuro nel passato, esprime un rapporto di posteriorità (e anche contemporaneità: https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2012/10/31/la-concordanza-dei-tempi-con-il-congiuntivo-2/) solo quando nella reggente c’è un verbo che indica volontà, desiderio, opportunità (volere, desiderare, essere conveniente ecc.) coniugato al condizionale presente o passato: vorrei che tu arrivassi; avrei voluto che tu arrivassi; negli altri casi è il condizionale passato che esprime un rapporto di posteriorità quando nella reggente c’è un verbo al passato.
A presto
Ai tempi miei ( anni ’60)
anteriorità (la frase della subordinata è precedente rispetto alla principale);
contemporaneità (la frase della subordinata è contemporanea rispetto alla principale)
e posteriorità.
Passato,Presente e Futuro .
Mi sbaglio?
Grazie
Caro Mario, in linea generale non ti sbagli (posteriorità: il verbo della subordinata esprime un’azione posteriore a quella espressa dal verbo della reggente), la scelta del modo e del tempo necessari per esprimere questi rapporti temporali con la reggente dipendono però da alcuni fattori: da che modo verbale regge il verbo della principale (indicativo, congiuntivo) e dal tempo del verbo della reggente (presente, passato, condizionale ecc.).
Un saluto
Prof. Anna
Questa lezione mi é stata molto utile. Grazie.
Molto bene Dora.
A presto
Prof. Anna
Dicevano che ci divertiremo o divertiamo
Caro Davide, per esprimere posteriorità in dipendenza da un tempo passato (dicevano) si può usare o il futuro (ci divertiremo) o il condizionale passato (ci saremmo divertiti). Per ripassare la concordanza dei tempi con l’indicativo, ti consiglio questo articolo: https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2017/06/01/approfondimento-la-concordanza-dei-tempi-con-lindicativo/.
A presto
Prof. Anna
buongiorno
gentilmente sapreste dirmi se questa frase è corretta?
grazie
buon lavoro
Non sapevo che 100 anni fa a Trieste si parlava il Friulano.
Caro Massimo è necessario usare il congiuntivo imperfetto: “non sapevo che 100 anni fa a Trieste si parlasse il Friulano”.
A presto
Prof. Anna
Buongiorno,
spero qualcuno possa rispondere ad un mio piccolo dubbio visto che l’articolo è un po datato.
E’ corretto usare presente e imperfetto, insieme, come nell’esempio qui soto riportato?
“L’artigiano creava lento la sua opera. Gli utensili nelle sue mani esperte seguono antiche regole…”
Grazie mille per la risposta e scusate …ma vi ho “scoperto” solo adesso!
Un saluto
Francesco
Caro Francesco, benvenuto su Intercultura blog! L’alternanza dei tempi è corretta.
A presto
Prof. Anna
Buongiorno, ne approfitto anche io per una domanda.
Se voglio riferirmi a qualcosa che è capitato in passato e che oggi non capita più, una frase come “ci fosse stata una volta che mi avesse risposto” è corretta? Se scrivessi “che mi abbia risposto” commetterei un errore?
Grazie
Caro Piero, è corretto usare il congiuntivo trapassato.
Un saluto
Prof. Anna
Gentile professoressa, nonostante la lettura mi rimane un dubbio.
“Il padre aveva promesso sua figlia in sposa a chi AVREBBE o AVESSE liberato la città da quel terribile mostro”
Grazie
Caro Alebas, il condizionale passato esprime un rapporto di posteriorità rispetto alla reggente, cioè l’azione espressa al condizionale passato avviene dopo quella espressa dal verbo della principale; il congiuntivo trapassato eprime invece un evento passato e non certo.
Un saluto
Prof. Anna
Gentile Professoressa, potrebbe sciogliere questo mio dubbio? Nella frase
“Tanto più io cercassi di farle comprendere che quell’atteggiamento non fosse corretto, tanto più lei continuava”
mi pare che ci siano degli errori, ma non sono certa della correzione. Può aiutarmi?
Grazie.
Cara Annalisa, la costruzione corretta è: “quanto più… tanto più” e in questo caso è corretto usare l’indicativo: “quanto più io cercavo di farle comprendere che quell’atteggiamento non era corretto, tanto più lei continuava”.
Un saluto
Prof. Anna
Se io dico madre gli sto dando del lei o del voi
Caro Valter, dipende da come viene coniugato il verbo (alla terza persona singolare o alla seconda persona plurale).
Un saluto
Prof. Anna
E’ errore questa forma? ….Concludo dicendo che se così è…
Devo obbligatoriamente usare ….Concludo dicendo che se così fosse… ?
Caro Valerio, il periodo che mi scrivi non è scorretto: “se così è” è la protasi del periodo ipotetico della realtà (l’ipotesi è presentata come reale), “se così fosse” è la protasi del periodo ipotetico della possibilità (l’ipotesi è presentata come possibile).
Un saluto
Prof. Anna
Buonasera Professoressa,
Ho un dubbio che mi attanaglia da un po’. La frase : ” ho smarrito la mia penna rossa, se qualcuno la vedesse, la mettesse da parte ” è errore mortale o veniale?
Grazie
Caro Tobias, il periodo non è corretto, meglio dire: “ho smarrito la mia penna rossa, se qualcuno la vede, la metta da parte”.
Un saluto
Prof. Anna
Buongiorno prof.Anna ci sono alcune cose che non mi sono ancora chiare.
Tipo devo dire:
Vuoi davvero che mi arrampico fin lassù oppure arrampichi fin lassù?
Ma soltanto a pensare che qualcuno ti abbia fatto del male/ti ha fatto del male mi si è offuscata la vista.
Mi avvicinano spingendo chiunque mi passava /passasse davanti.
Non è vero nonostante ai tuoi occhi sembra /sembri reale.
Sembrava che il resto della città era/fosse stata nascosta
Nessun strano atteggiamento che lasciasse pensare/ lasciava pensare il rapimento di una bambina.
Spero non ti abbia svegliata/ non ti ho
Sono sicura che lui non centra/ centri nulla
Acuii l’udito per verificare se si erano / fossero accorti di me
Credevo che non ti avessi più raggiunta.
Non trovo il motivo per cui possa interessarti
Chissà se ci stesse pensando su/ ci stava
Se nonostante gli sforzi non ti liberassi/ ti libererai di questo peso?
La convinzione che stavo /stessi sognando mi sollevò
Sentivo freddo come se dal pavimento stesso venisse/ veniva fuori una corrente impetuosa
Grazie in anticipo. Mary
Cara Mary, ecco le tue frasi corrette: vuoi davvero che mi arrampichi fin lassù?; ma soltanto a pensare che qualcuno ti abbia fatto del male mi si è offuscata la vista; mi avvicinano spingendo chiunque mi passava /passasse davanti (sono corrette entrambe); non è vero nonostante ai tuoi occhi sembri reale; sembrava che il resto della città fosse stata nascosta; nessun strano atteggiamento che lasciasse pensare il rapimento di una bambina; spero non ti abbia svegliata (oppure: “spero di non averti svegliata”); sono sicura che lui non c’entra nulla; acuii l’udito per verificare se si erano / fossero accorti di me (sono corrette entrambe); credevo che non ti avrei più raggiunta; non trovo il motivo per cui possa interessarti; chissà se ci stava pensando su; se nonostante gli sforzi non ti liberassi/ ti libererai di questo peso? (corrette entrambe); la convinzione che stavo sognando mi sollevò; sentivo freddo come se dal pavimento stesso venisse fuori una corrente impetuosa.
Un saluto
Prof. Anna
Buonasera Prof., ho un forte dubbio in merito a questa frase: “nel caso si riscontri anche una minima divergenza con le “istruzioni per gli autori” prima di eventuali ritocchi ci impegneremo a darne comunicazione”. Il mio dubbio è sul congiuntivo presente “riscontri”, forse avrei dovuto utilizzare il cong. imperfetto… è un errore grave?
Cara Amelia, è corretto anche il congiuntivo presente. Entrambi i tempi del congiuntivo vanno bene, il congiuntivo imperfetto determina una minore probabilità che quanto viene ipotizzato effettivamente si realizzi.
A presto
Prof. Anna
Grazie mille Prof, il mio dubbio era dovuto all’uso del futuro “impegneremo” dopo. Credevo fosse più corretto il presente. Cordiali saluti
Cara Amelia, il futuro è corretto.
A presto
Prof. Anna
Non volevo che tu ti sentissi che fossi oggetto di derisione da tutti e giusta la frase; grazie
Caro Giorgio, è corretto dire: “non volevo che tu pensassi di essere oggetto di derisione da parte di tutti”.
Un saluto
Prof. Anna
Gentilissimi,
La regola sembra chiara ma ho un dubbio in questa frase:
Nonostante Luciana __________(studiare) molto, non ha superato l’esame.
Se la frase principale è al passato (in questo caso la principale sarebbe NON HA SUPERATO L’ESAME, quindi, passato prossimo) La azione della frase congiuntiva è un tempo anteriore a non avere passato l’esame. Quindi…. Congiuntivo trapassato secondo me: avesse studiato. Ma invece è “abbia studiato”, ancora che la principale è al passato. Come mai? C’è qualcuno che mi possa aiutare?
Grazie mille!
Cara Beatriz, il tuo ragionamento è corretto, sarebbe necessario usare il congiuntivo trapassato (avesse studiato).
Un saluto
Prof. Anna
Grazie, Prof. Anna,
Lei ci offre un servizio utile e importante!
Caro Toni, grazie a te per il gentile commento!
Un saluto e a presto
Prof. Anna
Cara Professoressa Anna, buona sera!
Ho visto in alcuni manuali che si può esprimere posteriorità’ con il congiuntivo imperfetto. Ad esempio: “Credevo che il giorno dopo tu fossi a scuola” E’ vero? Sono uguali? Come “Credevo che il giorno dopo tu saresti stato a scuola”?
Grazie!
Cara Alena, dal punto di vista della concordanza dei tempi il tempo verbale che esprime la posteriorità in dipendenza da un tempo passato è il condizionale passato. A volte però l’idea di posteriorità può essere espressa non da un particolare tempo verbale ma dal contesto o da un avverbio temporale, come nel periodo che mi scrivi (il giorno dopo). Il congiuntivo imperfetto può esprimere posteriorità solo nel caso in cui sia retto da un verbo di volontà o desiderio coniugato al condizionale: “preferirei che tu fossi sincero”, “avrei preferito che tu fossi sincero” (il congiuntivo imperfetto esprime in questo caso sia contemporaneità sia posteriorità).
Un saluto
Prof. Anna
Sapere e Non Sapere:
“Non sapeva (in passato) che avesse avuto (in un momento ancora più passato) un malore (“Non sapere che” regge il congiuntivo”; e la subordinata esprime anteriorità nel passato)”.
“Sapeva (in passato) che aveva avuto (in un momento ancora più passato) un malore (“Sapere che” regge l indicativo; e la subordinata esprime anteriorità nel passato)”.
Il verbo “sapere” usato nella sua forma positiva regge l’indicativo, mentre quando usato alla forma negativa (“non sapere”) regge il congiuntivo.
Cara Dalva, è esatto.
Un saluto
Buongiorno, sono corrette queste due frasi?
-Mi disse che, una volta diventato grande, si sarebbe fidanzata con me.
-Mi disse che si sarebbe fidanzata con me quando sarei diventato grande.
Allora, intanto le subordinate delle due frasi esprimono posteriorità nel passato secondo la concordanza dei tempi; entrambe esprimono lo stesso concetto (anche se preferisco la prima, per me più scorrevole). Tuttavia, nella seconda non capisco l’utilizzo del condizionale passato dopo il “quando”. Forse il “quando” introduce un’interrogativa indiretta esplicita al condizionale passato? Oppure “quando sarei diventato grande” non è altro che una subordinata di secondo grado, la quale chiaramente vuole lo stesso tempo usato nella subordinata di primo grado (condizionale passato)?
Cara Kiara, i periodi sono corretti, la frase introdotta da “quando” è una temporale con il verbo che esprime posteriorità (condizionale passato) rispetto alla principale, come la subordinata oggettiva e quindi la seconda ipotesi è corretta.
Un saluto
Ok, chiarissimo; quindi sarebbe “Mi disse (principale) che si sarebbe fidanzata con me (subordinata oggettiva di primo grado) quando sarei diventato grande (subordinata temporale di secondo grado rispetto alla prima di primo grado “che si sarebbe fidanzata con me”).
Cara Kiara, esatto.
” si spera che io riesca a trovare un nuovo lavoro ”
“si sperava che io riuscissi a trovare un nuovo lavoro ”
Va bene il congiuntivo? dico di di perché nella principale abbiamo un’espressione impersonale e oltretutto indicante una speranza (sia al presente che al passato come la seconda frase).
Caro Carlo, i periodi sono corretti.
Quando viene il congiuntivo dopo “il fatto che” e quando l’indicativo?
Quando Il fatto che introduce un evento dato per certo, secondo la Treccani il verbo che segue dev’essere all’indicativo.
Esempio:
Il fatto che hai studiato ti permetterà di superare l’esame.
(siamo sicuri che ha studiato)
Quando Il fatto che introduce un’opinione o qualcosa di cui non siamo certi, il verbo che segue sarà al congiuntivo.
Esempio:
1) Il fatto che tu abbia fiducia in me, mi onora. (opinione)
2) Il fatto che vinca è ancora da dimostrare (evento non sicuro)
Corretto?
Caro Luigi, in questi casi il congiuntivo non è obbligatorio, si può usare anche l’indicativo.
Ok, quindi potremmo anche scrivere “Il fatto che tu hai/abbia (sia indicativo presente sia congiuntivo presente) fiducia in me, mi onora”. “Il fatto che vincerai è ancora da dimostrare (futuro semplice che fa parte della categoria dell indicativo). E se ho ben capito, il congiuntivo non è obbligatorio, ma è comunque corretto (quanto l indicativo).
Tutto giusto?
Caro Luigi, esatto.
Anche in questa “il fatto che si chiami/chiama Dario e che abbia/ha proprio un costume da velociraptor, è una coincidenza assurda”… in questa anche utilizzerei l indicativo in quanto è oggettivo “il fatto che si chiama in quel modo e che ha quel costume”. Comunque quasi tutte le ricorrenze del sintagma “il fatto che” reggono l’indicativo; ma analizzando il contesto di determinate frasi, il congiuntivo, dopo il “fatto che”, è favorito o dalla presenza di una negazione, o dall’espressione di un sentimento o dall’espressione di un giudizio personale e soggettivo:
1 “E il fatto che questi NON gliene chiedesse conto, quella sera stessa, lo confermò nel sospetto ch’egli avesse lavorato sott’acqua a suo danno. (De Amicis, Amore e ginnastica)”
2 “…mi STUPISCE il fatto che il mio animo NON si sia mitigato all’apprendere che la povera Augusta mi amava. (Svevo, La coscienza di Zeno)”
3 “…Lo DIMOSTRA (giudizio soggettivo e personale; ovviamente l indicativo è possibile), già, il fatto che sia venuto qua con certi propositi… (Pirandello, Quaderni di Serafino Gubbio operatore)”.
…L’indicativo mi pare che resti possibile, ma innaturale nelle frasi d’autore qui sopra riportate; mentre sarebbe da preferire nel caso di affermazioni oggettive, non filtrate da alcun sentimento personale: “Può essere un deterrente il fatto che ci SONO molte persone (oggettivo);”Tra i vari motivi è il fatto che i prezzi SONO aumentati (oggettivo)”; “Tutti sono d’accordo sul fatto che È necessaria una collaborazione maggiore (oggettivo)”.
Concorda con me?
Caro Luigi, sì.
Un po’difficile,ma ci ho provato ☺️
Cara Clara, se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
A presto
Cara Clara, se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
A presto
Cara Clara, se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
A presto
Prof, si può utilizzare il passato remoto nella subordinata rispetto ad un verbo che esprime incertezza nella reggente al presente:
Credo che dissero la verità… Io penso sia scorretto; scriveremmo “Credo che abbiano detto la verità (la subordinata esprime anteriorità rispetto al verbo della reggente, che esprime incertezza, al presente).
Vero?
Caro Andrea, non è corretto, è necessario usare il congiuntivo.
Quindi è corretto il mio ragionamento? Oppure anche questa “Credo che vincemmo quella partita”, è scorretto, dobbiamo scrivere “Credo che abbiamo vinto quella partita (la subordinata esprime anteriorità rispetto al verbo della reggente, che esprime incertezza, al presente).
Caro Andrea, è necessario il congiuntivo anche in questo caso.
Salve, ma l espressione “essere dell idea che” regge il congiuntivo?
Cara Sofia, sì.
“Far sì che” vuole il congiuntivo:
“Dovrebbero far sì che dicano la verità” (contemporaneità al presente)
“Avrebbero dovuto far sì che dicessero la verità” (contemporaneità al passato).
Giusto?
Cara Lisa, è giusto.
Salute, ma il verbo “fregarsene” col significato di “non curarsi”, “non preoccuparsi per nulla di qlcu. o di qlco.”, “infischiarsene” regge il congiuntivo?
Cara Eleonora, sì, vuole il congiuntivo.
”Che dicesse una cosa o che ne dicesse un’altra, tutti lo seguivano”.
In questa frase il congiuntivo imperfetto che tipo di congiuntivo è? dubitativo, esortativo, esclamativo etc?
Cara Caterina, direi dubitativo.
Salve, anche in queste penserei ad un congiuntivo dubitativo o suppositivo:
“Mi dispiaceva per quel bambino o burattino che fosse”
“Mi dispiace per quel bambino o burattino che sia”
…in entrambe abbiamo il congiuntivo dubitativo. Nella prima al passato col congiuntivo imperfetto; e nella seconda al presente col congiuntivo presente.
Cara Caterina, è corretto.
l espressione “prima che” regge il congiuntivo in ogni caso sia al presente sia al passato (almeno al livello formale):
“Prima che tu lo faccia, voglio confidarti un segreto” (presente)”
“Prima che tu lo facessi, voglio confidarti un segreto (passato)”
Sono giuste gli esempi (con il relativo ragionamento)?
Cara Maria, sono corretti sia il ragionamento sia gli esempi.
”Prima che tu lo facessi, VOLEVO confidarti un segreto (passato)”
…nella seconda ho scritto ”voglio”, invece che ”volevo”.
”Prima che tu lo facessi, VOLEVO confidarti un segreto (passato)”
…nella seconda ho scritto ”voglio”, invece che ”volevo”.
Hai ragione, ora è corretto.
“Come se” ammette solo il congiuntivo imperfetto o trapassato; quindi diremmo: “Mi guarda (adesso) come se (sempre adesso) fosse in procinto di aggredirmi” e “Mi guarda (adesso) come se (ieri) fosse stato in procinto di aggredirmi”. “Mi guardava (ieri) come se (sempre ieri) fosse in procinto di aggredirmi” e “Mi guardava (ieri) come se (prima di ieri) fosse stato in procinto di aggredirmi”. Frequenti, ma scorrette, le stesse frasi ma col congiuntivo presente (come se sia) e passato (come se sia stato).
Poi la differenza tra “È come se” e “Come se”:
Se non sbaglio entrambe introducono proposizioni comparative ipotetiche (che sono proposizioni subordinate che introducono una comparazione con la proposizione reggente): “lo ama come se fosse suo figlio” (“lo ama” reggente; “come se fosse suo figlio”, comparativa ipotetica); “È come se fosse suo figlio” (“È”, reggente; “come se fosse suo figlio”, comparativa ipotetica).
Spero sia tutto ok
Caro Lucio, è tutto corretto.
Salve, volevo dire, per completezza, che in alcuni casi il verbo essere possiamo anche ometterlo (o comunque è sottointeso) quando utilizziamo “come se”. Es: “(è) Come se Luca mi ferisse!” (il verbo essere “è” davanti a “come se” possiamo ometterlo). In altri casi invece possiamo omettere “se”: “Rispettalo come fosse tuo padre” ma anche “Rispettalo come se fosse tuo padre”.
Penso sia completo
Caro Lucio, è giusto.
Stesso discorso, ma con “quasi che”.
“Quasi che”, congiuntivo imperfetto o presente? congiuntivo trapassato o passato?
…”Quasi che” è un sinonimo di “come se” (locuzione seguita dal congiuntivo imperfetto o trapassato), quindi “quasi che” (ma anche “quasi”) naturalmente è seguito sempre o dal congiuntivo imperfetto o trapassato (sia al presente che al passato)
Al presente:
1)”Lo guardo dritto negli occhi, quasi che (ma anche il semplice “Quasi”) fosse (e non “sia”, congiuntivo presente) l’ultima volta.” (e cioè “Lo guardo dritto negli occhi come se fosse l’ultima volta”)
Al passato:
2)”Lo guardavo dritto negli occhi, quasi che (ma anche “Quasi”) fosse l’ultima volta.” (e cioè “Lo guardavo dritto negli occhi come se fosse l’ultima volta”)
…e poi, quando si usa il congiuntivo imperfetto e quando il trapassato? la scelta, come si legge sulla Treccani, dipende dalla relazione tra i piani temporali delle due proposizioni (principale e dipendente). Se nella dipendente, o subordinata, ci riferiamo a un piano temporale antecedente (più “antico”, quindi “anteriorità”) rispetto a quello della principale, useremo il congiuntivo trapassato: “Sono rimasto in silenzio (ieri) quasi che (l’altroieri) avessi voluto nascondere la mia ansia” (e cioè “…con il mio silenzio, ieri, ho voluto far capire che l’altroieri avevo voluto nascondere la mia ansia”). Se, invece, i piani temporali sono identici, in questo caso collocati nella “contemporaneità” passata, allora nella dipendente (subordinata) andrà usato l’imperfetto congiuntivo: “Sono rimasto in silenzio (ieri) quasi che (ieri, nello stesso momento, sempre ieri) volessi nascondere la mia ansia”. Al presente: “Rimango in silenzio (adesso) quasi che (sempre adesso) volessi (quindi congiuntivo imperfetto) nascondere la mia ansia”. Oppure: “Rimango in silenzio (adesso) quasi che (prima di adesso, un istante prima) avessi voluto nascondere la mia ansia”.
Penso sia tutto corretto.
Caro Lucio, è corretto.
L’espressione “Si dice che”, quando indica un’opinione, regge il congiuntivo in una subordinata soggettiva:
1-“Si dice che abbia rubato una macchina” (la subordinata soggettiva esprime anteriorità rispetto alla reggente).
2-“Si dice che rubasse le macchine (la subordinata soggettiva esprime anteriorità rispetto alla reggente, ma, rispetto alla prima frase, che indica un evento singolo e concluso, in questa vi è un valore durativo, un’abitudine nel passato)
Caro Lorenzino, è esatto.
Salve, ma con il verbo “sperare” all indicativo presente nella principale, per esprimere posteriorità nella subordinata, possiamo utilizzare, oltre al futuro semplice, anche lo stesso congiuntivo presente?
“Spero che quel giocatore segnerà”
“Spero che quel giocatore segni”
Caro Pierluigi, di norma si usa il futuro semplice.
“fare in modo che” e “far si che” richiedono il congiuntivo?
Caro Roberto, sì.
Frase 1: ”Di tutti gli acquisti (calcistici) che abbiamo fatto, ce ne FOSSE uno in campo!”; qui il congiuntivo imperfetto, se non erro, è desiderativo, ma sentito come irrealizzabile (o comunque meno realizzabile); se dicessi invece ”ce ne ne SIA uno in campo”, quindi con il congiuntivo presente, il desiderio è percepito come realizzabile.
Frase 2: ”Com’è possibile che siano/ sono le 18.00?”, in questo periodo credo che entrambi i tempi siano corretti; il congiuntivo è più indicato, secondo me, per via dell’espressione impersonale ”è possibile che”, e per una maggiore partecipazione emotiva. Mentre l’indicativo è abbastanza comune nelle interrogative dirette (come nel nostro caso). Altrimenti, per evitare problemi di scelta, possiamo optare per questo tipo di periodo: ”E’ impossibile che siano già le 18.00! (subordinata soggettiva, retta da ”e’ impossibile ”, ove il congiuntivo è d’obbligo)”.
Corretto?
Caro Riccardo, nella prima frase userei solo l’imperfetto congiuntivo perché è come se fosse sottinteso “vorrei” : “(vorrei) che ce ne fosse uno in campo!”; nella seconda la frase introdotta da “che” non è un’interrogativa indiretta ma una soggettiva e, come hai detto tu, poiché dipende da un’espressione impersonale, è necessario il congiuntivo.
Comunque intendevo “Com’è posdibile?”, interrogativa diretta; mentre “che siano solo le 18.00”, subordinata soggettiva al congiuntivo perché, infatti come dicevamo, dipende da un’espressione impersonale nella interrogativa diretta (indipendente) “Com’è possibile?”
Esatto?
Esatto.
Contemporaneità:
“Credo (oggi) che (oggi) andiamo”
Anteriorità:
“Credo (oggi) che (ieri) siamo andati”
Posteriorità:
“Credo (oggi) che (domani o in seguito) andremo”.
…sono esatte, vero?
Caro Max, è esatto.
“È possibile che ci fosse solo quel lavoro?”; “È possibile che”, principale; “che ci fosse solo quel lavoro?”, subordinata soggettiva in forma interrogativa e al congiuntivo imperfetto per via dell’azione con valore durativo nel passato.
Giusto?
Cara Alessandra, è giusto.
“Bisognare” rientra nella categoria dei verbi che esprimeono volontà, desiderio, ecc; e coniugato al condizionale presente o passato ammettono il congiuntivo imperfetto (o trapassato): “Bisognerebbe che le persone valorizzassero gli attori emergenti” (e non “valorizzino”).
Corretto?
Caro Filippo, è corretto.
1)”Non sapevo che fossero generali (contemporaneità)”
2)”Non sapevo che fossero stati generali (anteriorità)”
3)”Non sapevo che sarebbero stati generali (posteriorità)”.
Esatto?
Caro Michele, è corretto.
Cara Professoressa Anna!
Ho una domanda per Lei!
In questo esempio :
^Nonostante Luciana abbia studiato molto, non ha superato l’esame.”
non so perché dobbiamo usare Congiuntivo Passato invece di congiuntivo Trapassato? No posso capirlo? Grazie per la Sua aiuta❤
Cara Carolina, in questo caso è possibile usare anche il congiuntivo trapassato.
Un saluto
Prof, l’espressioni come “con il solo che”, l’unico che”, “l’unica persona che” vanno al congiuntivo oppure possono ammettere, rispetto a ciò che vogliamo esprimere, anche l’indicativo?
Caro Mario, puoi farmi esempi specifici?
Certo, professoressa. Tipo “L’unica persona che io abbia mai amato”; oppure “L’unico uomo che lo abbia mai fatto”, ecc… Ecco, secondo lei usiamo il congiuntivo, in questi casi, perché formula cristallizzata oppure possiamo ammettere anche l’indicativo?
Caro Mario, con espressioni come “era l’unico che” o “è il solo che” usiamo il congiuntivo.
Un saluto
“Che fosse fallo, mi sembra evidente”;
…I verbi che usano regolarmente l’indicativo possono tuttavia ricorrere al congiuntivo in alcuni casi particolari; come ad esempio quando la proposizione oggettiva o soggettiva, come nel nostro caso, è anteposta alla reggente. In più, nel nostro esempio, sto esprimendo anteriorità ma al congiuntivo imperfetto perché ha valore durativo (fosse).
Mi sembra giusto
Caro Alberto, è corretto.
Anche in questa, stesso discorso: “Che non fosse una brava persona, si sa”; sto esprimendo anteriorità ma al congiuntivo imperfetto perché ha valore durativo (fosse). Anche al passato “Che non fosse una brava persona, si sapeva”; e quindi i verbi che usano regolarmente l’indicativo (“sapere”, ad esempio) possono tuttavia ricorrere al congiuntivo in alcuni casi particolari: come ad esempio quando la proposizione oggettiva o soggettiva è anteposta alla reggente.
Corretto?
Caro Alberto, esatto.
“ordinare” e “decretare” reggono il congiuntivo o l’indicativo?
1)Ordino che venga consegnato tutto
2)Decreto che venga fatto in questo modo
Caro Filippo, ordinare vuole il congiuntivo, decretare invece no.
salve professoressa Anna. E’ corretto dire: ”ho pensato che fosse più opportuno aspettare che finisse di lavorare? o ”che era più opportuno?”
La ringrazio in anticipo per la risposta.
Simona
Cara Simona, in questo caso l verbo “pensare” significa “supporre” e quindi è necessario il congiuntivo.
A presto
“È una caso che” regge il congiuntivo?
1) È stato una caso che facesse così
…io penso di sì..
Sì.
Controfattualità:
Il verbo “ricordare”, di base, regge l’indicativo. Ma se indichiamo un evento che non si è verificato di fatto (e quindi solo ipotizzato o immaginato) allora è preferibile usare il congiuntivo: “Ricordavo ci fosse (ma in realtà no)”.
Penso sia giusto
Caro Lino, è esatto.
“Ho aspettato che veniste su casa”
…La subordinata esprime contemporaneità, col congiuntivo imperfetto, al passato rispetto alla principale al passato prossimo.
Mi sembra giusto
Caro Daniele, è esatto.
“Non ho mai detto che l’avrei fatto”
…”che l’avrei fatto” esprime posteriorità al passato rispetto alla principale, anch’essa al passato.
Mi pare corretto…
Cara Marina, è esatto.
Congiuntivo concordanza:
1)È possibile che saremo in quattro stasera (posteriorità)
2)È possibile che siamo in quattro stasera (contemporaneità)
3)È possibile che siamo stati (ma anche “fossimo” in quattro ieri sera (anteriorità)
Penso sia giusto
Caro Marco, nella frase 3 l’azione è durativa e quindi è meglio usare il congiuntivo imperfetto.
Ok, come ho comunque sottointeso: e quindi l’anteriorità rispetto a un presente (è possibile) o a un futuro può essere espressa con il congiuntivo imperfetto, quando il fatto del passato ha un valore durativo, ovvero esprime una situazione in corso nel passato. Ah, usiamo il congiuntivo imperfetto “fossimo” e non l’indicativo imperfetto “erano” perché nella principale c’è comunque un’espressione impersonale che richiede il congiuntivo nella subordinata.
Ora penso sia ok…
Caro Marco, è corretto.
Buongiorno, avrei bisogno di un chiarimento su questa frase:
“Lo guardo dritto negli occhi, quasi temessi che SIA/FOSSE l’ultima volta.”
Qual è la versione corretta?
Grazie,
Cara Eva, l’opzione corretta è quella con il congiuntivo imperfetto.
A presto
Grazie.
Quindi la regola generale è che i tempi delle subordinate devono concordare tra loro?
Cara Eva, sì, concordano a seconda della relazione temporale che intercorre tra reggente e subordinata.
“Prima che”:
…”Prima che” è una congiunzione subordinante e regge il congiuntivo:
1)”Prima che morisse (ma anche, per sottolineare il succedersi degli eventi, “fosse morto”), mi regalò un orologio d’oro”.
Penso sia corretto…
Cara Anita, è corretto.
“Risultare” indicativo o congiuntivo?
1) “Risulta che tizio è stato bocciato”
2) “Ti risulta che io dica le bugie?”
3) “Non mi risulta che abbia mentito”
…Il verbo “risultare” regge entrambi i modi verbali in base a ciò che vogliamo esprimere. Usiamo l’indicativo se intendiamo “Essere accertato, apparire chiaro, essere noto, derivare come conclusione, soprattutto da indagini, informazioni, inchieste e ricerche” (frase numero 1). Al contrario, usiamo il congiuntivo o se gli avvenimenti sono possibili, probabili e non certi, di conseguenza “Risultare” implicherebbe una componente di dubbio (frase numero 2, in cui infatti è come se dicessimo “Sei sicuro, certo- ti risulta- che io dica le bugie?”, e cioè “…ne hai le prove, la certezza?”). In più, sempre in riferimento alla frase numero 2, “risultare” somiglia molto di più a, per quanto mi riguarda, “essere a conoscenza” o “essere a conoscenza indirettamente”; è come se l’interlocutore avesse ascoltato una notizia da altre persone, alla radio, se avesse letto un sms, ecc., e quindi sarebbe meglio usare il verbo “risultare” perché non c’è certezza della veridicità. Oppure usiamo il congiuntivo se (e sarebbe il caso della frase numero 3) il verbo che usa regolarmente l’indicativo (è il caso generalmente del verbo “risultare”) fosse di significato negativo (infatti nella reggente della numero 3, e quindi “Non mi risulta…” è presente la negazione “non”).
Penso sia giusto…
Cara Marisa, è corretto.