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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, i verbi intransitivi non sono tutti uguali. Vediamo perché.
Buona lettura!
Prof. Anna
In italiano i verbi possono essere transitivi oppure intransitivi. Un verbo che ammette un complemento oggetto (espresso o sottinteso) a esso collegato direttamente e senza il tramite di una preposizione è detto transitivo. Un verbo che non ammette un complemento oggetto diretto è detto intransitivo.
La classe dei verbi intransitivi non è omogenea, si divide in due gruppi principali che si distinguono secondo il comportamento sintattico del soggetto: il gruppo dei cosiddetti verbi inergativi e quello dei cosiddetti verbi inaccusativi.
Nei verbi inergativi (come ad esempio lavorare, camminare, ridere, dormire) il soggetto ha le proprietà sintattiche tipiche del soggetto dei verbi transitivi; mentre nei verbi inaccusativi (come arrivare, cadere, scoppiare, sparire) il soggetto è caratterizzato da proprietà sintattiche che sono tipiche dell'oggetto dei verbi transitivi.
Differenza sintattiche tra verbi inaccusativi e verbi inergativi
⇒ Il modo più immediato per capire a quale classe appartiene un verbo intransitivo è la scelta dell'ausiliare nella formazione dei tempi composti: i verbi inergativi hanno avere (ho lavorato, avete camminato), mentre i verbi inaccusativi hanno essere (sono arrivato, sei caduto).
⇒ Il soggetto dei verbi inaccusativi ha le proprietà sintattiche tipiche dell’oggetto dei verbi transitivi. Il soggetto dei verbi inergativi ha le proprietà sintattiche tipiche del soggetto dei verbi transitivi. Ma cosa significa? Significa che il soggetto dei verbi inaccusativi è un soggetto a livello superficiale, ma a livello sottostante è un oggetto. Infatti condivide con quest'ultimo:
- la posizione all'interno della frase: il soggetto degli inaccusativi può essere
collocato dopo il verbo, nel posto solitamente occupato dall’oggetto: è mancata la luce, sono partiti tutti;
- la possibilità di essere ripreso da un ne partitivo: il soggetto dei verbi inaccusativi può essere ripreso dal clitico partitivo ne, quello dei verbi inergativi no: verbo transitivo → ho commesso molti errori → ne ho commessi molti; verbo inaccusativo → arrivano molte lettere → di lettere, ne arrivano molte; verbo inergativo → molte persone camminano → * di persone, ne camminano molte (quest'ultima costruzione non è possibile);
- la possibilità di essere soggetto di un participio assoluto: il participio passato dei verbi inaccusativi può apparire in una costruzione assoluta con il soggetto posposto: verbo inaccusativo → è morto il re → participio assoluto con il soggetto che segue il verbo → morto il re, per gli inergativi invece questa costruzione non è possibile: verbo inergativo → il bambino dorme → participio assoluto → *dormito il bambino (non è possibile). Anche questo rivela una corrispondenza tra il soggetto dei verbi inaccusativi e quello degli oggetti dei verbi transitivi;
- participio in funzione aggettivale: il participio passato dei verbi inaccusativi può agire come modificatore aggettivale del soggetto del verbo: verbo inaccusativo → il treno arrivato poco fa; verbo inergativo → * il bambino dormito (non è possibile).
Altri approfondimenti su verbi transitivi e intransitivi:
https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2016/02/04/verbi-transitivi-e-verbi-intransitivi/
https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2016/02/18/verbi-transitivi-e-verbi-intransitivi-seconda-parte/
[post_title] => Approfondimento sui verbi intransitivi: i verbi inaccusativi e verbi inergativi
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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di
Intercultura blog, cosa significa l'espressione
tanto di cappello? E
se tanto mi dà tanto? Vediamo insieme le espressioni con la parola
tanto.
Buona lettura!
Prof. Anna
La parola
tanto ha diverse funzioni, principalmente di aggettivo indefinito:
l'ho aspettato per tanti anni; di pronome indefinito, al plurale ad esempio:
tanti ti trovano simpatico; di avverbio:
andiamo tanto d'accordo.
Vediamo insieme alcune espressioni che la contengono:
[post_title] => Espressioni con la parola "tanto"
[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, cosa significa l'espressione "tanto di cappello"? E "se tanto mi dà tanto"? Vediamo insieme le espressioni con la parola tanto.
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Quanti pseudoanglicismi ricordate? Mettetevi alla prova con il prossimo esercizio.
Per ripassarli:
https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2023/04/20/pseudoanglicismi-cosa-sono/
https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2023/04/27/pseudoanglicismi-non-abbiamo-finito/
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[post_content] => Ricordate in cosa consiste il fenomeno del
dittongo mobile e che conseguenze ha?
Ripassatelo prima di fare il test:
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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di
Intercultura blog,
siete pronti per il consueto ripasso?
Cominciamo dal
complemento di stima o prezzo, se volete rileggere l'articolo dedicato a questo argomento prima di affrontare l'esercizio eccolo qui:
https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2023/03/23/complemento-di-stima-o-prezzo/
[post_title] => Test 91- Il complemento di stima o prezzo
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Intercultura blog, oggi continuiamo la nostra lista di
pseudoanglicismi. E voi ne avete altri da aggiungere?
Buona lettura!
Prof. Anna
La settimana scorsa abbiamo visto
cos'è uno pseudoanglicismo e come si forma:
https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2023/04/20/pseudoanglicismi-cosa-sono/
La lista di quelli in uso nella lingua italiana è talmente lunga (e questa non pretende di essere completa), che dedichiamo due articoli a questo argomento.
Ecco allora altri esempi di pseudoanglicismi:
- happy end → locuzione pseudoinglese, composto con end ‘fine’: felice conclusione di un film, di un romanzo, di una vicenda e simili. In inglese: happy ending;
- jolly → abbreviazione di jolly joker ‘l’allegro buffone’ (joker, propriamente ‘giocatore’, di origine latina, rappresentato sulla carta), 1923: "in alcuni giochi di carte, matta – chi (o ciò che), in un determinato ambito, è in grado di svolgere diverse funzioni” (fare da joll). In inglese: joker, wildcard, jack of all trades, all-rounder;
- K-Way → marchio registrato, 1980: “tipo di giacca a vento con cappuccio, leggera e impermeabile che si può ripiegare dentro la sua tasca e allacciare alla vita”. In inglese: rain jacket;
- lifting: propriamente ‘sollevamento’, 1946: “eliminazione chirurgica delle rughe del viso e del collo, mediante innalzamento e tensione della pelle”. In inglese: facelift;
- luna Park → composto, sul modello americano di city park, driving park, game park e diversi altri, di luna, come ‘luogo fantastico’, e park ‘parco’, 1911: “parco di divertimenti all’aperto, con attrazioni varie, giostre, ottovolanti, tiri a segno e simili”. In inglese: amusement park, fun fair, carnival;
- mister → propriamente ‘signore’, dall’antico francese maistre (fr. moderno maître), 1940: “nel linguaggio calcistico, appellativo dell’allenatore”. In inglese: coach, trainer;
- mobbing → dal verbo to mob ‘assalire’, 1974: “comportamento vessatorio esercitato tramite violenze psicologiche all’interno di un contesto lavorativo”. In inglese: workplace bullying;
- peeling → propriamente ‘sbucciatura’, ‘togliere la buccia (to peel, dal francese peler, di origine latina: pilāre ‘togliere i peli’)’, 1952: “procedimento di abrasione degli strati superficiali della pelle del viso – trattamento cosmetico eseguito con apposite creme per ottenere, mediante frizione, una pulizia approfondita della pelle del viso”. In inglese: chemical peel;
- phon oppure fon→ non ha nulla di inglese, è un adattamento della parola tedesca Föhn (un tipo di vento caldo e secco), 1957; “asciugacapelli”. In inglese: hair dryer, blow dryer;
- pile → probabilmente dall’inglese pile ‘pelo’, 1985: “tessuto sintetico morbido e leggermente peloso, termicamente isolante, con cui si confezionano per lo più capi d’abbigliamento sportivo – capo confezionato con tale tessuto”. In inglese: fleece;
- pullman → dal nome dell’inventore, l’americano G.M. Pullman (1831-1897), 1869: “autopullman, corriera”. In inglese: coach, bus;
- scotch → propriamente ‘scozzese’, 1935: “marchio registrato di un nastro autoadesivo”. In inglese: scotch tape, sellotape, adhesive tape;
- slip → da to slip ‘scivolare, scorrere’, propriamente ‘indumento che s’infila con facilità’, 1935: “mutande intime o da bagno, di dimensioni ridotte, sgambate e aderenti”. In inglese: underpants, panties, briefs, trunks, kickers;
- smoking → abbreviazione di smoking-jacket ‘giacca indossata per fumare’, 1891: “abito maschile da sera, generalmente di panno nero con risvolti di seta, a volte con giacca bianca o colorata”. In inglese: tuxedo, dinner suit;
- spot → propriamente ‘punto, piccolo spazio delimitato’, 1957: “breve messaggio pubblicitario televisivo o radiofonico”. In inglese: commercial;
- telefilm → composto di tele– e film, 1954: “film, spesso suddiviso in vari episodi, concepito e realizzato appositamente per la televisione”. In inglese: TV series;
- ticket → inglese ticket che significa genericamente ‘biglietto, scontrino’, dal francese estiquette, variante antica di étiquette ‘etichetta’, 1887: “quota che deve corrispondere chi ricorre all’assistenza sanitaria pubblica per fruire di alcune specialità farmaceutiche e prestazioni mediche”. In inglese: fee for medical visit;
- tight → inglese tight che però significa solo ‘attillato, stretto’ (quindi propriamente ‘abito stretto’), 1870: “abito maschile da cerimonia, con giacca nera a falde larghe e lunghe e pantaloni rigati nei toni grigio e nero”. In inglese: tuxedo;
- tilt → voce inglese di origine germanica, che significa ‘inclinazione’, 1959: “nell’espressione andare in tilt, perdere il controllo o la lucidità mentale”. In inglese: to go haywire, berserk, to crash;
- toast → dal verbo to toast, di origine francese, av. 1927: “coppia di fette di pane a cassetta sovrapposte, variamente farcite e tostate”. In inglese: toasted sandwich;
- videoclip → composto di video e clip, 1984: “breve filmato che, spesso arricchito di immagini suggestive, accompagna l’esecuzione di un brano musicale, specialmente a scopo promozionale”. In inglese: music video, promo;
- water → da water closet, letteralmente ‘stanzino dell’acqua’, 1958: “vaso di maiolica del gabinetto all’inglese”. In inglese: toilet, water closet, WC.
Se ve ne vengono in mente altri, condivideteli con noi.
Articolo tratto da:
https://dizionaripiu.zanichelli.it/cultura-e-attualita/linguista-errante/le-parole-straniere-piu-strane-alla-scoperta-degli-pseudoanglicismi/
Definizioni tratte da:
lo Zingarelli 2023
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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di
Intercultura blog, avete mai sentito un italiano usare la parola
autostop? E
footing? Sembrano parole inglesi, ma lo sono davvero? Scopriamolo insieme.
Buona lettura!
Prof. Anna
Si dice che l'italiano sia ormai pieno di parole provenienti dall'inglese, i cosiddetti anglicismi (parola o locuzione propria dell'inglese entrata in un'altra lingua). Alcuni termini sembrano inglesi ma in realtà non lo sono affatto, stiamo parlando degli
pseudoanglicismi (chiamati anche pseudoanglismi o pseudoinglesismi). Uno pseudoanglismo è una "parola o espressione che contiene elementi inglesi o che sembrano inglesi ma in realtà nella lingua inglese non esistono" e anche una "parola o locuzione esistente in inglese ma che in quella lingua ha un significato differente".
In che modo si creano queste parole? Un procedimento è quello di accorciare espressioni inglesi composte da più parole:
social da
social network,
basket da
basketball; inoltre in italiano tendiamo a usare termini che in inglese sono generici con un significato più specifico, ad esempio
hater, che per noi indica
chi usa la rete e in particolare i social network per offendere e denigrare qualcuno o qualcosa, in inglese è "una persona che odia" oppure la parola
influencer, che in italiano è un
personaggio che, grazie alla sua popolarità specialmente sui social network, è in grado di esercitare un influsso sulle scelte di settori dell'opinione pubblica, e in inglese significa
persona che ispira o guida le azioni altrui e, secondo in un secondo momento, ha assunto il significato che ha in italiano. Quindi usiamo parole inglesi nella forma, ma con un significato diverso da quello originale, è importanti essere consapevoli del fatto che queste parole spesso non sono comprensibili a un anglofono (chi parla inglese).
Vediamo ora alcuni di questi pseudoalglismi, ogni termine è seguito dal suo significato in italiano, così come è riportato nello Zingarelli, e il corrispettivo inglese:
- acquagym o aquagym → composto di aqua– ‘acqua’ e gym, accorciamento di gymnastics ‘ginnastica’, 1998: “ginnastica che si esegue stando immersi nell’acqua”. In inglese: water aerobics;
- autogrill → composto di auto– e dell’inglese grill (room) ‘rosticceria’, 1963: “posto di ristoro per automobilisti situato nelle aree di servizio delle autostrade”. In inglese: service station, rest stop, motorway service area, motorway restaurant;
- autostop → composto di auto e dell’inglese (to) stop ‘fermare’, 1951: “il fermare autoveicoli in transito per chiedere un passaggio – tale modo di spostarsi”. In inglese: hitchhiking;
- baby parking → locuzione pseudoinglese formata con le parole inglesi baby ‘bambino’ e parking ‘parcheggio’, 1965: “struttura attrezzata per la custodia temporanea di bambini”. In inglese: day care o child care;
- bancomat → [probabilmente da banc(a aut)omat(ica), 1983] “tessera magnetica che permette l’accesso a tale sistema – sportello bancario automatico che permette di accedere a tale sistema”. In inglese: ATM, automatic teller machine e, per la tessera, cash card o debit card;
- beauty case (o anche solo beauty): [locuzione pseudoinglese composta con case ‘cassetta’] “piccola valigia a forma di bauletto contenente gli oggetti di toeletta e i prodotti di bellezza necessari per il trucco”. In inglese: vanity case;
- beauty farm: [composto con farm ‘fattoria’] “albergo che offre agli ospiti terapie fisiche e trattamenti estetici o dietetici”. In inglese: health farm o health spa;
- block notes: [pseudoanglisicmo per il francese bloc-notes, 1905] “ taccuino per appunti formato da fogli staccabili”. In inglese: notebook o notepad;
- body: [propriamente ‘corpo’, 1966] “ indumento intimo femminile che riunisce in un solo pezzo corpetto e mutandine – indumento analogo, anche maschile, usato in varie attività sportive”. In inglese: bodysuit, body stocking, leotard, onesie.
- bomber: [propriamente ‘bombardiere’, da to bomb ‘bombardare’, 1982] “nel calcio, cannoniere”. In inglese: striker, goal scorer.
- book: [propriamente ‘libro’, 1981] “raccoglitore che contiene foto professionali di modelli, indossatori, attori e simili – fascicolo con foto che illustrano le caratteristiche di un prodotto commerciale, di una linea di prodotti o di un’azienda”. In inglese (e anche in italiano): portfolio;
- box: [originariamente ‘(recinto fatto con legno di) bosso’, 1865] “piccolo garage, situato al piano terreno o seminterrato di edifici di abitazione – nelle stalle o nelle scuderie, piccolo recinto destinato ad accogliere un solo animale – negli autodromi, posto di rifornimento o riparazione per le vetture in corsa – piccolo recinto talvolta pieghevole in cui si mettono i bambini quando non sanno ancora camminare”. In inglese: garage, stall, pit, playpen;
- camping: [propriamente ‘attività di campeggio’ dal verbo to camp ‘campeggiare’, 1911] “campeggio”. In inglese: camp ground, campsite;
- clacson: [inglese klaxon, in origine marchio di fabbrica, 1923] “avvisatore acustico usato sugli autoveicoli e motoveicoli”. In inglese: horn, hooter;
- cotton fioc: [marchio registrato, 1983] “bastoncino per uso igienico, rivestito di ovatta alle due estremità”. In inglese: q-tip, cotton bud o cotton swab.
- dancing: [participio presente di to dance ‘danzare’, di origine francese (sottinteso room ‘locale’), 1901] “sala da ballo”. In inglese: dance hall, ballroom;
- fiction: [propriamente ‘romanzo, invenzione’, 1959] “genere letterario, cinematografico o televisivo che si basa sulla narrazione di fatti inventati – opera appartenente a tale genere”. In inglese: drama, tv series;
- flipper: [non usata in questo significato nei Paesi anglosassoni; i flippers, propriamente ‘pinne’, sono le alette dell’apparecchio, che spingono la pallina, 1956] “gioco elettrico a monete o gettoni che si svolge su un piano leggermente inclinato, consistente nel colpire con due levette azionate da pulsanti laterali una pallina metallica che, urtando una serie di ostacoli, fa totalizzare dei punti che vengono visualizzati su un pannello elettronico verticale”. In inglese: pinball;
- footing: [che propriamente significa ‘il poggiare il piede (foot)’; in Francia ha assunto il significato corrente anche in italiano, 1936] “corsa di media intensità per allenare la resistenza generale”. In inglese: jogging.
- golf: [inglese golf(-coat) ‘(giacca da) golf’, 1915] “indumento di maglia di lana o altro filato, chiuso o abbottonato sul davanti, con maniche lunghe”. In inglese: sweater, pullover, jumper, cardigan.
Non sono certo finiti qui, ne vedremo altri ancora prossimi articoli.
Articolo tratto da:
https://dizionaripiu.zanichelli.it/cultura-e-attualita/linguista-errante/le-parole-straniere-piu-strane-alla-scoperta-degli-pseudoanglicismi/
Definizioni tratte da:
lo Zingarelli 2023
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[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, avete mai sentito un italiano usare la parola autostop? E footing? Sembrano parole inglesi, ma lo sono davvero? Scopriamolo insieme.
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Intercultura blog, vi siete mai chiesti perché si dice
suono ma
sonoro,
muovere ma
movimento,
io siedo ma
io sedevo? Oggi scopriremo insieme il motivo.
Buona lettura!
Prof. Anna
Nelle parole che abbiamo appena citate si alternano forme dittongate (in
ie,
uo: s
iedo e m
uovere) e forme monottongate (in
e, o: s
onoro, m
ovimento); questo fenomeno prende il nome di
dittongo mobile.
Come giustificare questo fenomeno? In italiano i dittonghi
ie,
uo interessano soltanto la sillaba tonica (accentata) all'interno della parola, quindi parole come *
muovimento, *
suonoro, *
siedevo (che avrebbero il dittongo in posizione atona) non possono esistere.
La lingua però ha la tendenza a uniformare e a regolarizzare le serie non omogenee, sarebbe molto più semplice se (soprattutto per gli stranieri che imparano l'italiano) se ad esempio tutti i derivati della parola
buono o tutte le forme del verbo
sedere mantenessero con costanza una delle due varianti. Nell'italiano contemporaneo c'è la tendenza a livellare questa oscillazione e a rendere fissi un buon numero di casi di dittonghi mobili e per questo la regola del dittongo mobile è soggetta a molte oscillazioni. Vediamone alcune.
Conservano il dittongo anche in posizione atona:
- i verbi: allietare (io allietavo), chiedere (io chiedevo), lievitare (io lievitavo), mietere (io mietevo), risiedere (io risiedevo);
- i verbi: nuotare (io nuoto, ma anche io nuotavo, io nuoterò), vuotare (io vuoto, ma anche io vuotavo, io vuoterò), abbuonare, cioè togliere un debito, (io abbuono, ma anche io abbuonavo, io abbuonerò) In questo caso il livellamento è dovuto al fatto che le forme io notavo, io votavo, io abbonavo si potrebbero confondere con quelle dei verbi notare, votare, abbonare;
- i superlativi: lietissimo, nuovissimo, buonissimo, vuotissimo;
- le parole composte: buongiorno, buonasera, buonuscita, diecimila, fuoribordo, fuoriclasse, fuoriserie, fuoriuscito, luogotenente, piedipiatti, piedistallo;
- gli avverbi in -mente: nuovamente, lievemente, lietamente.
Mantengono la regola del dittongo mobile:
- i verbi: sedere (io siedo), possedere (io possiedo), morire (io muoio), potere (egli può), volere (egli vuole), dolere (egli duole), tenere (egli tiene). Altri verbi non hanno uniformato la propria coniugazione, cioè in posizione atona le forme monottongate convivono con quelle dittongate: cuocere (io cuocevo, io cocevo), tuonare (tonante), suonare (meno comune sonare, ma sonante), scuotere (io scossi), percuotere (io percossi), riscuotere (io riscossi), muovere (io mossi, movente), commuovere (io commossi), nuocere (io nocqui).
Non seguono una regola precisa:
- i derivati: fieno → fienile, fiero → fierezza, pieno → pienezza, pietra → pietroso (o petroso), miele → mieloso, siepe → assiepare, fuoco → fuochista; ma dieci →decina, uovo → ovale, ruota → rotaia, buono → bonario, (ma buonista), nuovo → novità (ma nuovista), scuola → scolastico, suono → sonaglio (ma suonata, suonatore, suoneria);
- gli alterati: uomo → omino, suola → soletta, ruota → rotella; ma cuore → cuoricino, ciliegia → ciliegina, scuola → scuoletta, suora → suorina, piede → piedino.
ATTENZIONE!
Il dittongo interessa soltanto le vocali toniche (accentate) in sillaba aperta (cioè che termina con una vocale), quindi l'alternanza tra forme dittongate e monottongate si verifica anche con la sillaba tonica nei paradigmi di alcuni verbi:
cuocio, cuocevo (
uo perché la sillaba è aperta), ma
cossi e
cotto (perché la sillaba è chiusa);
muovo, muovi ma
mossi, mosso;
vieni, viene, ma
vengo, vengono ecc.
[post_title] => Perché si dice "suono" ma "sonoro"? Il fenomeno del dittongo mobile
[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, vi siete mai chiesti perché si dice "suono" ma "sonoro", "muovere" ma "movimento", "io siedo" ma "io sedevo"? Oggi scopriremo insieme il motivo.
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Intercultura blog, la Pasqua si avvicina e anche
la Pasquetta.
In Italia il lunedì dopo Pasqua è un giorno di festa. Che cosa e come si festeggia? Vediamolo insieme.
Buona Pasqua e buona Pasquetta!
Prof. Anna
Origini della Pasquetta
In Italia il lunedì che segue la domenica di Pasqua è un giorno festivo ed è detto comunemente Pasquetta oppure, in maniera più formale, il lunedì dell'Angelo e, nel calendario liturgico cattolico, lunedì dell'Ottava di Pasqua. In questo giorno si ricorda l'incontro dell'Angelo con le donne giunte al sepolcro dove Gesù era stato sepolto dopo la crocifissione. Il Vangelo racconta che tre donne si recarono con degli olii profumati per imbalsamare il corpo nel luogo dove Cristo era stato deposto e, con grande stupore, si accorsero che la pietra che chiudeva l'entrata del sepolcro era stata spostata; incredule e smarrite, mentre cercavano di capire cosa fosse accaduto, videro un giovane vestito di bianco, un angelo, che annunciò loro la resurrezione di Cristo, invitandole a portare l'annuncio agli apostoli.
Il lunedì di Pasquetta non ha solo un'origine religiosa: questo giorno di festa è stato introdotto nel dopoguerra italiano allo scopo di allungare le festività di Pasqua, come il 26 dicembre, Santo Stefano, allunga le festività di Natale.
Perché si festeggia il lunedì?
La tradizione ha spostato questi fatti dalla mattina di Pasqua al giorno successivo. Per quale motivo? Una delle possibili ragioni può essere che nei Vangeli viene indicato
il giorno dopo la Pasqua alludendo, però alla Pasqua ebraica, che cade di sabato.
La tradizione delle gite fuori porta
Tutti gli italiani sperano che a Pasquetta sia bel tempo, è il giorno in cui tradizionalmente si organizzano gite fuori porta, scampagnate; le attività più gettonate sono i pic-nic e le grigliate all'aria aperta con gli amici per approfittare delle giornate primaverili e dei primi caldi. Questa tradizione potrebbe essere legata al ricordo di alcuni discepoli diretti a Emmaus: il giorno della Resurrezione, Gesù appare a due discepoli in cammino verso Emmaus, un villaggio a pochi chilometri da Gerusalemme. Per ricordare quel viaggio, si trascorre la giornata fuori città.
Approfondiamo il significato di alcune parole presenti nel testo:
- sepolcro → significa monumento funebre che custodisce e insieme commemora un defunto illustre; il Santo Sepolcro è quello di Gesù Cristo a Gerusalemme. ♦ Sfumature di significato tra le parole sepolcro, mausoleo, cenotafio: il sepolcro è un monumento funebre, in genere in una chiesa o in un cimitero, che costituisce la tomba di un defunto e nello stesso tempo ne onora con la sua imponenza o bellezza la memoria. Mausoleo, che prende il nome dal sepolcro in onore di Mausolo re di Caria, eretto in Alicarnasso nel IV secolo avanti Cristo, è un grandioso monumento funebre, degno appunto della grandezza di un re o di un imperatore. Cenotafio è invece un monumento sepolcrale in onore di un grande personaggio i cui resti sono sepolti altrove;
- deposto → è il participio passato del verbo deporre, può essere transitivo con i seguenti significati: 1- mettere giù (deporre un pacco); 2- espellere (le uova), detto di animali ovipari (il merlo ha deposto le uova nel nido); 3- per estensione collocare, sistemare (deporre la biancheria in un cassetto); 4- togliersi qualcosa di dosso (il guerriero depose l'armatura), l'espressione deporre le armi significa cessare le ostilità; 5- in senso figurato rimuovere qualcuno da un ufficio, da un incarico (hanno deposto il re); 6- depositare (il fiume ha deposto sabbia e detriti nella terra allagata); 7- in senso figurato e nella lingua letteraria lasciare, abbandonare: deporre un'idea = non pensarci più; deporre l'abito talare = abbandonare il sacerdozio; deporre la corona = abdicare; 8- testimoniare, emettere dichiarazioni in giudizio (deporre contro, a favore, dell'imputato); quando è intransitivo (ausiliare avere) significa fornire elementi utili alla formazione di un giudizio, di un'opinione (ciò depone a (o in) suo favore);
- annuncio → significa: 1- comunicazione di una notizia (dare, recare l'annuncio di qualcosa), per estensione indica la notizia stessa; 2- breve testo scritto con cui si comunica qualcosa: annuncio economico = avviso pubblicitario composto di poche righe di solo testo, pubblicato dai giornali in apposite rubriche; 3- in senso figurato può significare presagio, indizio, segno rivelatore. ♦ Sfumature di significato tra le parole comunicazione, annuncio, notificazione: il fatto di trasmettere un'informazione, di portare qualcosa a conoscenza di altri si definisce genericamente comunicazione. Se la comunicazione riguarda eventi importanti riportati in modo formale o addirittura solenne si parla piuttosto di annuncio. Notificazione è invece parola del linguaggio giuridico che designa i procedimenti giudiziari portati a diretta conoscenza del destinatario;
- dopoguerra ⇒ indica il periodo storico che segue immediatamente una guerra, specialmente in riferimento alle difficoltà materiali e morali che lo caratterizzano: primo dopoguerra, che seguì alla guerra del 1914-18; secondo dopoguerra, che seguì alla guerra del 1939-45;
- fuori porta ⇒ è una locuzione avverbiale che significa oltre le porte, le mura di una città e, per estensione, nei dintorni di una città (fare una gita fuori porta); può essere anche locuzione aggettivale (una trattoria fuori porta);
- gettonate ⇒ è il participio passato del verbo gettonare, usato nel linguaggio colloquiale con significato di scegliere, richiedere, generalmente usato al passivo (quest'anno sono state molto gettonate le Maldive); il participio gettonato significa che è molto richiesto, che ha molti estimatori o ammiratori (un libro molto gettonato).
Lettura e comprensione
Dopo aver letto attentamente il testo, provate a rispondere alle seguenti domande, in questo modo eserciterete la lettura, la comprensione e la produzione di risposte scritte:
- 1- Qual è il nome più formale con cui si chiama il lunedì che segue la domenica di Pasqua?
- 2- Perché si chiama così?
- 3- I fatti sono accaduti di domenica o di lunedì?
- 4- Perché si festeggia il lunedì?
- 5- Quando è stata introdotta questa giornata festiva?
- 6- Perché è stata introdotta?
- 7- Perché a Pasquetta speriamo tutti che faccia bel tempo?
- 8- Voi come trascorrerete questa giornata?
Altri approfondimenti sulla Pasqua:
https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/04/14/le-parole-della-pasqua/
https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2021/04/01/e-nato-prima-luovo-di-pasqua-o-la-gallina-espressioni-con-la-parola-uovo/
Fonti:
https://www.corriere.it/tecnologia/domande-google/notizie/pasquetta-perche-si-festeggia-lunedi-dell-angelo-7e7d7a86-938c-11eb-a162-c78b02fef827.shtml
https://www.sololibri.net/pasquetta-origini-tradizioni-perche-si-chiama-cosa-fare.html
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Intercultura blog, oggi vediamo come si formano e cosa esprimono
le comparative di analogia (o di somiglianza).
Buona lettura!
Prof. Anna
Le proposizioni comparative
Le proposizioni comparative introducono un paragone con quanto si dice nella proposizione subordinata. Una comparazione tra due termini si può fare:
- per rivelarne la somiglianza (comparazione di analogia o di somiglianza);
- per quantificare i gradi di eventuale differenza tra loro (comparazione di grado: di uguaglianza, di maggioranza, di minoranza).
Le comparative di analogia
Le comparative di analogia mettono in risalto la somiglianza con quanto si dice nella proposizione reggente, senza tener conto del grado di intensità, di grandezza o di quantità.
Una proposizione comparativa di analogia può essere costituita:
- da una frase introdotta da come, spesso in correlazione con così: così...come; come...così; cosi come; può anche essere introdotta da una locuzione con pronome relativo: nel (al) modo che (in cui), nella (alla) maniera che (in cui); il modo verbale è l'indicativo o il condizionale: ho fatto tutto come mi avevi detto; come mi avevi detto, così ho fatto; l'ho preparato nel modo in cui si era deciso;
- se è introdotta da secondo (che), a seconda che, può avere l'indicativo per la realtà e il congiuntivo per la potenzialità: la barca andava a seconda che tirava il vento; la barca andava a seconda che tirasse il vento (= secondo l'eventuale presenza del vento).
Tipi di comparative di analogia
- incidentali (o parentetiche): sono introdotte da come e sono prive di elementi di correlazione nella reggente (ad esempio così); servono essenzialmente: 1- per attribuire a un determinato soggetto la responsabilità di un'affermazione: come dice Dante, non siamo nati per vivere da animali; 2- per sottolineare la notorietà, l'ovvietà o, viceversa, l'incertezza di un dato: la terra, come si sa, gira intorno al sole; 3- per richiamare il già detto: credo, come già detto, che questa decisione sia giusta; 4- per introdurre un'espressione di uso raro o non comune o comunque non abituale nel linguaggio di chi parla o scrive: soffre, come si dice in termini scientifici, di sindrome ipertensiva;
- comparative di dissomiglianza: indicano, non una somiglianza, ma una dissomiglianza, una diversità, nei confronti di ciò che viene detto nella reggente; sono introdotte da da come e sono rette da verbi, nomi, aggettivi, avverbi che indicano differenza, diversità: essere diverso, essere differente, diversità, diversamente, differentemente ecc.: è una città diversa da come mela immaginavo; Luca si veste diversamente da come mi vesto io.
Comparative di analogia con altri valori
Le comparazioni possono essere fatte in rapporto al tempo o al fine e possono avere anche valore ipotetico.
Si parla allora di comparative temporali, finali, ipotetiche e relative:
- le temporali sono introdotte da come quando e richiedono l'indicativo: insieme ci divertiamo come quando eravamo piccoli;
- le finali sono sempre implicite e sono introdotte da come (quasi) per, come (quasi) a, con l'infinito presente: gli teneva una mano sulla testa come (quasi) per (a) proteggerlo;
- le ipotetiche: se sono esplicite possono essere introdotte da come (se), quasi (che, se) e hanno il verbo al congiuntivo solitamente imperfetto o trapassato: cammina barcollando, come se fosse ubriaco, nella forma implicita possono avere il gerundio presente o, più raramente, passato introdotto da come o quasi: agitava la mano, come salutando; un particolare tipo di comparativa ipotetica è quello costituito da come + infinito in genere dipendente da una principale col verbo essere: dire quelle cose era come proclamare guerra;
- le relative sono formate da chi, (o colui, colei, coloro che) preceduto da come, al modo di, alla maniera di, il modo verbale può essere l'indicativo o il congiuntivo per sottolineare la potenzialità: ad un tratto si accasciò su una sedia come chi si senta di svenire.
Per approfondire l'argomento:
https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2020/10/08/la-frase-complessa-le-proposizioni-comparative/
https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2020/10/15/test-71-le-proposizioni-comparative/
Fonti:
Giovanni Battista Moretti,
L'italiano come prima o seconda lingua nelle sua varietà scritte o parlate, Guerra Edizioni, 2006
Luca Serianni,
Grammatica Italiana. Italiano comune e lingua letteraria, UTET, 1989
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[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, oggi vediamo come si formano e cosa esprimono le comparative di analogia (o di somiglianza).
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Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, i verbi intransitivi non sono tutti uguali. Vediamo perché.
Buona lettura!
Prof. Anna
In italiano i verbi possono essere transitivi oppure intransitivi. Un verbo che ammette un complemento oggetto (espresso o sottinteso) a esso collegato direttamente e senza il tramite di una preposizione è detto transitivo. Un verbo che non ammette un complemento oggetto diretto è detto intransitivo.
La classe dei verbi intransitivi non è omogenea, si divide in due gruppi principali che si distinguono secondo il comportamento sintattico del soggetto: il gruppo dei cosiddetti verbi inergativi e quello dei cosiddetti verbi inaccusativi.
Nei verbi inergativi (come ad esempio lavorare, camminare, ridere, dormire) il soggetto ha le proprietà sintattiche tipiche del soggetto dei verbi transitivi; mentre nei verbi inaccusativi (come arrivare, cadere, scoppiare, sparire) il soggetto è caratterizzato da proprietà sintattiche che sono tipiche dell'oggetto dei verbi transitivi.
Differenza sintattiche tra verbi inaccusativi e verbi inergativi
⇒ Il modo più immediato per capire a quale classe appartiene un verbo intransitivo è
la scelta dell'ausiliare nella formazione dei tempi composti:
i verbi inergativi hanno avere (ho lavorato, avete camminato),
mentre i verbi inaccusativi hanno essere (sono arrivato, sei caduto).
⇒ Il soggetto dei verbi inaccusativi ha le proprietà sintattiche tipiche dell’oggetto dei verbi transitivi. Il soggetto dei verbi inergativi ha le proprietà sintattiche tipiche del soggetto dei verbi transitivi. Ma cosa significa? Significa che il soggetto dei verbi inaccusativi è un soggetto a livello superficiale, ma a livello sottostante è un oggetto. Infatti condivide con quest'ultimo:
- la posizione all'interno della frase: il soggetto degli inaccusativi può essere
collocato dopo il verbo, nel posto solitamente occupato dall’oggetto: è mancata la luce, sono partiti tutti;
- la possibilità di essere ripreso da un ne partitivo: il soggetto dei verbi inaccusativi può essere ripreso dal clitico partitivo ne, quello dei verbi inergativi no: verbo transitivo → ho commesso molti errori → ne ho commessi molti; verbo inaccusativo → arrivano molte lettere → di lettere, ne arrivano molte; verbo inergativo → molte persone camminano → * di persone, ne camminano molte (quest'ultima costruzione non è possibile);
- la possibilità di essere soggetto di un participio assoluto: il participio passato dei verbi inaccusativi può apparire in una costruzione assoluta con il soggetto posposto: verbo inaccusativo → è morto il re → participio assoluto con il soggetto che segue il verbo → morto il re, per gli inergativi invece questa costruzione non è possibile: verbo inergativo → il bambino dorme → participio assoluto → *dormito il bambino (non è possibile). Anche questo rivela una corrispondenza tra il soggetto dei verbi inaccusativi e quello degli oggetti dei verbi transitivi;
- participio in funzione aggettivale: il participio passato dei verbi inaccusativi può agire come modificatore aggettivale del soggetto del verbo: verbo inaccusativo → il treno arrivato poco fa; verbo inergativo → * il bambino dormito (non è possibile).
Altri approfondimenti su verbi transitivi e intransitivi:
https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2016/02/04/verbi-transitivi-e-verbi-intransitivi/
https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2016/02/18/verbi-transitivi-e-verbi-intransitivi-seconda-parte/
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