Ciao a tutti lettori e lettrici di Intercultura blog, oggi vi propongo un argomento molto importante per poter comunicare con gli altri, ovvero gli aggettivi e gli avverbi interrogativi; è fondamentale conoscere bene questi elementi della frase per poter formulare correttamente delle domande.
Buona lettura
Prof. Anna
GLI AGGETTIVI E I PRONOMI INTERROGATIVI
Gli aggettivi interrogativi possono avere anche il valore di pronomi. Gli aggettivi precedono sempre un nome e concordano con esso nel genere (maschile-femminile) e nel numero ( plurale-singolare), per esempio: quanti anni hai?. I pronomi, invece, sostituiscono il nome, per esempio: chi è quel ragazzo?.
Gli aggettivi e i pronomi interrogativi servono a fare una domanda, diretta o indiretta, sulla qualità, la quantità o l’identità del nome a cui si riferiscono.
Osservate la seguente tabella:
SINGOLARE PLURALE
maschile | femminile | maschile | femminile | |
qualità–identità | che | che | che | che |
qualità– identità | quale | quale | quali | quali |
quantità | quanto | quanta | quanti | quante |
identità | chi | chi | chi | chi |
I primi tre (che, quale, quanto) hanno funzione sia di aggettivo sia di pronome; chi ha solo la funzione di pronome. Vediamoli uno per uno:
CHE: non cambia nel genere (maschile-femminile) e nel numero (plurale-singolare). Come aggettivo equivale a quale, ma è più comune nella lingua parlata, per esempio: che ora è?; non so che libro leggere; come pronome si usa solo in riferimento a cose (per le persone si usa chi) per esempio: che fai?; che dici?: a che pensi?.
Per esprimere il pronome interrogativo riferito a cose, l’italiano ha a disposizione tre possibilità equivalenti tra di loro: che; che cosa; cosa.
Per esempio:
Che è successo?
Che cosa è successo?
Cosa è successo?
QUALE: si usa per formulare domande sulla qualità (quali progetti hai?); o sull’identità (in quale negozio vuoi andare?), è uguale per il maschile e il femminile, ma cambia nel plurale (quali); nella lingua scitta è meglio usare quale e non che. È possibile trovare la forma qual davanti a vocale (qual è?) e a volte anche davanti a consonante (qual buon vento).
QUANTO: serve a fare domande relative alla quantità, varia nel genere e nel numero, per esempio: quanta neve è caduta?; quante persone ci sono?; quanto zucchero vuoi nel caffè?; quanti giorni avete di vacanza?.
CHI: si usa esclusivamente per indicare persone o esseri animati, è uguale per il maschile e femminile e anche per il singolare e il plurale. Può essere usato come soggetto (chi ha parlato?), complemento oggetto (dimmi chi hai incontrato) o complemento indiretto (con chi vai al cinema?).
ATTENZIONE!
Tutti gli aggettivi e i pronomi interrogativi possono essere usati anche con valore esclamativo, per esempio: che bello!; quanta gente!; quale onore! a chi lo dici!
AVVERBI INTERROGATIVI
Gli avverbi sono parti invariabili del discorso, non cambiano nel genere (maschile-femminile) e nel numero (singolare-plurale) e servono a modificare il significato delle parole a cui si affiancano.
Come gli aggettivi e i pronomi interrogativi, gli avverbi interrogativi servono a introdurre una domanda relativa al modo; luogo; tempo; misura o valore; causa.
Osserva la tabella:
modo | come |
luogo | dove |
tempo | quando |
misura o valore | quanto |
causa | perché – come mai |
Vengono usati sia nelle domande dirette: come ti chiami?; dove vai?; quando torni?; quanto costa?; perché piangi?; come mai sei in ritardo?, ma anche nelle domande indirette: non so come si chiama; dimmi dove abiti; non so perché non è venuto; dimmi come mai non hai studiato; non so quando torna.
Di solito come e dove davanti ad alcune forme del verbo essere subiscono elisione:
Com’era tuo fratello da piccolo?
Dov’è la mia borsa?
ATTENZIONE!
Alcuni avverbi interrogativi si usano anche nelle frasi esclamative: quanto ti amo! come sto male!
Esercizio:
Scegli la risposta. Quella corretta diventerà verde.
mi piaceno molto gli esercizi perche si impara e sono divertente.
Questo esercizio mi ha fatto contenta, solo due errore.Grazie
Ma comunque la grammatica non la imparate ancora -.-” (wendys dice: sono divertente, anziché divertenti; Francesca dice: solo due errore ,anziché errori) hahahha cess cess x’D ma studiate è.é
buonasera,
lo trovo facile, ma un’errore lo fatta proprio perchè non sono stata atentta.
Ho letto i vari commenti, che rispecchiano la levatura culturale dell’odierna società italiana. Inorridisco e mi spiego quante castronerie lessicali ascolto in televisione da conduttori, attori, politici e professori come il nostro emerito presidente del consiglio. A volte mi sorprendo ad ascolareo alcuni stranieri( specialmente donne)dell’Est Europa che si esprimono grammaticalmente e sintassicamente meglio dei nostri italiani colti e non
Salve Prof.ssa,
perchè si dice “cosa è successo” e non “cosa è successa”?
Grazie
Caro Miki, in questo caso “cosa” è un rafforzativo del pronome interrogativo “che” (infatti possiamo anche dire “che cosa”) ed è usato al maschile: “che sosa è cuccesso?”.
Un saluto
Prof. Anna
Salve
grazie per il vostro prima lezione
Salve prof.
perché nella seconda domanda è corretta la risposta qual è il tuo film preferito? E non qual’è il tuo film preferito. Mentre nella settima domanda è il contrario? Cioè è corretta con l’apostrofo.
grazie mille
Caro Zakia, nella settima domanda c’è “dove” (dov’è il mio portafoglio?); “dove” si elide, cioè perde la vocale finale, quando si trova davanti a una parola che comincia con la e-, l’elisione è segnalata dalla presenza dell’apostrofo; mentre “quale” subisce un troncamento, cioè la vocale finale cade davanti a parole che cominciano con vocale, ma poiché si tratta di troncamento (e non di elisione) non si apostrofa mai, quindi “qual”.
Un saluto
Prof. Anna
Alla seconda domanda ho risposto in maniera errata scegliendo “Qual’è il tuo film preferito” e non mi e’ chiaro del perchè non va l’apostrofo-grazie
Caro Andrea, non c’è l’apostrofo perché non c’è un’elisione (caduta della vocale finale non accentata di una parola davanti alla vocale iniziale segnalata dallì’apostrofo), ma un troncamento (caduta della vocale finale o della sillaba finale di una parola non segnalata dall’apostrofo); quindi “quale” si tronca in “qual” davanti a parole che cominciano per vocale.
Un saluto
Prof. Anna
Credo di avere chiara la conoscenza degli aggettivi e pronomi interrogativi.
Qualche incertezza c’é per gli aggettivi e pronomi interrogativi indiretti.
Gradirei ,se possibile,dei chiarimenti .Grazie infinite
Cara Rosalia, se mi fai una domanda più specifica potrò risponderti in maniera più efficace.
A presto
Prof. Anna
c’è un piccolo errore nella risposta corretta n° 9
perché porta l’accento grave anziché l’accento acuto
Caro Enrico, grazie per la segnalazione, provvederò al più presto a correggere l’errore.
Un saluto
Prof. Anna
Sono belli gli esercizi
mi piacerebbe sapere meglio la distinzione tra l’avverbio interrogativo e il pronome interrogativo “quanto”
grazie
Cara Ilenia, l’avverbio è invariabile e significa “in quale misura o quantità”: “quanto hai mangiato?”; mentre il pronome è varibile e si usa per conoscere la quantità, la misura, il numero di qualcuno o qualcosa: “quante di voi verrranno alla festa?”. Spero di aver chiarito il tuo dubbio.
A presto
Prof. Anna
Ciao, ho molta difficoltà nel distinguere avverbi, pronomi e aggettivi. Leggo nel commento sopra che in “quanto hai mangiato?” quanto ha la funzione di un avverbio, ma se la frase fosse “quanti ne hai mangiati?” in questo caso si tratterebbe di un aggettivo? forse nel primo caso si riferisce al verbo mangiare (in che misura hai mangiato) e nel secondo si riferisce ad un oggetto (in questo caso rappresentato dalla particella ne; “quale quantità di quella cosa hai mangiato?”).
Trovo molto difficile percepire la differenza; ad esempio nella frase “quanto tempo ci metti?” immagino che quanto sia un aggettivo che si concorda con il sostantivo tempo, ma nella frase “quanto ci metti?” non capisco se abbiamo un avverbio o un pronome che sta al posto di tempo.
chiedo scusa se sono stata un po’ caotica
grazie
Cara Chiara, nella frase “quanti ne hai mangiati” “quanti” è un pronome (non un aggettivo perché non si riferisce a nessun nome, come invece nella frase “quanto tempo ci metti?”, in questo caso infatti è un aggettivo riferito a “tempo”), nella frase “quanto ci metti” “quanto” è un avverbio perché si riferisce al verbo, per essere un pronome dovrebbe sostituire un nome che è già stato citato precedentemente, come per esempio: – “Luca ieri mi ha regalato dei cioccolatini molto buoni” – “quanti ne hai mangiati?” (in questo caso sappiamo che il pronome “quanti” si riferisce a “cioccolatini”).
Un saluto
Prof. Anna
Grazie Prof. Anna! adesso è tutto molto più chiaro!!
Un saluto
Grazie! tutto bene ed utile! insegno italiano qui in Inghilterra e, malgrado il testo usato, ciò che trovo sull’internet… è utilissimo – grazie!
Cara Rita, benvenuta su Intercultura blog!
Un saluto e a presto
Prof. Anna
Cara Prof Anna, voglio sapere la funzione grammaticale della parola “QUANTE” nella frase seguente: Quante ne voui? agg. o pron. Ho pensato al pronome.
Grazie Mille
Caro Ammar, è un pronome.
A presto
Prof. Anna
Ho fatto questo esercizio mi piacerebbe ho fatto bene solo una errore grazie mille
Molto bene Kalifa, ottimo risultato!
A presto
Prof. Anna
Gentile professoressa,
potrebbe fare una carrelllata di esempi per distiguere quanto agg./pron. interr. da avv.interr,?
Caro Niconico, se si riferisce a un sostantivo ha funzione di aggettivo: “quanto tempo ci vuole?”; se fa le veci del nome ha funzione di pronome: “puoi comprare il pane?” “quanto ne devo comprare?”; quando si riferisce a un verbo ha funzione di avverbio: “quanto l’hai pagato?”.
A presto
Prof. Anna
Buongiorno nei libri di scuola primaria “quanto costa?” Quanto viene analizzato come pronome interrogativo, perché?
Cara Marianna, nel caso specifico può essere sia avverbio (perché si riferisce a un verbo e significa “in quale misura, in quale quantità”) ma anche pronome perché viene sottinteso il sostantivo “denaro” (quanto denaro costa?).
Un saluto
Ciao, professoressa!
Vorrei domandare quando si scrive “perchè” e quando “perché”.
Grazie mille!
Cara Kika, si scrive sempre “perché”.
A presto
Prof. Anna
Buongiorno, sento spesso porre, nel linguaggio parlato, domande pronunciando “domanda” prima della stessa. Ad esempio: “domanda: quanto costa questo prodotto?” A me non pare per nulla corretto poichè già l’intonazione della voce dovrebbe consentire all’interlocutore di capire che non sia un’affermazione o (nel caso di cui sopra) un’esclamazione “Quanto costa questo prodotto!”
E ancora: spesso sento rispondere alle domande solo con la parola “assolutamente”. Sbaglio se ritengo che da sola assolutamente non è completa? Potrei intendere assolutamente SI o assolutamente NO. Le piace questa canzone? assolutamente! ma ancora non so se si o no. Le pare?
Caro Antonio, non è scorretto nella lingua parlata annunciare la domanda, questo ha la funzione di enfatizzarla, ma la frase che segue deve avere la corretta intonazione, propria delle interrogative dirette. L’avverbio “assolutamente” ha una valenza neutra, dovrebbe essere accompagnato da “sì” o “no”.
Un saluto
Prof. Anna
Gentile Prof. Anna, mi permetta però di considerare questo ridondante. Perchè allora non dire “risposta” prima di enunciarla?
Caro Antonio, si tratta di un fenomeno in uso nella lingua parlata, il fatto che sia ridondante può essere vero, da questo punto di vista si potrebbero considerare tutti i pleonasmi ridondanti, ma la loro funzione è proprio quella di ripetere per sottolineare, per dare forza a un’espressione. Si tratta di scelte stilistiche di chi parla.
Un saluto
Prof. Anna
Gentile Prof. Anna,
noto sempre più frequentemente che, nello scritto, quando il numero del giorno è inferiore a 10, si utilizza lo zero davanti alla cifra significativa: 08 maggio, 02 gennaio, ecc. Ora, capisco ci siano specifiche esigenze informatiche o moduli dove sia espressamente richiesto un determinato formato per cui il giorno debba essere indicato con due cifre, ma quando scrivo una comunicazione, una lettera, un’email, non è sbagliato antieporre lo zero?
Grazie per la cortese risposta.
Saluti
Caro Antonio, la grafia di cui parli si sta diffondendo dato che è l’unica accettata dai computer, anche se non c’è motivo di usarla se non è richiesta, non direi che è scorretta e che quindi sia sbagliato anteporre lo zero.
Un saluto
Prof. Anna
Gentile Prof. Anna,
quindi Lei farebbe stampare da una tipografia un invito ad un ricevimento che si dovesse tenere in data “04 maggio alle ore 05 .00 del pomeriggio”?
A me non è ancora capitato di trovare un libro ove le date e le ore fossero espresse in siffatta maniera.
Se dovessimo rendere tutto ciò che è di uso più o meno obbligatorio in un certo ambito, di uso comune, allora presto ci troveremmo ad inviare comunicazioni adottando lo stile degli sms con le abbreviazioni più assurde dettate dal dover essere sintetici e rapidi
Caro Antonio, non ti sto consigliando di usare questa modalità sugli inviti ad un ricevimento, ma di utilizzare, a seconda dei contesti, la modalità più adatta.
Un saluto
Prof. Anna
Grazie per gli ezercizi
Buongiorno, sto studiando gli aggettivi e i pronomi interrogativi e cercando in un altro sito ho avuto dei dubbi. Riporto il testo:
Come aggettivi, che e quale sono solitamente considerati sinonimi: entrambi interrogano sulla qualità (1 e 2, in cui i due interrogativi sono parafrasabili come «di che genere, di che tipo, di che natura», ecc.) o sull’identità del referente (3, in cui si chiede il nome di una persona; 4, in cui si chiede l’anno di nascita), animato (2 e 3) o inanimato (1 e 4):
(1) che/quali programmi hai?
(2) con che/quali uomini hai a che fare?
(3) di che/quale politico parli?
(4) in che/quale anno sei nato?
LA MIA PRIMA DOMANDA È SE HO CAPITO BENE. IN QUESTE QUATTRO DOMANDE CHE E QUALE SONO AGGETTIVI E PRONOMI. QUINDI POSSONO CHIEDERE SULLA QUALITÀ E SULL’IDENTITÀ.
INFATTI PIÙ AVANTI DICE:
In alcuni casi la domanda è ambigua, può vertere cioè tanto sulla qualità quanto sull’identità. La richiesta espressa da (5), ad es., può essere sia generica sul tipo di libri (romanzi, saggi, ecc.), sia specifica sui titoli dei libri preferiti (eventualmente individuati all’interno di una serie):
(5) che/quali libri ti piacciono?
MA POI NON CAPISCO PER DICE CHE NELL’ ESEMPIO (6) a. CHE PUÒ VERTERE SIA SULLA QUALITÀ, SIA SULL’IDENTITÀ E INVECE NELL’ ESEMPIO (6) b. QUALI HA VALORE SOLO DI IDENTITÀ E NON DI QUALITÀ
Va tuttavia sottolineato che, anche nelle domande dirette, la scelta tra che e quale può essere legata a fattori semantici: la domanda (6) a., formulata col che, può vertere sia sulla qualità, sia sull’identità; la stessa domanda formulata con quali – (6) b. – ha valore di richiesta di specificazione dell’identità:
(6) a. che libri hai letto quest’estate?
b. quali libri hai letto quest’estate?
SCUSI IL DISTURBO SO CHE CHIEDO TROPPO MA MI AIUTEREBBE A CAPIRE UN PO DI PIÙ.
GRAZIE IN ANTICIPO.
Caro Carlos, nelle prime quattro frasi che mi scrivi “che” e “quale” hanno funzione di aggettivo poiché si riferisco al sostantivo che li segue (programmi, uomini, politico, anno); per quanto riguarda il tuo secondo dubbio in realtà l’interrogativo “quali” della frase 6b potrebbe anche essere interpretato come “di che qualità, di che tipo”, ma, come scrivi tu, spesso la scelta può essere legata a fattori semantici, diciamo che nelle interrogative dirette “che” e “quale” si equivalgono nella frequenza, con una preferenza per il “che” nelle situazioni più colloquiali e per indicazioni più generiche, “quale” invece viene usato per situazioni più definite in particolare in domande dirette riguardanti la specie, la qualità del sostantivo a cui si riferisce.
A presto
Prof. Anna
Salve, si dice ” Guarda chi c’è : marco e Luca!” oppure “Guarda chi ci sono: marco e Luca!”
Come ci comprtiamo in questo caso, me lo spiegherebbe? Grazie mille…
Cara Marta, si dice “guarda chi c’è, Marco e Luca”, ma se dovessi ripetere il verbo, dovresti dire così: “guarda chi c’è, ci sono Marco e Luca”. Il pronome “chi” si usa al singolare, mentre il secondo verbo (ci sono Marco e Luca) dovrebbe essere plurale perché i soggetti sono due, uniti dalla congiunzione “e”.
Un saluto
Prof. Anna
Gentile Prof.
Chi sono i genitori di Francesco?
Chi non sempre richiede il verbo al singolare.
Cara Elisabetta, l’accordo si fa però al plurale quando “chi” è predicato di un soggetto plurale: “chi sono i genitori di Francesco (soggetto plurale)”, “chi sono costoro (soggetto plurale)”.
Un saluto
Prof. Anna
È la prima volta che accedo a questo sito e lo trovo molto interessante. Bravi!!
Cara Gabriella, benvenuta su Intercultura blog! Se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
A presto
Prof. Anna
Gentile prof. Anna,
Leggendo un articolo ho visto due espressioni simili: “Quanto è lungo…?” e “Quanto a lungo è…?”, per esempio: “Quanto è lungo il volo?” e “Quanto a lungo è rimasta qui?”. Qual è la differenza tra queste espressioni? Quando si usa ognuna di esse?
Inoltre, è necessario mantenere l’ordine delle parole? (“Quanto è lungo il tragitto?”) oppure è possibile alterare l’ordine? (“Quanto lungo è il tragitto?”). L’ho sempre visto della prima forma, ma in spagnolo è anche possibile della seconda.
La ringrazio anticipatamente per le sue risposte.
Cordiali saluti
Caro José, nell’espressione “quanto è lungo” l’aggettivo “lungo” può aver vari significati a seconda del contesto (che ha una determinata lunghezza; che si estende in altezza ecc.). Nella frase “quanto è lungo il volo?”, “lungo” significa “che si estende nel tempo”; mentre l’espressione “quanto a lungo” significa “per quanto tempo”: “per quanto tempo è rimasta qui?”=”quanto a lungo è rimasta qui?”. L’ordine delle parole può cambiare nel caso della frase “quanto lungo è il tragitto?”.
A presto
Prof. Anna
Nella lezione ci sono una serie di “perché” scritti con accento grave (perchè) che vanno corretti urgentemente.
Caro Roberto, grazie per la segnalazione.
A presto
Prof. Anna
.
“Sei sicuro che tu non voglia una mano?”
“Sei sicuro che tu non vuol una mano?”
Secondo me sono entrambe corrette; la forma con il congiuntivo esprime eventualità o possibilità, ed è più formale rispetto all indicativo, che invece è molto più concreto e diretto nella richiesta… E in più, con l espressione verbale “Essere sicuro” se si vuole comunque sottolineare l’elemento della soggettività, allora può essere anche stilisticamente più raffinato scegliere il congiuntivo. Tuttavia entrambe sono corrette, anche se l indicativo è più indicato…
Va bene?
D altra parte avremmo potuto scrivere, per facilitare il tutto, “Sei sicuro di non volere una mano?”, in quanto quando il soggetto della principale e il soggetto della subordinata sono uguali possiamo usare l’infinito (introdotto da “di“): “Sei sicuro (tu) che (sempre tu) non vuoi una mano?” diventerebbe “Sei sicuro di non volere una mano?”.
Meglio no?
Caro Claudio, è corretto, ma in questo caso, essendo la domanda rivolta direttamente a qualcuno (c’è quindi identità di soggetto tra reggente e subordinata) è più comune usare l’indicativo (sei sicuro che non vuoi una mano?) o anche un’oggettiva implicita (sei sicuro di non volere una mano?).
“Quale” come aggettivo interrogativo e pronome interrogativo:
“Una delle due macchine è la sua; ma non dice quale sia (sottointesa “la macchina”)” (pronome interrogativo, ovviamente il “quale” in questo caso introduce una interrogativa indiretta)
“Non dice quale macchina sia” (aggettivo interrogativo; potremmo sostituire anche il “quale” con “che”: “Non dice che [quale] macchina sia”; infatti quando hanno la funzione di aggettivi interrogativi, sia “che”, sia il “quale” sono forme corrette e intercambiabili; anche qui “quale”, come aggettivo, introduce sempre un’interrogativa indiretta)
Ah, se l’interrogativa indiretta è retta da una forma negatica del verbo “dire” possiamo trovare il congiuntivo o l’indicativo (come negli esempi).
Altri esempi di indirette:
1Mi chiedo quale sia la soluzione migliore (quale, pronome interrogativo)
2Non si capisce cosa voglia fare (cosa, pronome interrogativo)
3È interessante la domanda su quanto abbiamo capito (quanto, pronome interrogativo)
Tutto Esatto?
Caro Luigi, è tutto corretto.
Sono spagnola praticando esercizi dato che ho un esame di italiano :’)
Cara Gloria, benvenuta su Intercultura blog. Se hai dubbi i domande, non esitare a scrivermi.
In bocca al lupo per l’esame!
A presto
1. Da dove vieni?
2. So da dove vieni.
Nella prima frase abbiamo un sintagma preposizionale reggente un avverbio interrogativo e nella seconda un sintagma preposizionale contenente una congiunzione interrogativa?
È giusta questa definizione di “avverbio” e di “congiunzione”?
Grazie mille.
Caro Franco, la tua definizione è corretta: nelle interrogative indirette l’avverbio “dove” ha la funzione di congiunzione.
Un saluto
Perfetto
GRAZIE PER L’ ESERCIZIO
Cara Carola, benvenuta su Intercultura blog, se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
A presto
grazie per l’esercizio
Cara Agostina, benvenuta! Se hai dubbi, scrivimi pure.
Un saluto
Bene
bene
bene
Gentile prof Anna
Nella frase”Quante volte l’hai visto?” “Quante volte sarebbe un altro complemento di oggetto?
Grazie mille
Caro Luca, “quante volte” è un complemento di tempo determinato (https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2016/05/05/complementi-di-tempo-tempo-determinato-e-tempo-continuato/).
A presto
1)”Hai scelto la tua cena?”
…In presenza dell’ausiliare “avere” il participio rimane di solito invariato (in -o), se l’oggetto è dopo il verbo solitamente non c’è concordanza. Però si può anche accordare e scrivere “Hai scelta la tua cena?”
2)”Scusi, (che) cosa ha smarrito?”
Gli eventuali aggettivi e participi riferiti a che e a (che) cosa si accordano al maschile singolare: infatti “smarrito” è un participio è si accorda al maschile, e non al femminile “smarrita”. Ah, “cosa” ha valore di pronome interrogativo.
Penso sia tutto ok…
Caro Lino, è corretto.
Stesso discorso dell’accordo al maschile con “cosa”:
“Cosa è successo?” e non “Cosa è successa?”
…perché sulla Treccani c’è scritto che “Gli eventuali aggettivi e participi riferiti a “che” e a “(che) cosa” si accordano al maschile singolare
Penso sia corretto
Caro Lino, è esatto.
Gli eventuali aggettivi e participi riferiti a che e a (che) cosa si accordano al maschile singolare:
“Che ora hai fatto?” (e non “hai fatta”)
…Comunque il “che” funge da aggettivo interrogativo e significa “quale” = “quale ora hai fatto?”
Penso sia ok..
Caro Lino, è ok.
Ovviamente diremo “successa” qualora “cosa” fosse un sostantivo: “Una cosa brutta è successa” o “È successa una cosa brutta”, quindi con il soggetto “una cosa” dopo il verbo per dare particolare rilievo; altrimenti il soggetto solitamente si trova prima del verbo (“Una cosa brutta è successa”)
Mi sembra giusto
Esatto.
1)”Chi pensavi che fosse?”
… Il “chi” funge da pronome interrogativo e significa “quale persona” per chiedere l’identità di qualcuno; ed è usato nelle interrogative dirette (come nell’esempio) e indirette. Ah, usiamo il congiuntivo imperfetto perché è presente il verbo “pensare” all’imperfetto indicativo.
Penso sia corretto
Caro Filippo Maria, è corretto.
ok
Gentile Prof.ssa,
potrebbe fornirmi un chiarimento grammaticale?
Ad esempio, nelle seguenti frasi:
“Possiamo andare a Roma?”
“Come, a Roma?”
Il “come” della seconda frase che cos’è dal punto di vista grammaticale? Un avverbio interrogativo?
Ed è corretto farlo seguire da una virgola?
Grazie x la risposta.
Cara Stefania, come hai giustamente osservato, in questo caso “come” è un avverbio interrogativo ed è possibile farlo seguire da una virgola.
Un saluto e a presto
Gli eventuali aggettivi e participi riferiti a “che” e a (che) “cosa” si accordano al maschile singolare: quindi diremo “Cosa ti ha detto zia?” e non “Cosa ti ha detta zia?”; infatti il participio è “detto” di “ha detto”.
Penso sai esatto
Esatto.
Anche qui…Gli eventuali aggettivi e participi riferiti a “che e a (che) cosa” si accordano al maschile singolare: “Che cosa hai visto (e non “vista”)?”. In più, in questo caso “che”, nell’accezione di ‘quale’, funge da aggettivo, accompagnandosi al sostantivo “cosa” (come ho letto sulla Treccani): infatti potremmo scrivere anche “Quale cosa hai visto?” (“quale”, aggettivo+”cosa”, sostantivo). Certamente, la Treccani afferma allo stesso tempo che “che cosa” costituisce proprio un pronome interrogativo a sé. Per sbrogliare qualsiasi dubbio, visto che la lingua italiana ci dà la possibilità di trovare delle soluzioni, se riscrivessi la stessa frase in questo modo, ci troveremmo di fronte, senza dubbio, ad un pronome interrogativo: “Cosa hai visto?” oppure “Che hai visto?”, senza che il senso della frase cambi. Al contrario, immaginando che non sia un errore, se scrivessi, appunto, “Che cosa hai visto?”, penserei, come ho scritto poc’anzi, di trovarmi di fronte al “che”, nell’accezione di ‘quale’, e in funzione di aggettivo, e “cosa” in funzione di sostantivo (come la Treccani afferma).
Penso sia giusto…
Caro Filippo, è giusto.
Anche in “Davide, cosa mi hai comprato?”, gli eventuali aggettivi e participi riferiti a che e a (che) cosa si accordano al maschile singolare: infatti nella nostra frase il participio “comprato”, riferito a al pronome “cosa”, è al maschile (“comprato”) e non al femminile *comprata.
Penso sia corretto
Esatto.
“Chi”, pronome esclamativo:
1) “Guarda chi si rivede! i fratelli Bianchi.” (e non *”Guarda chi si rivedono…”)
…In frasi interrogative, dirette o indirette, “chi” significa «quale persona, quali persone». Anche quando ha valore di plurale (come l’esempio della frase numero 1), l’accordo del verbo si fa ugualmente al singolare. Chiaramente, nonostante l’accordo del verbo si faccia al singolare, è come se pensassimo di dire “Guarda quale persona si rivede! i fratelli Bianchi” o, meglio ancora, “Guarda quali persone si rivedono! i fratelli Bianchi”.
Penso sia giusto
Ah, volevo aggiungere che nella frase numero 1 “chi”, seppur l’accordo del verbo sia al singolare, ha valore plurale perché fa riferimento ai “fratelli Bianchi”, quindi un sostantivo plurale.
Ora è completo
Giusto.
1)”Le avevo chiesto quali erano i tempi”
…In questa frase, se non erro, “quale” introduce un’interrogativa indiretta e funziona da aggettivo interrogativo perché esprime la volontà di conoscere la natura, la qualità, la categoria e la specie del sostantivo “i tempi” (determinandone così la quantità, la qualità e la natura) a cui si riferisce. È come se pensassimo di dire “Le avevo chiesto i tempi quali erano”, in cui “quale” si riferisce, come aggettivo, al sostantivo, preceduto dall’articolo determinativo “i”, “i tempi”, termine per cui intendo “i tempi d’attesa, di una scadenza, della fine di un termine, ecc”. Ah, spesso nel parlato e nello scritto informale “quale” viene sostituito da “che”, il quale è di uso più comune rispetto a “quale”, ma che nel nostro esempio sarebbe scorretto. Infatti, in alcuni casi come il nostro, la scelta tra “che” e “quale” è legata a fattori distribuzionali (relativo cioè al modo in cui sono distribuiti in un sistema gli elementi che ne fanno parte): se, esempio, in “che/quali programmi hai?” si possono usare entrambi gli interrogativi, in “Quali sono i tuoi programmi?” è d’obbligo “quale”. Stesso discorso per la nostra frase iniziale in cui “quale” è d’obbligo e non è intercambiabile: “Le avevo chiesto quali erano i tempi”, e non “…che erano i tempi”, opzione con cui la frase, rispetto al significato originale, prenderebbe un altro senso. Medesimo discorso come interrogativa diretta: diremo perciò solamente “Quali sono i tempi?” e non, perché assumerebbe un altro significato, “Che sono i tempi?”. Comunque, comunemente, nelle interrogative dirette (ma anche, se in misura minore, nelle indirette), e più in generale nella lingua parlata, “che” è più comune di “quale”, considerata un’alternativa di registro più elevato. Per il resto, se “quale” fosse stato un pronome interrogativo, avremmo scritto la frase nel seguente modo: “Ho dei tempi da rispettare! puoi dirmi i tuoi quali (i tempi) sono?
Penso sia corretto
Caro Filippo, è corretto.
Ancora sul “Chi” come pronome interrogativo:
1)”Se non vanno loro in quel locale di lusso, chi ci va? (e non *”…chi ci VANNO?”)”
…In primis il “chi” della frase è un pronome interrogativo con il significato, in base al senso della frase, di “quale persona” o “quali persone” ed, usato esclusivamente per indicare persone o esseri animati, è uguale per il maschile e femminile e anche per il singolare e il plurale: significa cioè che è invariabile, quindi che resta uguale sia che si riferisca a un elemento femminile che maschile, singolare o plurale (si noti infatti che “chi ” può essere usato con riferimento a un referente singolare [a.] o plurale [b.], indifferentemente maschile o femminile: a-”chi è quel signore / quella signora?” e b- “chi sono quei signori / quelle signore?”); cambierà, relativamente a determinati fattori, solamente l’accordo del verbo (singolare o plurale) con il pronome. In secondo luogo, se il pronome “chi” lo intendessimo al singolare, e questo dipende da certe frasi e dal loro senso, è come se scrivessimo, prendendo ad esempio la frase numero 1, “…quale persona (e quindi “chi”) ci va?”; al contrario, se il pronome lo intendessimo al plurale, e questo dipende da certe frasi e dal loro senso, è come se scrivessimo, prendendo ad esempio sempre la frase numero 1, “…quali persone (e quindi sempre “chi”) ci vanno?”. In terzo luogo, per quanto riguarda l’accordo del verbo (singolare o plurale), anche quando il pronome “chi” ha valore di plurale, l’accordo del verbo si fa ugualmente al singolare: “Se non vanno loro in quel locale di lusso, chi ci va? (e non *”…chi ci VANNO?”)”; infatti in questa frase il pronome “chi” ha valore di plurale perché fa riferimento ad un nome plurale, e cioè “loro”. In pratica è come se pensassimo di dire (rispetto al costrutto di base “Se non vanno loro in quel locale di lusso, chi ci va?”): “Se non vanno loro in quel locale di lusso, quali persone ci vanno (e cioè “…chi ci va?”)?” (ma anche “…quale persona ci va?” dando al “chi”, e cioè a “quale persona”, comunque un’idea di collettività, di pluralità). Chiaramente, aggiunta mia, se il “chi” avesse invece valore di singolare, l’accordo del verbo si farebbe ugualmente al singolare, rimarrebbe cioè uguale (al tal proposito, rispetto alla frase iniziale, proviamo a sostituire “loro” con “lui”): “Se non va lui in quel locale di lusso, chi ci va?”, frase in cui il pronome “chi” ha valore di singolare perché fa riferimento ad un nome singolare, e cioè “lui”. In pratica è come se pensassimo di dire (rispetto al costrutto di base “Se non va lui in quel locale di lusso, chi ci va?”): “Se non va lui in quel locale di lusso, quale persona ci va (e cioè “…chi ci va?”)?”. Diversamente, come scrissi in un altro post, va però al plurale il verbo, e qui il “chi” è da intendere come “nome del predicato”, in alcuni casi, e “soggetto”, in altri, quando il pronome “chi” è predicato (nominale) di un soggetto plurale: “(voi) Fatevi riconoscere, chi siete? (“voi” è sottinteso, e cioè “…Voi siete chi?”)”, frase in cui “Voi” è il soggetto sottinteso; “siete”, verbo al plurale quindi, è la copula e “chi”, con il significato di “quali persone”, è il nome del predicato: e cioè “…Voi siete quali persone? (chi?)” = predicato nominale. Altri esempi: “Chi sono i genitori di Francesco (frase in cui il soggetto plurale è “i genitori [di Francesco]”; “sono”, copula; “chi”, nome del predicato con il significato plurale di “quali persone” = e cioè sarebbe “I genitori di Francesco sono quali persone [chi]?”)?”; e “Chi sono costoro (frase in cui il soggetto plurale è “costoro”; “sono”, copula; “chi”, nome del predicato con il significato plurale di “quali persone” = e cioè sarebbe “Costoro sono quali persone [chi]?”)?”.
Penso sia corretto.
Caro Filippo Maria, è corretto.