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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, oggi vediamo come si usano le parentesi, l'asterisco e la sbarretta.
Buona lettura!
Prof. Anna
LE PARENTESI
Le parentesi appartengono al gruppo dei segni di punteggiatura e possono essere di vari tipi. Vediamoli insieme.
⇒ Le parentesi tonde
Le parentesi tonde servono per racchiudere parole che non hanno un rapporto necessario con il resto del discorso. Di norma, il contenuto di una parentesi fa riferimento al testo che precede e più raramente a quello che segue. Le parentesi tonde delimitano:
- un inciso, una spiegazione, un chiarimento, una giustificazione: il suo nuovo libro (stando alle indiscrezioni) verrà pubblicato tra poco;
- l'autore di una citazione, un rinvio in un testo: "Ti ricordi lo Stinchi? Che fine avrà fatto?" (N. Ginzburg, Lessico famigliare);
- un commento soggettivo dell'autore: Maria (secondo il mio modesto parere) sa cantare molto bene;
- un'espressione esclamativa o un'interiezione, introdotta per segnalare stati emotivi come stupore, gioia, disappunto e simili: tra poco (voglia il cielo!) ho finito di lavorare;
- un chiarimento del significato o dell’origine di una o più parole: la metafora (dal greco metaphorá che significa trasporto, mutazione) è una figura retorica;
- nella scrittura saggistica o giornalistica è frequente la parentesi all’interno di parola (soprattutto parole che contengono prefissi) usata spesso in contesti ironici: (dis)servizio, (in)felice, (s)cortese.
⇒ Le parentesi quadre
Meno frequenti delle parentesi tonde:
- sono richieste dalle norme grafiche e tipografiche per introdurre una parentesi dentro una parentesi, per delimitare cioè un inciso in una porzione di testo già racchiusa entro parentesi tonde: (a Modena i monumenti medievali [come il Duomo] convivono con quelli sei-settecenteschi [come il Palazzo Ducale]);
- quando racchiudono tre puntini servono per segnare che si è omessa una parte di testo citato: [...];
- a volte racchiude l'avverbio sic in questo modo: [sic] oppure [sic!] o anche tra parentesi tonde (sic), significa così, proprio così e si colloca dopo una parola o una intera frase come avvertenza accanto a parole o citazioni errate o incomprensibili, per segnalare al lettore che queste sono trascritte fedelmente.
⇒ Le parentesi graffe e le parentesi uncinate
Questi tipi di parentesi sono usati esclusivamente in contesti settoriali. Le parentesi graffe si usano soprattutto in matematica per delimitare espressioni letterali e numeriche, mentre le parentesi uncinate si usano in particolare nelle edizioni critiche dei testi, per contrassegnare integrazioni congetturali.
⇒
Le parentesi e gli altri segni di punteggiatura
Eventuali punti esclamativi o interrogativi vanno posti prima del segno di chiusura di parentesi, se le parentesi si trovano a fine frase o subito prima di un altro segno di punteggiatura, quel segno di punteggiatura deve essere posto dopo la parentesi chiusa e non dentro.
ASTERISCO E SBARRETTA
Sono entrambi segni rari e di uso particolare.
L'asterisco:
- messo subito dopo una parola indica che c'è una nota (spesso a piè pagina) o una spiegazione riferita a quella parola;
- in linguistica indica parole o frasi non accettabili grammaticalmente o semanticamente: *Luca si ha lavato i denti; *il leone uccide un libro;
- un gruppo, solitamente di tre asterischi, può indicare un'omissione: il protagonista della nostra storia nacque nel paese di ***;
- recentemente l'asterisco si va diffondendo (ma ancora è d'uso limitato) anche alla fine di una parola, in sostituzione della desinenza di genere, per specificare che ci si sta rivolgendo a entrambi i sessi: un saluto a tutt* ( = un saluto a tutte e a tutti).
La sbarretta si usa:
- per indicare un'alternativa tra due possibilità: i viaggiatori diretti a Torino / Milano sono pregati di recarsi al binario 1;
- nella forma specifica e/o: la questione può essere considerata politica e/o economica;
- può servire, in alternativa al trattino breve, per separare gruppi di cifre, per esempio nelle date: 12/10/2022.
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Intercultura blog, adesso che l'Italia sta progressivamente uscendo dalla pandemia possiamo chiedercelo:
che impatto ha avuto il Covid sulla popolazione?
Buona lettura!
Prof. Anna
Qualche mese fa l'
ISTAT ha pubblicato un rapporto sull'impatto del Covid-19 sulla
demografia italiana: a causa della pandemia gli italiani saranno più anziani e più poveri.
La diminuzione delle nascite in Italia è un fenomeno già in atto dal 2015, ma nel 2020 si è registrato il minimo storico delle nascite dall'unità d'Italia (16 mila in meno rispetto al 2019) e il massimo storico dei decessi dal secondo dopoguerra (112 mila in più rispetto al 2019), fenomeni a cui si accompagna un crollo dei
flussi migratori.
Nonostante questo, secondo uno studio pubblicato dalla Banca d'Italia, "rispetto alle pandemie del passato gli effetti del Covid-19 sulla mortalità sono più contenuti e concentrati nella popolazione di età non feconda", ciò significa che la
composizione demografica degli italiani non si è modificata di molto:
il tasso di dipendenza degli anziani (rapporto tra
popolazione attiva e inattiva) è diminuito solo di 0,2 punti.
Qual è stato allora l'impatto del Covid sulla popolazione italiana? Si può dire che gli effetti demografici della pandemia sono indiretti, ovvero causati dal peggioramento delle condizioni economiche: il calo dei redditi, l'aumento della disoccupazione, l'incertezza economica incideranno negativamente sia sul
tasso di natalità sia sulle migrazioni. La pandemia ha peggiorato le condizioni economiche degli italiani che di conseguenza fanno meno figli, e chi sceglieva l'Italia per vivere, lavorare e fare figli non verrà più, "indebolendo il principale canale di
aggiustamento demografico che dal 2000 ha compensato parzialmente le mancate nascite, rimandando di fatto di un decennio l'inizio del declino della popolazione italiana". Secondo i ricercatori della Banca d'Italia: "il tasso di natalità per la donna in età feconda raggiungerebbe il minimo storico nel periodo 2020-2023, attestandosi su livelli inferiori ai 39 nati all'anno per 1.000 donne".
Il Covid ha aggravato una crisi già in atto da qualche decennio: una diminuzione della popolazione in età lavorativa (15-64 anni) che tenderà a far diminuire la capacità produttiva dell'economia e a una riduzione del
PIL pro capite. Per invertire queste tendenze è necessario "adottare politiche mirate alla crescita demografica, supportando la natalità e i flussi migratori in entrata" e promuovere "politiche di conciliazione tra lavoro e famiglia".
Lessico
Di seguito il significato di alcune parole ed espressioni presenti nel testo:
- ISTAT → l' Istituto nazionale di statistica è un ente autonomo dipendente dalla presidenza del consiglio dei ministri, creato nel 1926. Provvede al rilevamento dei dati e alla compilazione e pubblicazione delle statistiche di interesse nazionale, tra cui i censimenti decennali;
- demografia → disciplina che, applicando la metodologia statistica, studia i fenomeni che concernono lo stato e le dinamiche della popolazione;
- flusso migratorio → migrazione continua di popolazione da un luogo a un altro;
- tasso di dipendenza → è un indicatore statistico dinamico usato nella statistica demografica che serve a misurare il rapporto tra individui dipendenti e indipendenti in una popolazione; si calcola facendo il rapporto tra le persone considerate in ;età "non attiva" e quelle considerate in "età attiva";
- popolazione attiva e popolazione inattiva → la popolazione attiva è l'insieme delle persone in età lavorativa che dichiarano di lavorare o di essere alla ricerca di un'attività lavorativa che preveda una remunerazione monetaria; la popolazione inattiva è composta da quegli individui che non sono in età lavorativa ufficiale e, pertanto, non possono svolgere un'attività lavorativa perché hanno meno di 16 anni o più di 65 anni;
- tasso di natalità → misura la frequenza delle nascite di una popolazione in un arco di tempo;
- PIL pro capite → espressione formata da PIL (prodotto interno lordo) e la locuzione latina pro capite che significa "per ciascuno", "a testa". Il PIL pro capite è l’indicatore generalmente utilizzato per esprimere il livello di ricchezza per abitante prodotto da un territorio in un determinato periodo.
Lettura e comprensione
Potete mandarmi le risposte alle seguenti domande nei commenti all'articolo, sarò felice di leggerle.
1- La diminuzione delle nascite in Italia è un fenomeno recente?
2- Quali sono stati gli effetti del Covid -19 sulla mortalità rispetto alle pandemie del passato?
3- Perché secondo te?
4- Perché gli italiani fanno meno figli e che ruolo ha avuto la pandemia?
5- Perché i flussi migratori verso l'Italia sono così importanti dal punto di vista demografico?
6- Cos'è la popolazione attiva e perché è importante?
7- Secondo te quali sono le possibili soluzioni?
Fonti:
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2021-0622/QEF_622_21.pdf
I virgolettati sono tratti da:
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2021-0622/QEF_622_21.pdf;
https://www.istat.it/it/archivio/266865
https://www.ilfoglio.it/societa/2021/06/23/news/le-conseguenze-demografiche-del-covid-2559025/
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Intercultura blog, oggi cerchiamo di risolvere un dubbio che tutti hanno avuto almeno una volta:
come scegliere fra cu, qu o cqu? C'è una regola?
Buona lettura!
Prof. Anna
Queste tre combinazioni (cu, qu, cqu) si pronunciano allo stesso modo, perciò è difficile capire quale scegliere. Ecco allora qualche indicazione che vi aiuterà a evitare errori di scrittura.
Qu o cu?
Quando troviamo
qu e quando
cu?
La lettera
q si trova solo seguita dalla
u più un'altra vocale, quindi
qu è sempre seguita da un'altra vocale:
quadro, questo, liquido.
Se invece la u è seguita da consonante scriveremo cu:
curva, cuscino, acuto.
Eccezioni
Alcune parole non seguono queste regole e quindi contengono la combinazione
cu seguita da una vocale.
Sostantivi:
- alcuni sostantivi che iniziano con il gruppo cu: cui, cuore, cuoco, cuoio, cuocere;
- altri sostantivi: scuola, circuito;
- alcuni verbi: scuotere, riscuotere, percuotere, cuocere, circuire, evacuare, scuoiare, arcuare;
- gli aggettivi che finiscono in -cuo: innocuo, cospicuo, vacuo, promiscuo.
E cqu?
Il rafforzamento della q viene indicato dal gruppo cq.
Le parole che contengono
cq sono:
- la parola acqua e i suoi derivati: acquazzone, acquaio, acquedotto, acquolina, risciacquare. Eccezione: aquaplaning che deriva dall'inglese;
- la prima e la terza persona singolare del passato remoto di alcuni verbi in -cere: piacere → piacqui, piacque; nascere → nacqui, nacque; tacere → tacqui, tacque; giacere → giacqui, giacque;
- alcune parole derivate dal latino che hanno subito mutamenti: acquistare, acquisire e i suoi derivati, acquietarsi, acquattarsi, acquartieramento.
Attenzione!
Le uniche parole che contengono i gruppi
ccu e
qqu seguiti da vocale sono
taccuino e
soqquadro.
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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di
Intercultura blog, oggi vedremo come si formano e cosa esprimono
le proposizioni aggiuntive e le proposizioni esclusive.
Buona lettura!
Prof. Anna
Prima dell'estate abbiamo studiato
le proposizioni eccettuative, che introducono una limitazione al significato della reggente (
https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/04/28/proposizioni-eccettuative/ ); oggi invece analizziamo la struttura e il significato delle
proposizioni aggiuntive e delle proposizioni esclusive.
LE PROPOSIZIONI AGGIUNTIVE
Questo tipo di proposizioni aggiungono un fatto non particolarmente rilevante (o perché già noto o perché scontato o per altre ragioni) a quanto si dice nella reggente.
Le aggiuntive sono per lo più implicite con il verbo all'infinito introdotto da
oltre a e
oltre che e oppure dai più letterari
di là da, non che, nonché:
- oltre che arrivare in ritardo, ci avete fatto perdere il treno → tra le due frasi il contenuto più rilevante si trova nella principale (ci avete fatto perdere il treno), è questo il fatto che a chi parla interessa sottolineare, mentre l'informazione contenuta nella subordinata aggiuntiva è meno rilevante e comunque secondaria rispetto all'altra.
Più raramente, almeno nell'italiano contemporaneo, le aggiuntive hanno un verbo finito, in questo caso, quando cioè sono
esplicite, richiedono l'indicativo o il condizionale introdotto da
oltre che:
- oltre che siete arrivati in ritardo, ci avete fatto perdere il treno.
Il concetto di aggiunzione viene molto spesso rafforzato nella proposizione reggente con:
anche, pure, neanche, neppure, nemmeno:
mia madre, oltre che lavorare tutto il giorno, fa anche tanti lavoretti in casa.
Il costrutto introdotto da
oltre che, non che, nonché può avere anche il verbo
essere sottinteso, in questo caso il predicato è costituito da un participio passato, da un aggettivo o da un sostantivo, questo costrutto si colloca più comunemente prima della reggente:
- oltre che psicologo, è anche laureato in lettere;
- è un appartamento spazioso, oltre che arredato con molto buon gusto;
- nonché stanco, era anche assonnato.
PROPOSIZIONI ESCLUSIVE
Le proposizioni esclusive esprimono una circostanza che viene esclusa e perciò ha valore oppositivo rispetto alla reggente. Possono trovarsi prima o dopo la reggente oppure collocarsi al suo interno.
Le esplicite richiedono il congiuntivo preceduto da
senza che, più che non, piuttosto che non:
- senza che nessuno l'avesse visto, andò a dormire;
- escludono più che non ammettano.
Le implicite possono avere:
→ l'infinito preceduto da
senza, pur senza, anche senza, per non, piuttosto che, più che:
- lo avevamo offeso senza rendercene conto;
- piuttosto che studiare esce.
→ il gerundio o talvolta il participio passato costruiti in forma negativa:
- mi ha aspettata in strada per ore, non spostandosi neanche di un millimetro;
- non visto da nessuno, andò a letto.
Le proposizioni esclusive hanno spesso il valore di una vera e propria concessiva:
andò a quella festa senza che lo avessero invitato = benché non lo avessero invitato.
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Intercultura blog, bentrovati! Come avete passato l'estate? Qui in Italia il caldo è stato torrido e la situazione politica caotica, tanto che tra poco meno di due settimane
ci saranno le elezioni.
Ecco quindi alcune parole che è importante conoscere.
Buona lettura!
Prof. Anna
Domenica 25 settembre in Italia si vota, gli italiani sono chiamati a eleggere la XIX
legislatura della storia repubblicana. Naturalmente le prossime elezioni sono uno dei principali argomenti trattati da giornali e telegiornali, che parlano di
campagna elettorale,
coalizioni,
candidati. Ma conosciamo il significato di queste parole?
Vediamone insieme alcune.
- elezione → al singolare indica la scelta, attraverso una votazione, di chi è destinato a coprire una data carica o ufficio; mentre al plurale si usa per indicare la procedura mediante la quale si scelgono i rappresentanti della collettività nel Parlamento e in altre istituzioni. Le elezioni politiche sono quelle dei deputati e dei senatori (come quelle del 25 settembre prossimo), quelle amministrative invece dei membri dei consigli comunali, provinciali, regionali: tenere, indire, fare, rinviare le elezioni;
- legislatura → periodo per il quale è eletta, o durante il quale rimane in carica, un'assemblea legislativa. L'assemblea legislativa è un organo che rappresenta direttamente i cittadini e il territorio e per questa ragione esercita un potere legislativo;
- campagna elettorale → l’insieme delle attività di propaganda svolte dai partiti politici nel periodo che precede le elezioni;
- candidato → chi si propone per il conferimento di una carica ufficiale: candidato alla Camera; i candidati alle elezioni politiche;
- coalizione → un insieme di persone o enti che hanno obiettivi comuni si definisce coalizione; il termine è usato frequentemente in riferimento a partiti politici che si alleano (coalizione di centro-sinistra); molto usato nel linguaggio della politica è anche schieramento, che identifica un insieme di persone o di partiti uniti nel difendere un'idea ed esprime un forte senso di impegno comune;
- tessera elettorale → è il documento che permette l'esercizio del diritto di voto, e che attesta la regolare iscrizione del cittadino nelle liste elettorali del comune di residenza;
- urna (elettorale) → cassetta dotata di un'apertura nella parte superiore, che accoglie le schede delle votazioni; al plurale indica una votazione, una consultazione elettorale: attendere l'esito, il responso delle urne; andare alle urne = votare; disertare le urne = astenersi dal votare; uscire vittorioso dalle urne = essere eletto; affluenza alle urne = numero di persone che si recano a votare presso i seggi elettorali: l'affluenza alle urne è stata alta;
- seggio (elettorale) → luogo nel quale si svolgono le operazioni di voto, di spoglio delle schede e di calcolo dei risultati per una elezione;
- spoglio → l’apertura e l’esame, da parte di chi è preposto a un seggio elettorale, delle schede compilate e depositate dai partecipanti a una votazione per stabilirne, mediante scrutinio, i risultati: lo spoglio delle schede;
- scrutinio → in un’elezione, l’insieme delle operazioni di controllo e computo dei voti espressi;
- scheda bianca → scheda bianca elettorale sulla quale l’elettore non traccia nessun segno, con la precisa intenzione di non esprimere alcun voto;
- astensionismo → l’astenersi dal partecipare alla vita politica, specialmente al voto, alle elezioni: l’astensionismo degli italiani alle ultime elezioni;
- sondaggio → indagine statistica compiuta su un campione della popolazione al fine di saggiare opinioni o reazioni su argomenti vari specialmente di carattere sociale o politico: sondaggio preelettorale;
- proiezione elettorale → previsione dei risultati di un'elezione politica o amministrativa, effettuata sulla base dei primi risultati conosciuti;
- exit poll → sondaggio elettorale basato su interviste fatte ai votanti all’uscita dai seggi, condotto al fine di diramare con relativa approssimazione i risultati delle elezioni, appena concluse le operazioni di voto.
Per approfondire il lessico della politica:
https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2011/11/03/lorganizzazione-dello-stato/
https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2014/11/27/il-lessico-della-politica/
Per avere maggiori informazioni sulle elezioni e sulle modalità di svolgimento:
https://www.interno.gov.it/it/speciali/elezioni-politiche-20
https://dait.interno.gov.it/elezioni/faq-elezioni-politiche-2022
Immagine:
https://pixabay.com/
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Vi siete tolti ogni dubbio sulla pronuncia di queste parole? (
https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/05/05/problemi-di-pronuncia-prima-parte/;
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/05/19/problemi-di-pronuncia-seconda-parte/;
https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/06/16/problemi-di-pronuncia-terza-parte/
Scopritelo con il prossimo esercizio: dovrete riscrivere la parola tra parentesi con il giusto accento.
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un complemento di compagnia da un complemento di relazione? Siete in grado di riconoscere
il complemento di esclusione? Mettetevi alla prova con il prossimo esercizio in cui dovrete indicare il tipo di complemento contenuto nelle frasi proposte scegliendo tra compagnia, unione, esclusione, relazione.
Per un ripasso:
https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/06/09/complemento-di-compagnia-complemento-di-esclusione-e-complemento-di-relazione/
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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di
Intercultura blog, pronti per l'ultimo
test prima della pausa estiva? Cominciamo col ripassare alcune espressioni e modi di dire con gli avverbi male (https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/06/03/espressioni-con-lavverbio-male/) e bene (https://int-aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2019/06/20/espressioni-con-lavverbio-bene/).
In bocca al lupo!
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Intercultura blog, se avete ancora
dubbi sulla pronuncia di alcune parole questo articolo fa al caso vostro.
Buona lettura!
Prof. Anna
Alcune settimane fa abbiamo iniziato una lista di parole dalla dubbia accentazione:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/05/05/problemi-di-pronuncia-prima-parte/;
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/05/19/problemi-di-pronuncia-seconda-parte/. Alcune si pronunciano correttamente solo in un modo, altre invece si possono pronunciare in più modi, altre pronunce invece sono da evitare e a volte capita che le pronunce più diffuse siano le meno corrette e questo crea confusione.
Vediamo insieme queste parole:
- pèrone / peròne → entrambe le pronunce di questa parola, che indica un osso della gamba, sono accettabili; la prima segue il modello della parola latina, la seconda della parola greca;
- persuadère / presuàdere → la pronuncia corretta è persuadère;
- pudìco / pùdico → la pronuncia corretta è pudìco;
- ròbot / robòt / robò → tutte queste pronunce sono accettabile, ma quella etimologicamente più corretta è ròbot; questa parola deriva infatti dal ceco ròbota (lavoro);
- rubrìca / rùbrica → la pronuncia corretta è rubrìca;
- Sàlgari / Salgàri → (cognome del famoso scrittore di romanzi d'avventura): la pronuncia corretta è Salgàri;
- salùbre / sàlubre → la pronuncia più corretta è salùbre, diffusa ma etimologicamente meno corretta la pronuncia sàlubre;
- scandinàvo / scandìnavo → più corretto scandinàvo, molto usato ma meno corretto scandìnavo;
- io strarìpo / io stràripo → la pronuncia corretta è io strarìpo;
- tèrmite / termìte → si pronuncia tèrmite, è da evitare la pronuncia termìte;
- tralìce / tràlice → la pronuncia corretta è tralìce;
- l'ùltra / l'ultrà → si pronuncia ultrà;
- ùpupa / upùpa → la pronuncia corretta è ùpupa;
- utènsile / utensìle → se usato come aggettivo (la macchina utensile) la parola va pronunciata utènsile, mentre se viene usata da sola, come sostantivo, (l'utensile del fabbro) va pronunciata utensìle;
- zaffìro / zàffiro → la pronuncia più diffusa è zaffìro, ma non è sbagliato dire zàffiro, perché segue la pronuncia greca.
Se ci sono altri parole che vi mettono in difficoltà, scrivetele nei commenti.
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[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, se avete ancora dubbi sulla pronuncia di alcune parole questo articolo fa al caso vostro.
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Intercultura blog, oggi vedremo tre complementi, due molto simili tra loro e uno opposto.
Buona lettura!
Prof. Anna
COMPLEMENTO DI COMPAGNIA (con chi? con che cosa?)
Il complemento di compagnia indica la persona o l'animale (un essere animato) con cui ci si trova o con cui si compie o si subisce un'azione. Se si tratta di un essere inanimato prende il nome di
complemento di unione.
Può essere introdotto da:
con, insieme con, assieme a, in compagnia di, unitamente a ecc.:
- vado in vacanza con Marina (compagnia);
- veniamo a scuola con molti libri (unione).
Alcune precisazioni
- con (= insieme) è la congiunzione che più comunemente introduce questo complemento;
- insieme a, assieme a, in compagnia di, unitamente a sono locuzioni che marcano la compagnia o l'unione: sono andata a teatro insieme con mio fratello, sto bene in compagnia di Marco, unitamente a è piuttosto frequente in linguaggi settoriali come quello amministrativo: la domanda dovrà essere inviata unitamente alla ricevuta dell'avvenuto pagamento della tassa di iscrizione;
- la particella ci (= con lui, con lei, con loro, con questo, con quello...) può fungere da complemento di compagnia, può anche rafforzare un complemento di compagnia già messo in evidenza a inizio frase: ha invitato un suo amico a casa sue e ci ha giocato tutto il pomeriggio; con te ci sto bene;
- se il rapporto si presenta come un tutto unico, inseparabile, più che di un complemento di unione, si dovrà parlare di complemento di qualità: è un libro con bellissime illustrazioni; ho mangiato pasta col pomodoro.
COMPLEMENTO DI ESCLUSIONE O ECCETTUATIVO (senza chi? senza cosa?)
Il complemento di esclusione, contrariamente al precedente, indica l'essere o la cosa che rimane esclusa da un fatto o da una situazione.
Può essere introdotto da:
senza, fuorché, eccetto (che), salvo, fatta eccezione per ecc.:
- vado in vacanza senza i miei amici;
- c'erano tutti fuorché Marco.
Alcune precisazioni:
- senza è l'esatto contrario di con, ed è la preposizione che più comunemente introduce questo complemento;
- fuorché, eccetto (che), fatta eccezione di (per), salvo, tranne, all'infuori di, con l'eccezione di, con l'esclusione di, a parte segnalano più un eccezione che un'esclusione: a parte la geometria, le altre materie mi piacciono tutte;
- escluso, eccettuato, fatto salvo, segnalano un'esclusione e concordano con il nome che introducono: trascurerei tutte le materie, fatta salva la matematica;
- se questo complemento viene collocato prima del verbo assume particolare rilievo: senza di te non ci so stare.
COMPLEMENTO DI RELAZIONE (con, tra, contro chi? che cosa?)
Il complemento di relazione esprime un rapporto di amicizia, di avversione, di ostilità, di solidarietà, di intesa, di collaborazione, di fiducia tra individui. Può dipendere da tutti i verbi che contengono in sé l'idea di una relazione reciproca (conversare, incontrarsi, parlare, combattere, sposarsi, confidarsi, accordarsi ecc.). È molto simile al complemento di compagnia e può essere introdotto da vari elementi:
con (il più usato)
, verso, contro, avverso (nella lingua burocratica) e qualche volta anche da
a, tra o
fra:
- cerco sempre di stare in pace con tutti;
- fra moglie e marito non mettere il dito;
- quella squadra ha giocato contro di noi.
Con certi verbi o espressioni di prevalenza come
vincere, trionfare, riportare una vittoria, prevalere, e con i nomi e gli aggettivi corrispondenti (vittoria, vittorioso, trionfo, prevalenza) la preposizione introduttiva può essere
su:
Giulio Cesare trionfò sui Germani.
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Intercultura blog, oggi vediamo come si usano le parentesi, l'asterisco e la sbarretta.
Buona lettura!
Prof. Anna
LE PARENTESI
Le parentesi appartengono al gruppo dei segni di punteggiatura e possono essere di vari tipi. Vediamoli insieme.
⇒ Le parentesi tonde
Le parentesi tonde servono per racchiudere parole che non hanno un rapporto necessario con il resto del discorso. Di norma, il contenuto di una parentesi fa riferimento al testo che precede e più raramente a quello che segue. Le parentesi tonde delimitano:
- un inciso, una spiegazione, un chiarimento, una giustificazione: il suo nuovo libro (stando alle indiscrezioni) verrà pubblicato tra poco;
- l'autore di una citazione, un rinvio in un testo: "Ti ricordi lo Stinchi? Che fine avrà fatto?" (N. Ginzburg, Lessico famigliare);
- un commento soggettivo dell'autore: Maria (secondo il mio modesto parere) sa cantare molto bene;
- un'espressione esclamativa o un'interiezione, introdotta per segnalare stati emotivi come stupore, gioia, disappunto e simili: tra poco (voglia il cielo!) ho finito di lavorare;
- un chiarimento del significato o dell’origine di una o più parole: la metafora (dal greco metaphorá che significa trasporto, mutazione) è una figura retorica;
- nella scrittura saggistica o giornalistica è frequente la parentesi all’interno di parola (soprattutto parole che contengono prefissi) usata spesso in contesti ironici: (dis)servizio, (in)felice, (s)cortese.
⇒ Le parentesi quadre
Meno frequenti delle parentesi tonde:
- sono richieste dalle norme grafiche e tipografiche per introdurre una parentesi dentro una parentesi, per delimitare cioè un inciso in una porzione di testo già racchiusa entro parentesi tonde: (a Modena i monumenti medievali [come il Duomo] convivono con quelli sei-settecenteschi [come il Palazzo Ducale]);
- quando racchiudono tre puntini servono per segnare che si è omessa una parte di testo citato: [...];
- a volte racchiude l'avverbio sic in questo modo: [sic] oppure [sic!] o anche tra parentesi tonde (sic), significa così, proprio così e si colloca dopo una parola o una intera frase come avvertenza accanto a parole o citazioni errate o incomprensibili, per segnalare al lettore che queste sono trascritte fedelmente.
⇒ Le parentesi graffe e le parentesi uncinate
Questi tipi di parentesi sono usati esclusivamente in contesti settoriali. Le parentesi graffe si usano soprattutto in matematica per delimitare espressioni letterali e numeriche, mentre le parentesi uncinate si usano in particolare nelle edizioni critiche dei testi, per contrassegnare integrazioni congetturali.
⇒
Le parentesi e gli altri segni di punteggiatura
Eventuali punti esclamativi o interrogativi vanno posti prima del segno di chiusura di parentesi, se le parentesi si trovano a fine frase o subito prima di un altro segno di punteggiatura, quel segno di punteggiatura deve essere posto dopo la parentesi chiusa e non dentro.
ASTERISCO E SBARRETTA
Sono entrambi segni rari e di uso particolare.
L'asterisco:
- messo subito dopo una parola indica che c'è una nota (spesso a piè pagina) o una spiegazione riferita a quella parola;
- in linguistica indica parole o frasi non accettabili grammaticalmente o semanticamente: *Luca si ha lavato i denti; *il leone uccide un libro;
- un gruppo, solitamente di tre asterischi, può indicare un'omissione: il protagonista della nostra storia nacque nel paese di ***;
- recentemente l'asterisco si va diffondendo (ma ancora è d'uso limitato) anche alla fine di una parola, in sostituzione della desinenza di genere, per specificare che ci si sta rivolgendo a entrambi i sessi: un saluto a tutt* ( = un saluto a tutte e a tutti).
La sbarretta si usa:
- per indicare un'alternativa tra due possibilità: i viaggiatori diretti a Torino / Milano sono pregati di recarsi al binario 1;
- nella forma specifica e/o: la questione può essere considerata politica e/o economica;
- può servire, in alternativa al trattino breve, per separare gruppi di cifre, per esempio nelle date: 12/10/2022.
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